Spalletti: “Arrivare secondi è come vincere lo Scudetto, terzi non è un fallimento”

Roma-Genoa

Luciano Spalletti parla alla vigilia di Milan-Roma

Se arriviamo secondi è come aver vinto lo scudetto. E il terzo posto vuol dire comunque essere dentro le posizioni nobili, non un fallimento” è il pensiero del tecnico della Roma, Luciano Spalletti, che alla vigilia della sfida di campionato contro il Milan dà già per chiusa la rincorsa alla Juventus per il titolo. “La Juve in questo campionato ha detto che nessuno può mettere mano al primo posto. Rimane il secondo posto che vale l’accesso diretto alla Champions e ce lo giochiamo col Napoli, che è tra le squadre più forti d’Europa. Vuol dire che tanto male non abbiamo fatto“, evidenzia Spalletti, secondo il quale il Napoliè la squadra che tutti vorrebbero avere in questo momento“. Nemmeno chiudere la stagione al terzo posto per il tecnico giallorosso sarebbe sinonimo di un flop: “Andatelo a chiedere ad altre squadre che hanno iniziato la stagione con lo stesso obiettivo se per loro sarebbe un fallimento“, sottolinea Spalletti.

Non ritirate la Numero 10 di Totti

E’ insopportabile sentire dire che la maglia numero 10 di Totti va ritirata. Sono valutazioni che non stanno né in cielo né in terra. Se io fossi chi gestisce la società direi che la maglia rimane viva, non muore”. Prosegue Luciano Spalletti, aprendo un lungo capitolo sul capitano giallorosso alla vigilia della sfida di campionato contro il Milan. “Ritirare la maglia è mortificazione, non esaltazione -ha evidenziato Spalletti-. E il bambino che ambisce a giocare con la maglia di Totti? Gli vogliamo togliere quella soddisfazione? E’ un modo di ragionare vecchio, ribaltiamo la cosa. Se si vuole ricordare Totti scriviamo il suo nome in piccolo su tutte le maglie. Deve continuare a vivere il numero 10 con cui Totti ha fatto giocate formidabili. Questo è il mio pensiero. Poi se non la vedo più, vado al cimitero e cerco la maglia di Totti per rivederla.

Il futuro di Totti

Riguardo l’annuncio del nuovo ds Monchi sul futuro di Totti non più da calciatore ma da dirigente al termine della stagione, Spalletti ha puntualizzato che “ha solo riportato ciò che ha trovato venendo qui“. “Io ho sempre detto che la gestione del calciatore mi riguarda, mentre la gestione del campione e della storia di Totti spetta al presidente. E mi sembra che Pallotta pensi di averlo già fatto“. Il numero 10 della Roma non ha ancora parlato del suo futuro: “Essendo nel momento più importante della sua carriera ed essendo così attaccato alla Roma, vuole aspettare la fine del campionato e preferisce fare silenzio per dare tutta l’attenzione a questo finale di stagione“, è la convinzione di Spalletti, che ha poi aggiunto: “Certo, sarebbe più facile se lui dicesse il suo pensiero il prima possibile“.

L’episodio dei manichini – infine – non appartiene né ai tifosi della Roma, né a quelli della Lazio e né a chi in generale ama questo sport. Sono persone deviate che hanno dei problemi“.