“Del mio ruolo mi piace la responsabilità”
Gigio Donnarumma, portiere classe ’99 del Milan, si racconta in una lunga intervista rilasciata al Corriere dello Sport. Queste le sue parole:
“Del mio ruolo mi piace la responsabilità, è questo che mi rende molto orgoglioso davanti ai miei compagni e al pubblico. Il portiere per prima cosa è responsabilità, perché quando sbagli tu è gol. Non è un ruolo per caratteri fragili o per persone emotive. È un mestiere carico di pesi. Carico di sfide. Proprio quello che a me piace”.
“Soldi? Diciamo che io ai soldi non ci penso neanche. Io penso solo a restare tranquillo, a godermi la mia vita con la mia famiglia, con la mia fidanzata. Quindi non ci penso neanche ai soldi, per me sono la seconda cosa. Mi hanno fatto male le banconote che mi hanno tirato in campo all’Europeo Under 21? Mah, sinceramente in quel momento non me ne sono neanche accorto. Sapevo che erano in contestazione con me perché li sentivo urlare dietro, però in quel momento non pensavo neanche che erano soldi. Poi, finita la partita, quando ho visto le immagini e ho visto tutto sinceramente ci sono rimasto male. In quel momento volevo pensare solo all’Europeo, e mi dispiaceva che i tifosi pensassero a un mio tradimento. In quei giorni io cercavo sempre di rimanere tranquillo, di non pensare alle voci. Sinceramente per un ragazzo di diciotto anni è un po’ difficile. Lo è stato anche per la mia famiglia perché siamo persone tranquille, educate. Per questo ci faceva male sentire tutto quel rumore. C’era una gran confusione sui social, un gran frastuono. Però io cercavo sempre di rimanere tranquillo, di restare il ragazzo che ero. Ci tenevo a non perdere il sorriso. Mi hanno fatto male, non posso negarlo. Ma mi sono difeso restando me stesso. Sorriso e tranquillità. Sinceramente in quel periodo si leggeva di tutto sui giornali, ed era tutto negativo. Non me ne fregava niente, facevo scivolare addosso quel veleno. Volevo essere tranquillo. E lo sono rimasto. Tutti i colleghi mi sono rimasti vicini, perché capiscono le difficoltà di un professionista nel calcio moderno. Tutti sono stati consapevoli che per un ragazzo di diciotto anni non è una cosa normale avere quelle difficoltà. Mi sono stati tutti vicini, i miei colleghi. Di questo li ringrazio”.
“PSG o Real Madrid? Sinceramente non pensavo a nessuna squadra, cercavo di rimanere tranquillo e non pensavo ad altre squadre. Nel mio futuro vedevo solo il Milan. Si sentivano tante voci. Io non ho mai sentito cose particolari. Leggevo quello che vedevo scritto sui giornali o nei social. Io ho solo pensato al Milan, a stare tranquillo, a crescere. Per un ragazzo di diciotto anni è normale che ci siano difficoltà, in situazioni del genere, però io volevo solo staccare la spina e dare tutto per vincere gli Europei. Purtroppo non ci siamo riusciti, ma l’idea era quella. Le squadre le dicono i giornali. Però sinceramente ho rinunciato a molto per restare al Milan”.
“Buffon? Lui è il mio modello da quando sono piccolo. Mi ha aiutato tanto in Nazionale, mi ha dato tanti consigli e tante rassicurazioni negli allenamenti. Per me lui è stato davvero speciale. Tecnicamente e umanamente. Non mi ha fatto mai sentire timore. Gli sono molto grato. Adesso c’è Neuer che mi piace molto. Cerco di seguire la sua carriera: mi ispiro molto anche a lui, adesso”.
“Mio fratello vice? Mi aiuta tanto, mi aiuta negli allenamenti, ci aiutiamo entrambi. Siamo colleghi ma c’è qualcosa di più, per me molto importante: l’affetto familiare”.
“MIHAJLOVIC? Il sabato mi chiamò nel suo spogliatoio e mi chiese se avevo paura, perché il giorno dopo aveva intenzione di farmi esordire. Io gli dissi di no subito, senza esitazioni, perché non ho mai avuto paura. Me la sentivo di esordire, anche se ero giovanissimo, avevo meno di diciassette anni. Tutti allora mi dicevano che ero giovanissimo, anzi sono tuttora giovanissimo, però non ho mai avuto paura di niente e di nessuno”.
“Obiettivo Champions? Quest’estate abbiamo cambiato molto e adesso stiamo cercando di fare gruppo, di allenarci bene, di ascoltare il mister. Dobbiamo tornare in Champions, quella è la prima cosa. Cerchiamo di dare il massimo, per tornare in Champions. Quello è il nostro obiettivo, il nostro dovere. Chi vince lo scudetto? Questo non lo può dire nessuno. Ce la giochiamo con tutti, ogni partita ha una storia a sé. Sicuramente la Juve è quella che può vincere, ma…”.
“Se posso migliorare? Sono giovanissimo, non si è mai finiti. I campioni sono tali perché, anche a trentacinque o quaranta anni, vogliono migliorare. Non bisogna mai pensare di essere arrivati e fermarsi… Io ho bisogno di lavorare, ho bisogno di tanto sudore, di tanta fatica. Perché non si finisce mai di imparare”.
“Esami di maturita? Li farò, quando sarò pronto. Non me la sentivo quest’anno. Su questo è stato fatto un enorme casino. Non me la sentivo. Tutto qui. Sono un ragazzo di diciotto anni come gli altri. Vorrei che non lo si dimenticasse mai”.