Prime parole da allenatore del Milan per Cristian Brocchi, il nuovo tecnico rossonero si mostra sereno e sicuro di se, queste le parole rilasciate in conferenza stampa come riportate da Mediaset:
BROCCHI: “NON HO PAURA”
Cosa vuole portare e che sensazioni ha?
“Voglio portare e proseguire nella cultura del lavoro. Questo gruppo ha lavorato tanto e bene in questa stagione, è un gruppo che si impegna: va dato atto a Sinisa e al suo staff. Voglio portare le mie metodologie di lavoro, che magari è differente da quella degli altri, non è per forza migliore ma è differente”.
Quanto è applicabile il suo lavoro immediatamente nella prima squadra?
“Non è semplice fare tutto in pochi giorni. Un cambio è qualcosa che ti segna, ti dà da pensare. Cambiare le persone ti porta ad essere più o meno triste. L’impatto è stato buono, anche non sono una persona nuova per Milanello. Sul campo sto cercando di trasmettere i miei pensieri e sto cercando di spiegare loro perché ci alleniamo così”.
Giocherà da subito col trequartista?
“Ho sempre giocato con difesa a 4 e col centrocampo a 3. Nel tridente offensivo ci sono varie possibilità. Mi piace giocare col trequartista, ora bisogna capire e trovare gli interpreti che abbiamo in rosa”.
Non ha paura di essere bruciato?
“In questi mesi questo verbo è stato usato in maniera esponenziali. Non è questo, è questione di giocarsi un’opportunità. Un rischio esiste. Ma uno deve avere l’umiltà di capire che se le cose non dovessero andare bene bisognerà ripartire senza il pensiero di dire: ‘ho allenato il Milan e non è andata bene’. Non è questo il pensiero. Sono qui, mi gioco questa grande possibilità, con umiltà e con lo spirito che avevo da giocatore. Non ho paura, sono tranquillo, so cosa posso fare. So che non sarò bravo al 100% e non posso dire che vinceremo 7 partite su 7, ma darò il 110%, come tutti”.
Contratto di due mesi: le dà fastidio?
“Nella mia carriera da calciatore ho sempre messo l’aspetto economico e contrattuale in secondo piano. Non mi interessa avere le spalle coperte da un contratto. Mi interessa solo il bene del Milan. Se le cose andassero male con umiltà ricomincerò”.
Il tempo a disposizione è breve: meglio seminare subito le idee o preparare quasi esclusivamente la finale di Coppa?
“Innanzitutto bisogna centrare la qualificazione in Europa: ci sono partite da preparare con determinazione. Attraverso queste partite è normale che si cercherà di seminare per arrivare alla finale contro la Juve ad avere una squadra compatta e con determinate idee. Bisogna avere l’intelligenza di inserire gradualmente dei segnali”.
Il presidente è innamorato del suo gioco: è condizionato da questa necessità di ricercare quasi a tutti i costi il “bel gioco”?
“C’è bisogno di avere equilibrio tra le due cose. Se hai tempo da inizio stagione puoi programmare e lavorare, come ho fatto con le mie squadre giovanili. Voglio che la mia squadra si alleni per come giochi e giochi per come si alleni. Bisognerà far entrare nella testa dei giocatori i prinicipi di gioco. La speranza è che in breve tempo si accorcino le distanze”.
Questa squadra è abituata a subire gli avversari: è difficile adesso intervenire sull’aggressività?
“L’aspetto mentale è di fondamentale importanza, ho sempre chiesto alle mie squadre di non essere passive ma di aggredire gli avversari. Già da ieri con le mie parole ho cercato di dire ai ragazzi che voglio questo. Voglio che il match si viva andando ad attaccare, tenendo palla. È un compito stimolante, la speranza è che diventi stimolante anche per i giocatori”.
Il livello della squadra è così basso?
“Per me il livello della squadra è buono. Voglio ridare consapevolezza ai giocatori, perché alcuni hanno reso al di sotto delle proprie possibilità. Attenzione, non per colpa di Sinisa, ma dei singoli. Devono credere di più nei propri mezzi e devono lavorare come un gruppo unito”.
Come è nata e cresciuta l’empatia con il presidente Berlusconi?
“Non lo so. Non sono stato io in prima persona ad andare da lui a pubblicizzarmi. Penso abbia avuto sempre la voglia di seguire il Milan in tutte le sue dinamiche. In questi anni si è sempre parlato delle mie squadre per il gioco che riuscivano ad esprimere: penso sia per questo”.
Il linguaggio dei giovani è diverso da quello dei campioni: come sarà possibile parlare a quest’ultimi?
“La chiave è quella di riuscire a fare capire anche ai campioni ma a tutti i giocatori che quello che propongo in allenamento ha un fine e che si legherà a quello che poi chiederò in campo. Tutte le esercitazioni hanno una finalità, un obiettivo”.
Come risolverà il problema mentale della squadra? Userà il mental coach?
“Sì, sicuramente il mio assistente mi seguirà in questo percorso. Dobbiamo dare sicurezze ai giocatori che hanno difficoltà. Più conoscenze ha un giocatore, più certezze avrà”.
Quali sono state le sue prime sensazioni dopo la chiamata?
“Ero tranquillo, perché non era la prima volta che sentivo queste voci. Nel momento in cui c’è stata l’ufficialità è normale che ci sia stata un’emozione. È il mio ventesimo anno di Milan, aver vissuto un percorso del genere, nel club che mi ha dato tutto, per me è la cosa più bella del mondo. Sono qui con la speranza di essere qui anche la prossima stagione”.
Percepisce diffidenza?
“Io sono serenissimo, ma so che esiste. Lo posso capire. Ma mi dovrei fermare perché c’è chi mi critica? Assolutamente no. Non ho mai cercato aiuti e sponsorizzazioni: sono sempre stato me stesso, cerco di migliorarmi giorno dopo giorno”.
Milan giovane e italiano: porterà in prima squadra i primavera?
“Già qualcuno è in rosa: Donnarumma, Calabria e Locatelli, che è pronto a giocare dopo un periodo nel quale è stato giustamente integrato. Il salto dalla Primavera alla Prima Squadra è davvero alto. Ci sono comunque altri giovani interessanti”.