Milan, a che gioco stai giocando?

Mihajlovic

Una campagna acquisti estiva costata complessivamente 86,45 milioni, una classifica molto (troppo) deficitaria, una situazione dirigenziale aggrappata ad un broker thailandese che non si sa se avrà il 48%, giocatori che dovevano fare la differenza e che invece stanno facendo malissimo ed una tifoseria stufa. Questo è panorama milanista all’8 ottobre 2015: non proprio il ritratto della felicità.

Dopo sette giornate di campionato, il Milan ha racimolato solo 9 punti (tre vittorie) ma ha perso anche quattro partite, tra cui il derby ed Empoli. E Siniša Mihajlović si ritrova alla seconda pausa del campionato con una situazione peggiore di quella di Filippo Inzaghi dello scorso campionato, ritenuto uno dei peggiori inizi della storia rossonera: 13 punti Pippo, cinque in meno il serbo. Di male, in peggio.

La “scoppola” contro il Napoli sembra aver segnato il passo: quattro gol che pesano come un macigno, perché nel calcio ci sta perdere ma non come sta facendo il Milan. Ed in casa rossonera si teme per il corso della stagione: un terzo anno consecutivo senza coppe europee potrebbe essere drammatico non solo per il blasone, ma anche per le casse societarie.

Dopo la sosta, i rossoneri saranno di scena all’”Olimpico” di Torino contro i granata di mister Giampiero Ventura, quinto e con gli stessi punti del Milan dello scorso anno ad ottobre. Mihajlović non rischia il posto, ma qualcosa dovrà pur fare per cercare di far risalire la china ad una squadra definita, proprio dallo stesso “Miha”, “né carne né pesce”. La rosa fornita al tecnico ex Samp è stata di prim’ordine, tanto che lo stesso allenato ha scelto alcuni giocatori (Romagnoli in primis) di persona. Non è uno sprovveduto, ma qualcosa dovrà pur inventarsi.

La squadra – “Si gioca in undici, si perde in undici”, grande dogma del calcio. Gli attaccanti non pungono (cinque reti in tre), il centrocampo non fa gioco, la difesa è un colabrodo. A parte Balotelli, i punteros rossoneri sono davvero deludenti: Carlos Bacca, nonostante tutto, è il capocannoniere della squadra con tre reti, ma non è incisivo come si pensava ed i 30 milioni investiti per il colombiano sembrano essere troppi. Peccato che molti si dimenticano cosa ha fatto in carriera l’attaccante classe 1986, in particolare alla voce “Europa League”. Luiz Adriano è il lontano parente di quello che in Ucraina ed in Europa segnava con molta frequenza, mentre finora ha segnato una sola rete e non ha ancora convinto. Mario Balotelli ha la pubalgia ma è il migliore davanti. E pensare che era arrivato tra lo scetticismo di tutti. Con Menez e Niang ai box, a Montecarlo Stephan El Shaarawy sembra essere tornato quello dei tempi d’oro.

Il centrocampo vedrà il possibile ritorno da gennaio di Kevin Prince Boateng: per la serie “certi amori non finiscono”. Se il ghanese dovesse firmare, sarà l’ennesimo ritorno di un giocatore rossonero andato via per cercare fortuna e che ritorna “sulla strada di Damasco” a testa bassa. Dopo aver rescisso con lo Shalke 04 in primavera, gli manca il calcio giocato e si spera che il suo apporto possa servire a qualcosa.

I due migliori centrocampisti finora sono Riccardo Montolivo e Giacomo Bonaventura, mentre per il resto in mezzo al campo si brancola nel buio tra un Juraj Kucka che quando è stato chiamato in causa non ha fatto fare il salto di qualità, ad un Nigel de Jong inconcludente e spento. Andrea Bertolacci è un ectoplasma, è un problema tattico e l’idea che il club abbia dato alla Roma 25 milioni di euro per il suo cartellino fa rabbrividire tutti i tifosi. Per non parlare di Keisuke Honda, che oltre a giocare male, accusa la società (!) di non aver speso bene ma anzi di resettarsi in caso di stagione fallimentare. Il giapponese ha preso come esempi il ManCity e PSG, due squadre in mano agli sceicchi che in Europa faticano già solo a passare ai quarti di finale. In rosa ci sono anche Suso ed Alessio Cerci, per chi se lo fosse dimenticato, che potrebbero avere spazio oggi pomeriggio contro il Monza.

