Mercoledì 30 dicembre, la Liga spagnola ha messo in scena la diciassettesima giornata del girone di andata. Una delle partite più attese dell’intero turno è stata quella del “Camp Nou” che ha visto di fronte il Barcellona, fresco del titolo di Campioni del Mondo per club, contro il Real Betis Siviglia. I tifosi blaugrana hanno avuto modo di vedere, prima del fischio d’inizio, al centro del campo, i cinque trofei vinti nel 2015 dalla squadra allenata da Luis Enrique (titolo nazionale, Copa del Rey, Champions League, Supercoppa europea, Mondiale per club).
La partita ha avuto un’importanza particolare, in quanto è stato il 500° incontro disputato in carriera da Lionel Messi con la camiseta del Barcellona. Un’avventura iniziata il 16 ottobre 2004 allo stadio “Companys”, al Montjuic, nel derby con l’Espanyol, con sulle spalle la maglia numero 30.
La partita ha avuto un’importanza particolare, in quanto è stato il 500° incontro disputato in carriera da Lionel Messi con la camiseta del Barcellona. Un’avventura iniziata il 16 ottobre 2004 allo stadio “Companys”, al Montjuic, nel derby con l’Espanyol, con sulle spalle la maglia numero 30.
Da quel momento, la bacheca della pulga ha visto riempirsi di ben 26 titoli di squadra ed un Mondiale Under 20 nei Paesi Bassi nel 2005 ed un oro olimpico a Pechino tre anni dopo con la selezione argentina. Con, in aggiunta, la vittoria di quattro Palloni d’oro vinti consecutivamente, primo ed unico calciatore a riuscirci. E molto probabilmente, il prossimo 11 gennaio, al Gran gala FIFA di Zurigo, il capitano del Barcellona farà la manita di vittorie nel premio più ambito tra tutti i calciatori.
Una carriera indiscutibile per quello che è considerato, a torto o ragione, il più forte calciatore della storia del calcio mondiale. Davanti o dietro Diego Armando Maradona, in base ai punti di vista, e che solo la vittoria dell’Albiceleste nella Coppa del Mondo potrebbe consacrarlo sull’altare del più forte giocatore di sempre della storia del calcio.
Tornando alla partita di campionato, il Barcellona si è imposto per 4 a 0 con un iniziale vantaggio barcelonista con un autogol per poi dilagare con un gol dello stesso Messi e con la doppietta di Luis Suarez. La rete del dieci blaugrana è stata la sesta in stagione, la 425a con il Barcellona. Un gol ogni 1,18 partite. Numeri da record.
MESSI, 29 ANNI E NUMERI DA MARZIANO
MESSI, 29 ANNI E NUMERI DA MARZIANO
Lionel Messi è nato a Rosario, nel Santa Fe, il 24 giugno 1987 e quest’anno compirà 29 anni, entrando in quella che è considerata dagli esperti la maturità calcistica. E fa specie che Messi abbia fatto…il Messi prima della “maturità” e visto che gli stessi esperti pongono il termine di questa “maturazione con” i 32 anni, chissà cosa potrebbe vincere ancora il capitano del Barcellona.
Messi è l’incubo di tutti i difensori, è la quintessenza del calcio, è il DRIBBLING con tutte le lettere maiuscole, è la magia sul rettangolo verde. E’ il capitano ed il cantore di un Barcellona-orchestra. E lo stesso club catalano si crogiola nel vedere che il più forte giocare del Mondo oggi in circolazione provenga dalla munifica Masia, il settore giovanile del club.
Quando “Leo” Messi è arrivato in Europa era il 2000, aveva 13 anni e dieci anni fa si iniziò a parlare del paragone (azzardato o meno) con Diego Armando Maradona: stessa provenienza geografica, stesse giocate, stessi dribbling, stessa grinta, stessa magia nel giocare a pallone, salvo uno stile di vita agli antipodi (ma chi ama il calcio sorvolerà su quest’ultimo particolare). Messi ha vinto molto di più del pibe de oro, ma Maradona ha vinto da solo la Coppa del Mondo nel 1986 e ha vinto da solo con il Napoli, mentre la pulga gioca in un contesto perfetto di campioni e gli manca solo la vittoria (almeno finora) della Coppa del Mondo. E se Maradona è stato incisivo anche con la Nazionale argentina, Messi non lo è stato altrettanto, arrivando secondo sia al Mondiale brasiliano che in due edizioni della Copa America.
