Milan e Fonseca: divorzio annunciato (e mal gestito)

Nasce l'era Conceiçao, il Milan non convince

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E ‘l modo ancor m’offende. Così Francesca Da Polenta declamava le sue pene a Dante Alighieri nel V Canto dell’Inferno.

Se il calcio scalda i cuori come le storie d’amore letterarie, la pagina conclusiva della relazione tra Fonseca e il Milan ha tutti i crismi del melodramma. In questo Inferno Rossonero dell’equilibrio delle terzine dantesche non c’è nemmeno l’apparenza. Le modalità di questo divorzio annunciato alla fine di Milan-Roma sono pessime. I titoli di coda di un amore in realtà mai sbocciato tra l’allenatore e la dirigenza rossonera sono perfettamente riassunti nell’espulsione rimediata per proteste nel corso della partita: una sorta di spoiler cinematografico. L’ultimo ballo di fado del portoghese è una uscita di scena brusca come un cartellino rosso.

Modalità discutibili per l’esonero di Fonseca

Quello che lascia esterrefatti non è la decisione in sé, ma appunto il modo. Le tempistiche, l’ennesima grave carenza di una figura che ci metta la faccia e spieghi ai microfoni la decisione presa, il fatto stesso di mandare l’ormai ex allenatore allo sbaraglio in una sala stampa che sa la notizia ancor prima del diretto interessato, sono schiaffi reiterati in faccia ai tifosi. In anni di onorata carriera, una pagina così triste nella sezione esoneri del libro di storia rossonero ancora non si era letta.

Rivivendo nella mente la festa mesta di pochi giorni or sono per i 125 anni di storia rossonera, questo esonero triste assume gli aspetti di una scelta già presa e lungamente rimandata. La mossa era stata predisposta già ai tempi del derby secondo alcuni – in quel caso fu l’inattesa vittoria a salvare il Mister portoghese – quando semmai sarebbe stata più logica dopo l’imbarazzante pareggio col Genoa. Ma non si poteva perché i festeggiamenti incombevano, e si torna al punto di prima.

Ibrahimovic
ZLATAN IBRAHIMOVIC RAMMARICATO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Società latitante

Fonseca, allenatore preparato e persona di indiscutibile professionalità e signorilità, è il classico capro espiatorio sul cui capo si sono volute addossare tutte le colpe. La dirigenza non solo oggi non si assume le responsabilità della sua scelta, ma non ha mai realmente sostenuto l’allenatore nei momenti di difficoltà. Uomo solo in balia degli eventi, Fonseca si è mosso dignitosamente cercando di trovare soluzioni, alternative, ma in più di una occasione ha dovuto gestire anche situazioni di evidenti ammutinamenti della sua ciurma. Così sarebbe stato difficile per chiunque. Si scopre poi oggi questa clausola sul licenziamento dopo sei mesi che dà il senso di una fiducia a tempo che non favorisce un clima sereno. Non va dimenticato che Fonseca è un ripiego del ripiego.

Se è vero che il portoghese è il successore di Pioli, nelle gerarchie è in realtà colui che ha sostituito è il Convitato di Pietra Lopetegui. Ricorderete il siparietto estivo sul nome dello spagnolo, il vero prescelto della società rossonera, talmente inviso dalla tifoseria da essere stato derubricato a furor di popolo (un caso più unico che raro). Ma la scelta odierna di affidare la panchina a Conceiçao è la conferma che i rumours estivi sul suo nome, precedenti alla scelta di Fonseca, erano concreti. Un filo rosso che fa di Fonseca una sorta di terza scelta.

Nuovo allenatore, stessa lingua

Ancora un portoghese quindi, ma dal profilo molto diverso. Subentrare in corsa non è mai semplice e farlo con la squadra in partenza per Riyadh  verso la Supercoppa italiana è un modo perfetto per mettere Sergio Conceiçao “a suo agio”. L’ultima volta in cui il Milan si è trovato costretto a cambiare allenatore in corsa è quasi superfluo ricordarlo. L’epopea di Stefano Pioli nasce sulle ceneri di un altro divorzio, quello con Giampaolo, e auguriamo una carriera analoga al nuovo Mister rossonero. Certo in questo caso non ci sono un Maldini e un Massara, e a ben pensare questa pagina mediocre a cui assistiamo oggi nasce proprio nel momento in cui la premiata ditta fu malamente cacciata.

Che con Fonseca non si potesse andare più avanti è innegabile. Troppo squilibrio e un clima di sfiducia generalizzato: come detto, un divorzio annunciato. Con le star della squadra non c’è mai stata empatia – le ormai celebri panchine punitive hanno sortito scarsi effetti – e l’ammutinamento di Lazio-Milan nel corso del celebre cooling break del duo Leao Hernandez è la melanconia istantanea più rappresentativa del Fonseca rossonero. Altra scelta che non ha pagato è stata quella di condividere pubblicamente i mal di pancia dell’ambiente Milanello. La schiettezza non paga nel calcio italiano.

Conceiçao scelta giusta? 

Stabilire oggi se Conceiçao sia la persona giusta al momento giusto è complesso. Si può però riflettere sull’alternative eccellenti offerte dal mercato. Sono tutti nomi italiani: Sarri e Allegri. Provando a unire i puntini tra notizie e indiscrezioni, alcuni esperti di settore come Pedullà sostengono che Sarri sia stato contattato venerdì scorso, e che in risposta la società abbia ricevuto un rifiuto. ( https://www.milannews.it/news/pedulla-venerdi-scorso-il-milan-aveva-contattato-sarri-offrendogli-lo-stesso-tipo-di-contratto-di-conceicao-ma-l-italiano-aveva-rifiutato-561431 ). La Gazzetta del Sport sostiene, invece, che Sarri e Allegri siano stati valutati ma non scelti dal Milan. Una cosa è sicura: i rapporti con Conceiçao sono stati reiterati in passato, tant’è che il portoghese ha rifiutato in questi mesi la corte del Wolverhampton e di alcuni club brasiliani. Le parole del neo allenatore milanista sono nel segno della concretezza e della fretta di mettersi subito all’opera. “Dobbiamo avere cuore caldo e testa fresca per lavorare al massimo e riuscire a vincere le partite”. E poi aggiunge: “Non abbiamo tanto tempo ma questa non è assolutamente una scusa. Le parole sono parole. Io devo dimostrare con i fatti e i risultati”. Vedremo se con l’ex Inter il Milan riuscirà a ballare quel fado che con Fonseca è stato a tratti illusorio.