In difesa le lacrime sono molto amare: Diego Lopez ha molte colpe su tanti gol, Rodrigo Ely ogni partita ne fa una più di Bertoldo; Alessio Romagnoli è nel complesso discreto ma sulla sua testa ha la spada di Damocle dei 25 milioni e per ora il centrale di Anzio ha in comune con Nesta solo la provenienza regionale; Cristian Zapata da garanzia di successo…agli avversari, visto che ogni pallone che tocca in difesa il colombiano, il giocatore avversario di turno ha tra i piedi una palla gol; Mattia de Sciglio ed Ignazio Abate fanno del loro meglio, ma non sono due fulmini di guerra. Così come Alex. Si salva il giovane Calabria, che ha 18 anni e neanche pensava ad agosto di arrivare ad ottobre ed essere uno dei pochi a salvarsi tra tutti.

E dopo sette giornate, aver preso tredici reti non è una cosa da Milan, ma da squadra che lotta per la salvezza. Col senno di poi non si gioca a calcio, ma certo che pesano le cessioni di Gabriel Paletta e di Adil Rami.

Il tecnico – Sinisa Mihajilovic è uno dei migliori tecnici della Serie A e fin qua nessuno può obiettare. Ma il tecnico di Vukovar ha tra le mani una squadra che non punge, che non fa gioco, che non fa il Milan. Arrivato tra molte aspettative, ora è sulla graticola. Se non dovessero arrivare i tre punti contro il Torino alla ripresa, si potrebbe pensare ad un avvicendamento tecnico. Con chi? Meglio andare avanti con lui, allora. In settimana Galliani è andato a Milanello dove ha avuto a rapporto tecnico e squadra. La dirigenza è con lui, come con lui è la squadra. I miracoli li facevano i santi un tempo, ma si spera che anche l’ex Samp faccia altrettanto. O che almeno ci si avvicini.

La dirigenza – “Chi paga ha sempre ragione”, altro dogma del calcio e della vita. Ma questo Milan, dopo anni di parametri zero, in estate cacciato il grano e ora si ritrova con meno punti di quando non spendeva. Le colpe sono divise in parti uguali tra Silvio Berlusconi ed Adriano Galliani.

Il presidente rossonero sono anni che sembra lontano dalla società ed i forti investimenti estivi sembrano essere un contentino, ma se entro un mese se non arriverà il tanto sospirato (ed atteso) closing da parte di Bee Taechaubol, per il club saranno grossi guai. Senza parlare dell’annosa questione stadio.

Ma è l’AD il più criticato e contestato di tutti. Deus ex machina dei successi milanisti, Adriano Galliani è in questi ultimi anni il capro espiatorio di tutti i mali della squadra. Se prima gli veniva rinfacciato di prendere solo parametri zero e di pagare cene a giocatori che poi andavano in altre squadre (Tevez docet), ora lo si accusa di aver speso troppo e male, di aver perso giocatori che si pensava fossero in pugno (da Zlatan Ibrahimovic a Geoffrey Kondogbia, da Jackson Martinez a Roberto Soriano) al non aver ceduto giocatori non all’altezza della situazione: come possono convivere il talentuoso Romagnoli ed il giovane Calabria con giocatori come Zapata, Mexes ed Alex? Senza contare che Balotelli (arrivato in prestito) ha fatto molto di più di Bacca e Luiz Adriano.

La tifoseria lo bersaglia e lui è all’angolo. Ed il fatto che sembra non così certo il ritorno di Ariedo Braida, mette ancora più in difficoltà il “geometra”.

Il tempo per il Milan c’è ancora ed il campionato non è ancora compromesso. Ma il tempo va speso bene perché il tempo è anche denaro ed in casa rossonera non c’è da sprecare più nulla. Solo così i tifosi smetteranno di uscire dal “Meazza” ad un quarto d’ora alla fine delle partite.