Se ne va l’eroe delle notti magiche
Gli inizi
Salvatore Schillaci, per tutti Totò, nasce in un quartiere popolare di Palermo, e li impara a difendersi dai ragazzini più grandi e dalla vita; soldi in famiglia non ce ne sono abbastanza per potersi permettere una scuola calcio e lui, che il pallone ce l’ha sempre in mezzo ai piedi, comincia a giocare per strada, tra le auto in sosta e i banchetti dei venditori ambulanti. Non è un raffinato palleggiatore, preferisce la sostanza all’estetica, ma quando c’è da buttarla dentro non se lo fa ripetere due volte. I primi passi nel mondo del calcio “vero” li percorre nelle giovanili dell’AMAT Palermo, una formazione di quartiere messa in piedi dalla locale azienda municipalizzata; lui si mette in mostra a suon di reti ed il Palermo ci fa un pensierino, senza mai arrivare però ad offrire la cifra desiderata dalla società d’appartenenza che ha fiutato l’affare e la possibilità, con la sua cessione, di mandare avanti l’attività per diversi anni. Così è il Messina a farlo esordire in serie C2 nella stagione 1982-83.
L’esplosione del Messina con Scoglio e Zeman
Nel 1985-86 realizza 11 reti e contribuisce in maniera decisiva alla promozione in serie B. Il tecnico Franco Scoglio ripone in lui una grande fiducia e Totò, una volta superati i problemi fisici che ne minano il rendimento (due operazioni alle ginocchia), lo ripaga con la moneta che meglio conosce, quella dei gol. Ne insacca 13 nel torneo cadetto 87-88 ed il Messina arriva a tre punti dalla serie A. Nella stagione seguente Scoglio lascia la compagine peloritana ed al suo posto arriva Zeman; con il boemo Schillaci esplode letteralmente e con 23 reti si aggiudica il titolo di capocannoniere; qualcuno ne invoca persino la chiamata in azzurro benché giochi ancora in serie B, come avvenuto alcuni anni prima al grande Giorgio Chinaglia.
Arriva la Juventus e nasce Totò-gol
Ma la categoria ormai gli sta stretta ed infatti, dopo 256 gare e 77 reti tra campionato e Coppa Italia, Totò lascia i giallorossi ed approda a Torino per vestire la maglia della Juventus che per averlo versa al Messina ben 6 miliardi di lire. Il suo impatto in bianconero è favoloso: realizza 15 reti in 30 partite e per i tifosi diventa subito Totò-Gol; oltre a stupire per le sue gesta sul campo, Schillaci diviene immediatamente anche un fenomeno mediatico per quel suo modo non certo forbito e colorito di esprimersi durante le interviste che, riprese dalla trasmissione Mai dire Gol, diventano un tormentone di successo attirando sul piccolo attaccante palermitano la simpatia dei tifosi italiani, anche quelli non juventini. Nonostante qualche critica da chi non lo ritiene tecnicamente all’altezza dei grandi bomber bianconeri del passato e non vede di buon occhio il suo approdo in Nazionale, lui va avanti per la sua strada e con la Juventus allenata da Dino Zoff conquista nella stessa stagione Coppa Italia e Coppa Uefa superando nelle finali rispettivamente il Milan e la Fiorentina. Azeglio Vicini non può più ignorarlo e dopo una sola apparizione azzurra decide di convocarlo per i Mondiali casalinghi del 1990.
Schillaci re dei Mondiali
Alla competizione iridata Schillaci arriva come ruota di scorta dei più titolati Carnevale e Vialli; comincia così dalla panchina ma già nella partita d’esordio con l’Austria, quando l’Italia fatica e non riesce a sbloccarla, il commissario tecnico lo getta nella mischia e lui impiega appena quattro minuti per bucare la porta austriaca difesa da Lindenberger fin lì insuperabile. E’ l’inizio della sua favola, di quegli occhi spiritati che sembrano quasi uscire dalle orbite per la gioia, come se anche lui non riuscisse a credere a quello che stava accadendo, a convincersi che quel ragazzino cresciuto in fretta tra mille difficoltà fosse davvero giunto ad un passo dal tetto del mondo, dopo aver attraversato l’inferno dei campetti di periferia e della serie C; con lui tutti noi, ogni volta che il pallone entrava nel sacco, esplodevamo di un entusiasmo irrefrenabile, convincendoci partita dopo partita, gol dopo gol, che proprio lui, quel piccolotto un po’ strano e poco elegante, ci avrebbe condotto alla vittoria finale. Con Roberto Baggio, talento purissimo anch’egli partito dalla panchina, formò una coppia straordinaria che sovvertì ogni gerarchia in quell’estate favolosa, soffocata soltanto da una scelta infelice dell’organizzazione che ci portò a giocare al San Paolo contro Maradona e da qualche incertezza tecnica di troppo di Zenga e Vicini. Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda del Nord, Argentina e Inghilterra caddero una dopo l’altra sotto i suoi colpi fulminei, rapinosi e potenti; segnava in ogni modo Totò in quelle “notti magiche”. Lui segnava e noi sognavamo… L’Italia arrivò terza, Schillaci vinse il titolo di capocannoniere ed il Pallone d’Oro della manifestazione come miglior giocatore del torneo, toccando il cielo con un dito.
Il dopo calcio prima del triste e prematuro addio
Il resto della sua carriera, diviso tra Juventus, Inter e la squadra giapponese dello Jubilo Iwata, fu poi un saliscendi, ma Schillaci non riuscì mai più a raggiungere i livelli del 90’ ed anzi più di una volta fu protagonista suo malgrado di episodi poco piacevoli dentro e fuori dal campo. In carriera ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A e 105 presenze e 39 reti in Serie B. Dal 2000 ha gestito a Palermo il centro sportivo per ragazzi “Louis Ribolla” e nella stagione 2017-2018 ha seguito da direttore tecnico la nascita del progetto dell’Asante, club palermitano di Terza Categoria legato a un’omonima Onlus e composto interamente da atleti migranti.
Quanto gli italiani gli volessero ancora bene lo dimostra anche il suo restare personaggio nonostante il trascorrere degli anni, tanto dall’essere spesso inserito in progetti estranei al mondo del calcio. Nel 2004 ha preso parte al reality show “L’isola dei famosi”, mentre nel 2008 interpretò sé stesso nel film “Amore, bugie & calcetto”. Nel 2011 interpretò il ruolo di un boss mafioso nel quinto episodio della terza stagione della serie televisiva “Squadra antimafia-Palermo oggi”. Nel 2016 ha pubblicato la sua autobiografia, “Il gol è tutto”, scritta con ad Andrea Mercurio.
Recentemente aveva preso parte con la seconda moglie, Barbara, alla decima edizione di “Pechino Express”, ma per tutti quelli come noi, che ne hanno vissuto in diretta la parabola ascendente così rapida e breve di quell’indimenticabile Mondiale che non divenne “nostro” per un’inezia, Totò Schillaci resterà sempre l’eroe di quelle notti, da oggi, purtroppo, un po’ meno magiche…