Morata: “Al Milan stessa aura del Real Madrid. Leao? È solo una fase, è il miglior giocatore della squadra”

L'attaccante del Milan parla del momento della squadra e crede di poter fare una grande Champions

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ALVARO MORATA ( FOTO SALVATORE FORNELLI )

Alvaro Morata ha rilasciato un’intervista al The Athletic in vista del prossimo impegno di Champions League.

Morata: “Possiamo arrivare in finale di Champions”

Si dice che il Milan abbia la stessa aura del Real Madrid. È così?

“E’ esattamente così. Prima di venire a Milano tutti mi dicevano che l’aria che si respira qui è diversa. Basta venire a mangiare al ristorante qui a Milanello. Ti guardi intorno e vedi tutti i giocatori che hanno vinto trofei con il Milan. Per me, il Milan ha sempre avuto un ruolo importante nella storia del calcio”.

Uno dei tuoi giocatori preferiti era Kakà. Ci racconti un aneddoto?

Mia sorella mi ha regalato la maglia di Kakà. Ricordo il suo gol contro il Manchester United (nel 2007, ndr). Ricordo gli scarpini che aveva Kakà, ricordo tutto di lui. Il Milan ha lottato per la Champions League in quell’epoca e ricordo tutte le partite”.

Il Milan può tornare a essere competitivo per vincere la Champions?

Nel calcio non si sa mai. L’anno scorso il Borussia Dortmund non stava andando bene in campionato o in generale, ma hanno raggiunto comunque la finale di Champions League. E chissà se il tiro di Fullkrug fosse entrato e non avesse colpito il palo forse il Borussia ora è campione d’Europa. Questa è la bellezza della Champions League. Ogni anno ci sono squadre che nessuno si aspetta. Dobbiamo crederci. Siamo il Milan e dobbiamo puntare a vincere tutto. Se perdi contro una squadra di vertice è perché è la Champions League, ma siamo obbligati a pensare di potercela fare. Dobbiamo pensare che sia possibile”.

Dove si può migliorare come squadra?

Penso che stiamo trovando i giusti meccanismi. Stiamo facendo le cose in modo più naturale ora. Abbiamo molti nuovi giocatori, un nuovo allenatore. Ma il tempo per adattarsi è scaduto, dobbiamo farlo subito”.

Su Leao…

“Rafa ha talento. È il miglior giocatore della squadra e deve solo continuare a fare quello che sta facendo. È solo una fase e, spesso, è così per i giocatori d’attacco. Un grande gol o uno facile saranno sufficienti per fargli ritrovare la fiducia. Non è facile. Tutto ciò che fa Rafa fa rumore, ma è importante per noi e abbiamo bisogno di lui. Lo sa perfettamente. Sta lavorando sodo ed è solo una fase. Il suo momento arriverà e ci farà vincere”.

Avverti pressioni giocando a San Siro?

“È normale avere pressione giocando a San Siro, giocando in Champions League, e ogni volta che indossi una maglia come questa. Ogni partita porta con sé responsabilità. È più un privilegio che un peso. Molti giocatori darebbero qualsiasi cosa per giocare per queste squadre e io sono stato abbastanza fortunato da giocare per molte di loro al massimo livello. Sono molto felice di questo”.

Hai vinto un Europeo con la Spagna da protagonista ma ti sono comunque arrivate critiche?

Ho dovuto leggere che non ero abbastanza bravo per essere capitano, che non eravamo una buona squadra, che non era possibile vincere gli Europei. Non è stata una vendetta, perché alla fine della giornata non devo dimostrare il mio valore a nessuno, ma è stato grandioso. Stanno uscendo film e documentari sugli Europei e la gente potrà vedere cosa abbiamo fatto. Inghilterra e Francia hanno squadre di vertice, ma penso che siamo stati i migliori per lo spirito di squadra che abbiamo. Penso che abbiamo vinto per questo motivo. ima del torneo, ho rilasciato un’intervista a un’agenzia di stampa spagnola. sono un po’ incazzato perché mi hanno detto, ‘La Spagna non ha un giocatore di livello mondiale. Non ha una stella’. Ho risposto, ‘Per me Merino è una stella, Fabian Ruiz è una stella, Dani Olmo è una stella. Tutti loro’. I giocatori che ho menzionato sono stati tra i migliori giocatori agli Europei. Ci hanno fatto vincere. Da quel momento in poi è cambiato tutto. Erano ragazzi che non erano apprezzati in Spagna. È un peccato che abbiamo dovuto vincere gli Europei per far capire a tutti quanto sono bravi i giocatori che abbiamo in Spagna. Ecco com’è andata. Rodri? Mi aspettavo e speravo che vincesse il Pallone d’Oro”.

Quali momenti difficili hai vissuto nel corso della tua vita?

Ho passato molto tempo a combattere contro la mia mente e, alla fine, quando non ce l’ho più fatta, ho chiesto aiuto. Non devi raggiungere il limite per chiedere aiuto e curare questo problema. Dobbiamo essere pronti a passare dal paradiso all’inferno in una frazione di secondo, per una possibilità, o per pochi centimetri. A volte quei centimetri possono fare la differenza tra fare la storia e non farla. Immagina se Olmo non fosse stato in gioco agli Europei. Piccoli dettagli come questi possono cambiare la tua vita e la tua carriera. Tutto può cambiare, quindi devi essere pronto per tutte le situazioni e prepararti mentalmente”.

Credi che ti accoglieranno con i fischi al Bernabeu?

Non penso che le cose siano cambiate molto. Ma ne sono consapevole e mi aspetto di essere fischiato e tutto il resto. È normale”.

In campo ti sacrifichi per aiutare i compagni a discapito di qualche gol ma è così anche nella vita quotidiana?

“Per me, il successo nella vita non è vincere un europeo, una Coppa del Mondo, una Champions League o segnare 600 gol. Il più grande successo che puoi avere è quando tutte le persone con cui passi le tue giornate, le persone con cui lavori, ti conoscono davvero. Non troverai mai un compagno di squadra, un amico o una persona con cui ho parlato e con cui mi sono aperto che non dica che sono una brava persona, e questa è la cosa più importante per me. Il mio lato nascosto è che cerco di aiutare tutti. Mi piace far sentire bene le altre persone e le persone capiranno che è per questo che sono diventato capitano e ho fatto un buon lavoro, perché ho fatto sì che gli altri dessero il meglio di sé. Quando non ti preoccupi di te stesso ma delle persone che ti circondano è una cosa molto bella”.