Mauro Tassotti, ex difensore di Lazio, Milan e della Nazionale italiana di calcio, da qualche anno vice c.t. dell’Ucraina, in un’intervista rilasciata ai colleghi de “La Gazzetta dello Sport” oltre che a fare il sunto delle sue giornate parla anche del suo amato Milan.
Le dichiarazioni di Tassotti
In casa non si sta bene. Lei è preoccupato? «Come si potrebbe non esserlo?Vado a prendere il pane per dieci giorni, aspetto di trovare lo slot per la spesa online al supermercato anche all’alba. Forse questa esperienza può insegnarci qualcosa di nuovo, solo i nostri nonni o i nostri genitori hanno vissuto il dopoguerra. Stiamo sperimentando una situazione estrema. All’inizio si diceva che fosse poco più di una influenza, poi ti ritrovi con amici e conoscenti in rianimazione. Si diceva: muoiono solo i vecchi.Ma che discorso è?Gli anziani sono la nostra storia».
Come uscirà il calcio da questa pandemia? «Non saprei. Il primo obiettivo mi pare che sia uscire di casa.In qualche modo ce la faremo, che sia giocare fino a estate inoltrata, fare tre partite la settimana, pensare ai playoff. Vedo che in lega ci sono schieramenti opposti, ma la cosa che mi preme di più ora è che il sud dell’Italia impari dagli errori e dai tentennamenti. In Lombardia è stato difficile, ci siamo trovati a combattere con cose che non erano mai accadute.Mi pare che altrove sia andata allo stesso modo… forse peggio».
Sul Milan
Boban via, Maldini quasi fuori: se lo aspettava? «Sinceramente no, credevo che avessero trovato una stabilità, punti di contatto.Con certe problematiche in società, e la proprietà è cambiata troppe volte, fai fatica a lavorare. Non puoi sbagliare un acquisto, per esempio, perché il budget è quello che è. Il Milan dovrebbe prima di tutto tentare di tenersi stretti i giocatori bravi, Donnarumma, Hernandez e altri. Ma se non si può ripartire nemmeno da lì…».
Tassotti, le manca il Milan? «Sì, ma sono stato fortunato,poi la vita ti porta a fare certe scelte. Nessuno mi ha mai chiesto di fare il primo allenatore del Milan e sono contento anche così. E sarò ancora più contento quando potrò tornare a passeggiare e poi a lavorare. Ma prima, il bene di tutti: la salute. La vita».