Mkhitaryan: “Obiettivo seconda stella, rispetto all’anno scorso siamo cresciuti”

Il centrocampista crede nella forza dei nerazzurri

L’esultanza di Henrikh Mkhitaryan ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

In una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, il centrocampista dell’Inter Hernrikh Mkhitaryan ha parlato di svariati argomenti, tra questi la lotta scudetto contro la Juventus ma anche dei maestri che ha avuto come allenatori in passati. Ecco un estratto della sua sua intervista.

Mkhitaryan: “Mou duro, ma vincente. Siamo più maturi siamo rispetto allo scorso anno”

Micki, non è una partita a scacchi tra voi e la Juve?
“Ci sono 20 partite, è invece una corsa a tappe in cui si gioca sempre contro squadre diverse, non solo contro la Juve. Sta lì la differenza, nella costanza in ogni sfida settimana dopo settimana. L’obiettivo per noi è chiaro, sin dall’inizio: è la seconda stella”.

Non pensa che la Juve si nasconda un po’ quando dice di puntare al quarto posto?
“È una strategia, vogliono mettere pressione su noi e il Milan, ma anche loro puntano al titolo: ognuno fa il suo gioco e vedremo alla fine…”.

In cosa vi sentite più forti? 

“Anche se abbiamo cambiato tanto, avverto lo stesso clima positivo nello spogliatoio e la stessa mentalità vincente: la forza nell’Inter sta nelle fondamenta solide. Anzi, rispetto alla scorsa stagione, abbiamo fatto uno scatto nella maturità: abbiamo capito cosa mancava per essere davvero una grandissima squadra. Un po’ di serenità e la giusta esperienza che raggiungi solo con certe partite”.

Una volta Calhanoglu ha detto alla Gazzetta che il campionato italiano è sottovalutato. Concorda? 

“Ha ragione, non capisco perché succeda. Già dalla prima partita giocata in Italia, Roma-Sassuolo, mi ha colpito la qualità. E anche i calciatori sono sottovalutati ingiustamente: qua c’è gente forte, dobbiamo essere fieri del movimento”.

Si è mai sentito sottovalutato anche lei? 

“Sì… Visto che sono arrivato all’Inter a 33 anni, forse si pensava a me come a uno destinato solo a fare numero e a non essere incisivo. Però, dal primo giorno, ho fatto capire che non volevo perdere tempo e dare un contributo per la vittoria”.

E così si è strameritato il rinnovo: che significa questa firma appena messa fino al 2026? 

“Significa che questa è casa e sono felice di abitarci. Parlo di tutto un mondo, non solo i compagni e la società, ma i tifosi e i lavoratori del club: è quel famoso puzzle nerazzurro di cui parlavo… Resterò fino a 37 anni, farò di tutto per avere questa freschezza. Sono stato in grandi club europei e posso dire che l’Inter sta a quel livello lì, nell’élite”.

Da Lucescu a Klopp, Mou e tanti altri ancora, ha avuto diversi maestri: chi le ha lasciato di più? 

“Tutto è iniziato con Lucescu, poi Mou è stato il più duro, ma era un vero vincente: non vedeva altro che la vittoria. Klopp a Dortmund era uno psicologo. Prima di una rifinitura scommettemmo 50 euro: dovevo segnare 7 volte su 10. Persi e pagai. Il giorno dopo, però, doppietta a Francoforte: ‘Ora restituiscimi i miei 50…’, dissi scherzando. Da quel momento, basta scommesse tra di noi!”.

E con Inzaghi che rapporto ha? 

“Adesso sono più grande e questo cambia la percezione. Ho iniziato a lavorare con Inzaghi a 33 anni e si è creato un rapporto quasi da amico, anche se conosco la differenza dei ruoli. Ma posso dire che è formidabile e si vede dal suo gioco”.

Circola una foto di lei bimbo con l’interista Djorkaeff, di origine armena: era il suo idolo? 

“Ammiravo Youri anche perché a casa avevo una videocassetta della Serie A 1996-97 che guardavo e riguardavo: lì c’era la sua storica rovesciata con la Roma… Non posso dire che fosse proprio lui il mio idolo, magari più Zidane, Baggio e mio padre, anche lui calciatore. Quella volta, però, ho fatto una foto anche con Lilian Thuram: ce l’ho in Armenia, voglio ritrovarla e poi mostrarla a Marcus”.

Per il resto, come va con gli amati scacchi? 

“Rilassano e fanno pensare. Mi aiutano anche ad essere un calciatore migliore, allenano il pensiero veloce e l’andare sempre in avanti. In generale, preferisco usare meno Instagram e pensare di più. Magari leggere un buon libro: sto finendo l’autobiografia di Beckham e poi inizierò quella di Elon Musk. Rispetto a ieri, negli spogliatoi di oggi c’è meno dialogo proprio per colpa del telefono”.

Mikhi, ma lei che pezzo della scacchiera è? 

“Non prendetemi per un arrogante, ma… una regina: vado da tutte le parti!”.