Milan-Inter, quando il ‘fenomeno’ Ronaldo…

L’Inter celebra l’arrivo del ‘fenomeno’ Ronaldo e pensa in grande. Il Milan di Don Fabio Capello punta a riscattare la stagione

E’ l’estate del 1997, un’estate rovente soprattutto sul fronte del calcio mercato. L’Inter, per 48 miliardi di vecchie lire, si assicura le prestazioni del più forte giocatore sulla faccia della Terra, ovvero Ronaldo, strappandolo al Barça. In più affida a Gigi Simoni uno squadrone con dichiarate velleità di vittoria, grazie anche a innesti del calibro di Simeone, Recoba, West e Zé Elias. Il Milan, reduce da una stagione tragicomica, la peggiore dell’era Berlusconi, punta ad un pronto riscatto, dragando il mercato, con l’arrivo di gente come Kluivert, Leonardo, Cruz, Bogarde e Ibou Ba. In panca, ritorna Fabio Capello, onusto di gloria dopo la vittoria della Liga alla corte della Casa Blanca.

Nel corso della stagione, però, l’Inter, trascinata dal Fenomeno, rispetta i pronostici e, assieme alla Juve, domina il campionato (facendo anche molto bene in Europa), mentre i rossoneri fin dal principio dimostrano di essere un’accozzaglia di individualità male assemblate, con don Fabio in totale ambasce. E così il campionato vede le due milanesi viaggiare a velocità differenti.

Il derby di ritorno, quindi, per il Milan è l’occasione di riscattare una stagione da film horror, sperando di alimentare le sue residue speranze d’Europa con un successo che avrebbe del clamoroso; per l’Inter, invece, è una tappa di avvicinamento al sogno scudetto, che manca ad Appiano da ben 9 anni. In più c’è da riscattare lo 0-5 subito in Coppa Italia a Gennaio, con Ronie in piena sbornia post Pallone d’Oro, e un Savicevic in serata di grazia, l’ultima di fatto regalata al pubblico rossonero.

Diciamo innanzitutto che i due protagonisti di questa serata non si sono mai amati. L’uno, brasiliano, attesissimo come il protagonista assoluto del prossimo Mondiale che si giocherà Oltralpe; l’altro, argentino, che ha fatto della “garra” il suo marchio di fabbrica, e che ai lustrini ha sempre preferito la sostanza, anche adesso come allenatore della squadra più cazzuta d’Europa. Ronaldo e Diego Simeone fanno esplodere quella sera la Milano nerazzurra, terremotando il Milan con un 3-0 impietoso. Due li segna “el cholo”, di testa e concludendo un contropiede mortifero, prendendosi persino il lusso di dribblare un Sebastiano Rossi che non vedeva l’ora di finire sotto la doccia. Ma fra le due reti dell’argentino, la perla di Ronie, con quel tocco di esterno al volo, su cross dello “sciuscià” Moriero; un gol fra i più belli della sua carriera, beffando l’estremo difensore rossonero con un pallonetto che è una sinfonia.

Per l’Inter, forse, è la serata più bella del suo campionato; e pazienza se poi i sogni si sarebbero infranti sul petto di Iuliano, che non ha dato il lasciapassare a Ronaldo in piena area di rigore. Il Milan invece, lo scudetto che avrebbe celebrato l’anno dopo sarebbe sorto dalle macerie di quella catastrofe, uno scudetto vinto con la rabbia dei piccoli, dopo avere perso con la tracotanza dei grandi.