Ma è con Cristiano Ronaldo che la sfida calcistica sta toccando cime forse mai raggiunte prima nel gioco del calcio. E da quando CR7 si è trasferito in Spagna (estate 2009), è nato una sorta di duello rusticano tra due modi diversi di interpretare il calcio e la vita di tutti i giorni: physique du rôle per il portoghese, semplicità e quasi banalità nell’affrontare un incontro per l’argentino; spavalderia e pavoneggiamenti vari per il ragazzo di Funchal, timidezza ma tanta concretezza per il ragazzo di Rosario; antipatico l’uno, più simpatico l’altro. Un solo punto li accomuna: la voglia di fare gol e continuare a fare ciò che a loro riesce meglio, giocare a calcio.
Ma se Cristiano Ronaldo ha lasciato la natale isola di Madeira per andare a giocare prima nel Continente (Sporting Lisbona) per poi andare Oltremanica (Manchester United) e poi atterrare a Madrid, Messi è dal 2000 che “risiede” al Barcellona e da lì non si è mai mosso.
Tutti gli appassionati di calcio vorrebbero che, prima o poi, la pulga possa lasciare la Spagna ed approdare in un altro campionato ed in un’altra squadra. Un’ipotesi da fantacalcio, ma che da qualche tempo si dice possibile. Ma a che prezzo però?
A livello europeo, quindi mondiale escludendo la poco tecnica Major League Soccer americana, solo pochi club potrebbero permettersi le performance del giocatore argentino, in quanto il suo cartellino si aggirerebbe oltre i 200 milioni di euro. Senza contare che il suo “salario” dovrebbe essere almeno superiore a quello che il giocatore attualmente percepisce dal club catalano, 36 milioni euro lordi annui di solo ingaggi e senza contare le sponsorship, che lo catapultano a 65 milioni.. Numeri da capogiro che calzano a pennello per il giocatore più forte e completo di sempre.
Ma quali sarebbero queste presunte squadre che potrebbero accaparrarsi le gesta di Lionel Messi?
In Spagna, le possibilità potrebbe avercele il Real Madrid, ma difficilmente le merengues spenderebbero così tanti soldi per il giocatore rivale del loro giocatore più forte, Cristiano Ronaldo. Ed è impossibile che il giocatore accetti di trasferirsi al club rivale per antonomasia del Barcellona. E pensare che CR7 è andato al Real Madrid in quanto il Barcellona avrebbe messo sul piatto meno dei 94 milioni investiti da Florentino Perez portarlo sulle rive del Manzanarre sette anni fa.
In Germania, il Bayern Monaco non è mai stato interessato all’acquisto (eventuale) di Lionel Messi. Neanche da quando Pep Guardiola, l’allenatore con cui Lione Messi è diventato l’attuale Messi, siede sulla panchina del club bavarese. E anche nel club tedesco i soldi non mancherebbero.
In Francia l’unica squadra che avrebbe le possibilità di accaparrarsi la “pulce” è il Paris Saint Germain. Il club parigino, dal 2011 nelle mani del ricchissimo imprenditore qatariota Nasser Al-Khelaïfi, in più occasioni ha manifestato interesse verso il giocatore. Le risorse economiche dei francesi sembrerebbero illimitate ed il club francese una volta pare (perché la certezza non c’è mai stata) avrebbe fatto pervenire al Barcellona una cifra vicina ai 250 milioni di euro, solo di cartellino. Il prossimo 30 giugno scadrà il contratto che lega Zlatan Ibrahimovic al club attualmente primo in Ligue 1 (e che probabilmente vincerà il suo quarto titolo consecutivo in primavera) e sicuramente sotto la Tour Eiffel arriverà un altro campione. Si parla di Messi, ma anche di Cristiano Ronaldo (stanco di Benitez ed infastidito di un possibile ritorno in Castiglia di Mourinho) e di Neymar, il qual vorrebbe spiccare il volo definitivo in Europa senza essere oscurato dall’astro di Messi nel Barça. Parigi ha sempre fatto sul serio nel discorso “acquisti”, vedremo se porterà in Francia, prima o poi, Lionel Messi.
