Nel solco della crisi, Milan – Roma in cerca d’identità
Una delle classiche più attese dell’anno rischia di viver in tono minore in questo ultimo turno del 2024. Crisi eclatanti o crisi di identità che siano, il termine comune descrive bene la stagione delle due compagini. Ma anche se questo Milan – Roma da ultimo dell’anno non passerà agli annali come match storico, è proprio nel solco della crisi che diventa stimolante un’analisi comparata, perché di punti di contatto ce ne sono tanti. Su questi prendiamo spunto per il nostro approfondimento.
Il momento
Fida a Stelle e Strisce – come abbiamo titolato – per queste due squadre a gestione statunitense, e gli occhi pesti sono dei tifosi che guardano. Certo i disagi giallorossi sono più eclatanti, con fobie (esagerate) da retrocessione e tripla girandola di allenatori. Ma l’aria di Milanello ad oggi non è meno plumbea, perché i continui alti e bassi hanno comportato una posizione in classifica insipida per una squadra che sulla carta aveva tutti i numeri per dire la sua ai piani alti del palazzo Serie A. A poche ore dalla sfida, forse anche a causa dei numerosi infortuni per la squadra di Fonseca, c’è addirittura un sensazione diffusa che vuole la Roma magari non proprio la favorita dell’incontro, ma sicuramente la squadra che ci arriva con più leggerezza.
Titoli in bacheca o titoli in Borsa?
Andando oltre il momento specifico, questa insoddisfazione che entrambe le tifoserie vivono nei confronti delle proprio squadre rischia con ogni probabilità di contraddistinguere tutta la stagione, salvo miracolose svolte. Ed è proprio sugli obiettivi prefissati dalle due società americane che piovono gli strali. Friedkin e Cardinale sono accomunati da una visione programmatica dei club tipicamente americana, tra merchandising e posizionamento di mercato che sembra mettere in secondo piano l’obiettivo riempimento bacheca dei trofei a fine anno. Il che in Italia non è visto di buon occhio. Il paradosso però è che nella storia recente entrambe i club hanno arricchito la suddetta bacheca dando la sensazione di poter aprire un ciclo. La Conference League di Mourinho e lo scudetto di Pioli (anche se l’avvento di Cardinale è avvenuto sui festeggiamenti) sembrano lontani anni luce, eppure hanno una coccarda americana. Sulle motivazioni di questi cicli disattesi si aprirebbero capitoli troppo lunghi per questa sede, ma l’analogia è intrigante.
Idee contro concretezza
Altre analogie tra le due società sono le dichiarazioni altisonanti di programmazioni a lunga scadenza che fissano il punto di arrivo nel famigerato concetto di “nuovo stadio”. Rivoluzioni copernicane che fino ad ora hanno fatto versare esclusivamente litri di inchiostro virtuale sulle tastate sportive. E poi ci sono tutte le problematiche derivanti da un organigramma poco chiaro nelle assegnazioni dei ruoli cardine che riguardano la rappresentanza, la comunicazione e i ruoli apicali più in generale: quali sono “i volti” di Roma e Milan, chi si assume la responsabilità decisionale?
La differenza
Nella specularità c’è però una differenza. Le panchine scottano a Roma quanto a Milano, eppure Fonseca resiste laddove a Roma abbiamo già visto tre volti diversi in rapida successione. Le problematiche della Roma sono state certamente più preoccupanti, la classifica lo dimostra, ma in tanti avevano scommesso su un Fonseca partente in più momenti della stagione. Tra l’altro va anche detto che tutte le volte in cui l’allenatore portoghese è stato al limite dell’esonero ha sempre tirato fuori jolly imprevedibili scaturiti in vittorie sorprendenti. L’effetto benefico dell’uomo della provvidenza Ranieri è ormai evidente, in termini di gioco e gradualmente anche di risultati. Oggi è difficile stabilire se anche in casa rossonera verrà adottata una simile politica nel caso in cui Fonseca non riesca a svoltare. Per allontanare un simile scenario, domani sera il Mister portoghese ha un solo risultato possibile.