Rafael Leao è intervenuto alla redazione del Corriere della Sera per raccontarsi ai margini della pubblicazione del suo libro: “Smile“. Ecco le sue parole riportate da TMW.
Milan, le parole di Rafael Leao
Sul rapporto con il gol
“Io amo i gol belli. Certo, vorrei farne sempre di più. Ma io faccio assist, giocate, sono completo. Il calcio oggi è solo statistiche, cifre. E a me non piace. Il calcio è magia, gioia. Mi fa arrabbiare che la gente pensi solo ai numeri. Se fai una brutta partita, ma poi segni, dicono “wow”. Io non sono così. Perché la gente deve divertirsi. E allora mi devo divertire anche io. Sono per la bellezza. L’estetica. Nel calcio, come nella moda e nella musica. Come nell’amore“.
Su quando smetterà di giocare
“Di sicuro quando smetterò di giocare non resterò nel calcio. Sono in questo ambiente già da dieci anni, ho vissuto tante esperienze. Voglio togliermi quel tipo di stress e dedicarmi alla mia famiglia e alle mie altre passioni“.
Sulla fede
“Sono credente, cattolico, anche se alcuni pensavano che fossi musulmano, forse per il colore della pelle e per le origini africane. Prima andavo sempre a Messa la domenica, ora faccio più fatica perché ci sono le partite. La preghiera fa parte della mia vita“.
Sul lato economico
“Sono importanti? Certo, ma non sono la prima cosa. Mio padre non era ricco, ma era felice“.
Sulla piaga sociale
“Sui social e non solo esiste gente così, purtroppo. E questo è un problema: i razzisti spesso non si rendono nemmeno conto di essere razzisti. Il razzismo è ovunque, purtroppo. Ecco perché noi calciatori dobbiamo provare a fare qualcosa, visto che abbiamo tanta popolarità. Dobbiamo sfruttare questa forza, mandando messaggi. Il Milan è molto sensibile a questo tema. Anche nella vicenda di Magnan a Udine si è visto. Abbiamo fatto bene a comportarci così, giusto uscire dal campo“.