L’EDIZIONE 2001, CON UNA MILANO TRISTE E LONTANA DALLA SUA GRANDEUR, PASSERA’ AGLI ANNALI COME IL “DERBY DELLA CONSOLAZIONE”
Ci sono stagioni che nascono così, fra mille propositi di far bene e che invece si rivelano fin dal principio nefaste.
Il Milan di FantaSheva re dei bomber, che punta allo scudetto, si qualifica subito per la fase finale di quella Champions che rappresenta da sempre il cortile preferito dove giocare. In più si avvale delle prestazioni di giovani promettenti, freschi di titolo europeo con l’Under di Tardelli, come Coco, Ambrosini, Gattuso e il neo acquisto Gianni Comandini.
L’Inter, col solito mercato faraonico nei costi ma non nella resa sul campo, stecca già ai preliminari, contro l’Helsingborg, con Mister 17 miliardi, al secolo Alvaro “Chino” Recoba, che si prende il lusso di fallire un calcio di rigore sanguinoso. In più i nuovi acquisti si rivelano subito inadeguati, trombando dopo poche settimane il più promettente – Robbie Keane – mentre imperversano a miracol mostrare (sic!) i vari Vampeta, Farinos e Hakan Sukur.
In campionato entrambe non partono granchè bene, coi rossoneri già in ritardo rispetto ad una Roma che di fatto asfalta tutto ciò che gli capita fra i piedi. mentre la Juve la segue a ruota; in più Zac viene fatto fuori dopo aver ceduto il passo in Europa nella seconda fase a gironi, rimpiazzato da Cesare Maldini e Mauro Tassotti.
L’Inter dal canto suo, cacciato Lippi dopo l’esordio sconcertante di Reggio Calabria, regala perle di rara bruttezza, fra prestazioni imbarazzanti, seggiolini dati alle fiamme, molotov e motorini fatti ruzzolare bellamente in curva. Per Tardelli un annus horribilis che di fatto condizionerà irrimediabilmente il suo percorso di allenatore.
Il derby di ritorno, che si gioca alla 30ma di campionato, rappresenta giusto una magra consolazione per due squadre ormai distanti anni luce da quella dimensione di grande squadra alla quale entrambe anelavano ad Agosto. Tre punti buoni per salvare la faccia e cercare di consolidare un posto Uefa fin lì ancora in discussione.
L’Inter gode del fattore campo, contro un Milan che non strappa un successo esterno da mesi; ma San Siro, nelle grandi occasioni, si imbelletta come nelle migliori serate di gala, offrendo un colpo d’occhio stupendo, seppur infarcito di quel malumore che ha rappresesntato per entrambe le tifoserie il sentimento maggiormente provato col passare delle domeniche.
Ma fin dal principio si capisce che per la squinternata Armata Brancaleone messa in campo da “Schizzo” sarà una notte da tregenda. In un quarto d’ora proprio Comandini, a secco in campionato e deludente per tutto l’arco della stagione, piazza una doppietta che lascia i nerazzurri sulle gambe.
Serginho sembra Roberto Carlos, Giunti offre giocate di gran classe come raramente gli è successo in rossonero, mentre Shevchenko, l’unico fuoriclasse in campo, è sempre pronto a piazzare il suo veleno letale.
Nella ripresa, dopo un gol su punizione casuale segnato proprio da Giunti, arriva la doppietta dell’ucraino a dare proporzioni tennistiche alla partita. Chiude il conto Serginho per un 6-0 che ha del clamoroso. Una vittoria inaspettata nelle proporzioni ma non nella sostanza, mentre per l’Inter si è toccato il punto di non ritorno della gestione Moratti.
Quello che risulta incredibile, perchè il calcio è stupendo anche per questo, è che proprio l’Inter finirà davanti ai rossoneri in classifica, quinta contro sesta; ma al tirar delle somme quello del 2001 è stato un derby fra i meno nobili di sempre.