Lo svedese si è concesso una lunga intervista ai microfoni di SportWeek dove ha parlato del suo infortunio.
Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, ancora infortunato dopo il gol e la gara vinta per due reti a zero contro la Lazio di Sarri ha parlato del suo infortunio ma non solo in un’intervista a SportWeek.
L’attaccante svedese ha parlato anche del suo amico Djokovic che non sta passando un bel periodo e di come la testa sia fondamentale quanto il fisico.
Ibra: “Manca ancora qualcosa per arrivare primi”
Queste le parole dell’attaccante svedese: “La testa è il 50% di quello che faccio, se devo dire oggi il mio problema è il fisico che non le sta sempre dietro”.
“Quando sono arrivato e ho chiesto nello spogliatoio quanti avessero giocato una partita in Champions hanno alzato la mano in due. Pensavo fosse uno scherzo… Ma l’obiettivo era la Champions e vincere lo scudetto, non ho avuto successo su questo, ma ci siamo andati vicini, siamo arrivati secondi. Non è solo grazie a me, abbiamo fatto un grande lavoro tutti insieme. I compagni, anche quelli giovani e inesperti, hanno capito cosa serve per arrivare dove siamo arrivati a maggio scorso, ma anche che manca qualcosa per arrivare primi. Stiamo tutti lavorando molto su questo”.
Sull’amico Djokovic ha detto: “La crisi a New York? Non è mai facile digerire una delusione così. Nole ha giocato alla grande e vinto tutto l’anno. Poi al final step gli è mancato qualcosa. Capita, succede. Ma quello che ha fatto Nole resta incredibile, incredibile. E deve pensarla così. Non ho visto altri fare la sessa cosa: lui è andato vicino all’obiettivo, come nessuno, ma poi è vero che anche gli altri sono forti, non solo lui. Però se aveva Mind the Gum, lo faceva…”.
E poi ancora: “Quando ero giovane giocavo e basta, anche se avevo male al tendine, come oggi. Volevo vincere e segnare, stop. Con il tempo e l’esperienza ho scoperto la testa. E ho capito quanto sia importante che parli con il corpo. Ecco, ora la mia testa sta bene, ma il mi fisico sta invecchiando, non sempre riesce a starle dietro ed è un problema… Quest’anno devo ascoltare il mio corpo, ogni piccolo segnale mi mandi. Solo così posso evitare conseguenze peggiori. E per giocare, come voglio, tutte le partite con continuità. Non come l’anno scorso. Devo portarmi dietro il fisico tutti giorni e dargli retta. Ragionare giorno per giorno, piano piano. E pensare che… non sono Superman!”.