Era la stagione 1997-1998, il Milan terminava il suo campionato in decima posizione, dopo l’undicesimo posto della stagione precedente. Era il primo anno di Capello in panchina e il primo anno di Maldini con la fascia da capitano al braccio. Un Milan fatto di tante, forse troppe a sentirle adesso, vecchie glorie: Leonardo, Boban, Donadoni, Costacurta e Albertini. Il Bomber fu Weah, con 10 reti, seguito da Kluivert con 6 e Ganz con 4. Son passati 17 anni e il Milan si ritrova ottavo con un’altissima probabilità di non prendere parte alle competizioni europee, proprio come all’epoca. In panchina c’è Seedorf che nel ’97-’98 giocava e vinceva per il Real Madrid. La rosa non ha grandi glorie su cui puntare fatta eccezione per Kakà. Sono molti i giovani incostanti, a partire da Balotelli, e alcuni su cui fondare il nuovo corso rossonero: De Sciglio, Taarabt ed El Shaarawy. Le sconfitte totali, dopo quella di domenica, sono salite a 9, mentre furono addirittura 12 per Capello.
Eppure nonostante questi numeri da incubo, il Diavolo ferito nell’orgoglio, può, matematicamente ancora sperare nell’Europa. Sarebbe un miracolo sia chiaro, ma i rossoneri non sono fuori dai giochi. Il Milan ha il 7,41% di possibilità di qualificarsi, ed in un solo caso: batte il Sassuolo già salvo, spera nella sconfitta del Torino, privo di Immobile, a Firenze, e crede in un pareggio o in una sconfitta del Parma in casa con il retrocesso Livorno. Il Verona non conta poiché essendo molto lontano nel conteggio della differenza reti anche in caso di vittoria al San Paolo resterebbe dietro i milanisti. Attenzione però a fare solo i conti fuori dal giardino di casa, perché all’andata col Sassuolo finì molto male e se lo ricorda bene Berardi. In caso di debacle infatti la Lazio potrebbe scavalcare i rossoneri e il risultato finale della stagione direbbe decimo posto, proprio come 17 anni fa.