Luiz Adriano saluta. Dopo neanche 6 mesi, l’attaccante brasiliano prepara le valigie per la Cina: 14-15 milioni per il Milan, 8 mln compresi bonus facilmente raggiungibili per l’ex Shakhtar. A conti fatti, un affare per il Milan che non può iscrivere Luiz Adriano all’annuale club dei flop di mercato, semmai più una scommessa non proprio vinta. A fronte di una media gol, tra campionato e coppe, certamente non da buttare (5 gol in 20 presenze, quasi tutte da subentrante), il Milan guadagna linfa preziosa per le casse e il mercato. E alla fine ne esce meglio dei suoi predecessori col numero 9: prima di Destro, anche lui durato solo mezza stagione, i centravanti del Milan hanno compiuto lo stesso percorso di Luiz Adriano, con la cessione a gennaio dopo le belle speranze estive.
Nel gennaio 2015 fu Fernando Torres che, come Adriano, segna il suo primo gol contro l’Empoli, salvo poi disilludere le speranze di chi lo avrebbe voluto anche solo parente della meravigliosa punta di Liverpool: dieci partite, un solo gol e il ritorno a casa, all’Atletico Madrid, dove non ha ritrovato la vena degli inizi della carriera, ma quanto meno fiducia e continuità. Un anno prima era stato il turno di Alessandro Matri: il pupillo di Allegri, insistentemente richiesto nell’estate 2013, arriva tra la perplessità dei tifosi che aspettavano altro tipo di rinforzi e non mancarono di farlo presente con uno striscione al suo debutto; perplessità assecondate dal suo bottino di una rete in diciotto partite e prestito a gennaio alla Fiorentina, a cui seguiranno altri mille prestiti, tra cui l’attuale alla Lazio.
La maledizione del 9 però ha origine da Alexandre Pato, che, lasciato l’abituale 7 nell’estate 2012 per ereditare dal totem Inzaghi la leggendaria maglia che fu di Van Basten e Weah (a proposito, anche il liberiano ceduto in inverno, nel gennaio 2000), nulla potè contro la maledizione e abbandonò Milanello a gennaio per tornare in Brasile.