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Milan, storia di uno squilibrio

Cerchiamo di capire le cause dietro l'ottovolante della gestione Fonseca

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Theo Hernandez ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

L’era Fonseca non conosce stabilità. Da quando è iniziato il nuovo corso sulla panchina dei Rossoneri gli scossoni da ottovolante sono l’unica costante. Certezze poche, dubbi tanti, una dinamica di alti e bassi da seduta terapeutica in cui certamente l’allenatore non è esente da colpe.

UN INCIPIT SHOCK PER IL MILAN

La prima parte della stagione è stata caratterizzata da una complessità nella gestione del gruppo, e il fatto che i problemi di coesistenza del nuovo arrivato a Milanello abbiano coinvolto in particolare le punte di diamante della squadra come Rafael Leao e Theo Hernandez, ha creato un clima di sfiducia crescente intorno all’allenatore. Tra un inizio balbettante in termini di risultati e le sceneggiate eclatanti come il celebre cooling break da separati in casa dell’Olimpico (ancora Leao/Hernandez da un lato e il Mister dall’altro), Fonseca è stato addirittura catalogato tra gli allenatori a rischio esonero anticipato, in una annata in cui molte società hanno dimostrato una particolare attitudine alla pratica.

I COLPI DI SCENA

Gli scossoni e i colpi di coda dell’allenatore portoghese sono stati però eclatanti: la vittoria nel derby, l’impresa del Bernabeu, ma anche la capacità di strigliare la squadra con scelte estreme come le panchine forzate dei giocatori di punta, sono state le armi segrete di un allenatore alle strette. Tutto questo ad oggi non basta. Le clamorose lacune difensive, l’incapacità di coinvolgere giocatori fino a ieri importanti come Loftus-Cheek e Calabria, i continui cambi di modulo e strategie tattiche sono problematiche ben più importanti di quelle citate in precedenza.

SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

Siamo però veramente sicuri che il più classico tiro al bersaglio sull’allenatore possa essere la spiegazione di tutto? Quel che di buono il Milan di Fonseca ha dimostrato sul campo paradossalmente proprio nei momenti di maggior difficoltà stagionale, il fatto che il percorso in Champions sia in costante miglioramento al netto delle sconfitte nelle due partite iniziali, non sono fattori episodici. Fonseca ha idee di gioco, è da sempre un fautore dell’equilibrio in campo e in passato ha dimostrato di saper gestire il gruppo. Gli manca certamente il salto di qualità, ma non è uno sprovveduto come ha già dimostrato al Lille. Sicuramente in troppi momenti della stagione non è riuscito a imporsi come ci si attende dal suo ruolo – il caos rigori di Firenze è un esempio eclatante – ma molte responsabilità sono anche dei giocatori. Il Milan è una squadra attrezzata in termini di organico per competere su tutti i fronti, gli alibi in questo senso sono pochi. Probabilmente non si è ancora sviluppata un’intesa tra la ciurma e il comandante, come ingenuamente ha fatto intendere Leao a seguito dell’ultima vittoria in Coppa, ma oggi il vero problema è che il tempo per far scattare la scintilla probabilmente non c’è più. A Dicembre si dovrebbero raccogliere i frutti del lavoro fin qui svolto in allenamento e sul campo e non cercare di capire ancora quale sia la coppia di centrali difensivi titolari. Oltre alla fragilità difensiva, sta emergendo una problematica relativa al contributo fattivo di Morata e Abraham (i due assieme non stanno al passo dei gol che Giroud l’anno scorso faceva da solo). Da qui alle festività natalizie le giornate di allenamento a disposizione sono pochissime. Perciò come e quando Fonseca e i suoi uomini troveranno il tempo per lavorare?

IL PECCATO ORIGINALE

In tutto questo la società è esente da colpe? Ammesso e non concesso che la stessa scelta di affidare la squadra a un allenatore come Fonseca non sia stata coerente con le ambizioni manifestate dalla gestione americana del Milan, rimane il fatto che la vicinanza alla guida tecnica sia stata carente se non addirittura inesistente. L’era Cardinale non è partita sotto una buona stella. Pur prendendo le redini di una società in via di festeggiamenti per lo scudetto tre stagioni fa, il business man americano ha fatto di tutto per smantellare quella squadra che aveva reso possibile una gioia quasi dimenticata su questa sponda del Naviglio. Il Milan di oggi paga ancora lo scotto di un peccato originale che ricade proprio sulla gestione Cardinale: il licenziamento del duo Maldini-Massara. Quello che poteva essere l’inizio di un nuovo ciclo è stato abortito sul nascere, e il percorso in discesa di una squadra ambiziosa è oggi un percorso da montagne russe. Oggi stiamo assistendo alle conseguenza di quella scelta scellerata.

Difficile adesso immaginare un percorso di lungo corso del Milan di Fonseca, salvo nuovi colpi di scena. L’equilibrio oggi sembra un miraggio, fatta eccezione per un imprevedibile miracolo sotto l’albero di Natale.

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