In Inghilterra alcune squadre farebbero la fila per portarlo nelle loro rose. E a volerlo sono, ovviamente, società che hanno presidenti ricchissimi: il Chelsea, il Manchester United ed il Manchester City farebbero carte false (ma versando soldi veri) per il giocatore. Sono squadre che hanno alle spalle un’ampia copertura finanziaria: i Blues sono dal 2003 in mano al magnate russo Roman Abramovič; il Manchester United dal 2005 è in mano agli imprenditori americani Glazer; il ManCity da quando è passato nelle mani dello sceicco emiratino Mansur (estate 2008), ha vinto il titolo in Premier dopo quarantaquattro anni di attesa nel 2012, bissandolo due anni dopo e viaggia a mille in Premier, ma in Champions League è ancora una incompiuta.
Parliamo di soldi allora: giusto un anno fa, Lionel Messi si diceva che fosse ai ferri corti con Luis Enrique e si vociferava di un clamoroso addio a fine stagione del numero 10 blaugrana. Il Chelsea fiutò la notizia e si disse abbia messo sul piatto 250 milioni, l’equivalente di quello offerto dal PSG, con un contratto di sei anni molto ricco a settimana.
Il Manchester United metterebbe sul piatto il discorso “sponsor”: da questa stagione, i Red Devils hanno cambiato, dopo tredici stagioni, il loro marchio di sponsorizzazione tecnica, firmando un contratto decennale con la stessa marca di abbigliamento che sponsorizza, tra gli altri, anche i vice-Campioni d’Europa della Juventus, il Bayern Monaco, lo stesso Chelsea e la Nazionale argentina. Un affare da poco più di 90 milioni l’anno che potrebbero essere riversati nel conto corrente di Messi. Ma, come nel caso del Chelsea, la cosa sembra essere caduta nel dimenticatoio.
Ma sono i cugini del City a fare sul serio: se Josep Guardiola dalla prossima estate sarà l’allenatore degli Sky blues, perché non portare anche Lionel Messi alla sua corte, così da riformare la splendida coppia che ha fatto la storia del Barcellona? Il tutto con un ingaggio monstre di quasi 50 milioni di euro di ingaggio, 80 mila a settimana.
Pensandoci attentamente, questa notizia non dovrebbe essere la solita boutade di mercato: i due vanno d’amore e d’accordo; se Messi è Messi, come detto, lo deve proprio a Guardiola; la Premier è il campionato più bello del mondo ed il più internazionale del Pianeta. I presupposti ci sono, mancano solo i soldi veri e propri.
E in Italia? Inutile dire che anche nel Belpaese tutte le squadre vorrebbero Lionel Messi, anche quelle delle categorie inferiori. E pensare che la “leggenda” narra che Messi, nel lontano 2001, poteva venire a giocare nel nostro campionato, se non che il Como, allora presieduto da Preziosi, non avesse concretizzato il passaggio dell’allora quattordicenne “pulce” al club lariano per motivi fisici legati al giocatore.
Chi segue Messi da tanti anni saprà che la squadra che più di tutte ha voluto il giocatore è l’Inter. In particolare, l’allora patron nerazzurro, Massimo Moratti, si fece avanti concretamente nel 2004, con Messi prossimo al compimento della maggiore età. Il presidente nerazzurro propose al padre-procuratore del giocatore, Jorge, un contatto molto interessante. I Messi risposero “picche”, in quanto il Barcellona aveva fatto molto per la salute di Lionel, affetto sin da tenera età da una leggera forma di nanismo che avrebbe potuto bloccare la sua attività di calciatore, ed il giocatore aveva firmato più per riconoscenza verso il club che per soldi che la società catalana versava al giocatore al mese.
L’attuale Presidente della Beneamata, Erik Thohir, non disdegnerebbe l’arrivo di Messi, ma recentamente la sua è stata senza dubbio una battuta, in quanto l’Inter non avrebbe la possibilità di portare al “Meazza” il giocatore. Ed i tifosi dell’Inter, complici anche gli acquisti top della loro squadra negli ultimi venti anni, un po’ ci hanno creduto, ma poco dopo sono tornati con i piedi per terra e potranno vedere Messi solo in tv o se il Barcellona affronterà l’Inter in Europa.
Insomma, Messi come una moderna “bella di Torriglia” che tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia.
Cosa farà allora Lionel Messi alla scadenza naturale del suo contratto? Firmerà un altro contratto con il Barcellona (e magari chiuderà la carriera in Spagna) o deciderà di cambiare aria andando alla ricerca di quella cosa che ogni calciatore vuole, i nuovi stimoli?
Una cosa è certa, e non costa neanche un centesimo di euro: vedere Messi non smettere mai di giocare a calcio, deliziando ancora per tanti altri anni la scena calcistica mondiale.
Punto. Così, semplicemente. In puro stile “Leo” Messi.