Lotito chiarisce: “I tifosi continuano a fare cori su di me, non guardo alla Roma. La Lazio non è in vendita”

Il presidente della Lazio parla a 360 gradi

Lazio
CLAUDIO LOTITO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervistato dai giornalisti presenti all’uscita del Consiglio Federale, il presidente della Lazio, Claudio Lotito ha parlato dei tanti argomenti proposti al numero uno: “È uno stimolo per far riavvicinare le persone al calcio, non tutti hanno le risorse per abbonarsi… Dobbiamo riconquistando un po’ di appeal. Il tennis ha fatto un grosso passo in avanti da questo punto di vista”.

Lotito: “Champions? Non faccio proclami. Puntiamo a traguardi più importanti”

La Lazio ha riconquistato i tifosi.
“Lo dice lei che ha riconquistato i tifosi, a me hanno continuato a fare i cori…”.

Però siete a un passo dalla Champions.
“Lasci fare quello che siamo. Penso che nella vita contino i fatti, ho sempre lavorato con questa logica. Non faccio proclami: hanno contestato l’allenatore, i giocatori… Adesso il cammino della squadra sta smentendo in modo chiaro e inelluttabile le critiche. Noi camminiamo con i piedi per terra, con umiltà, determinazione e spirito di gruppo, partita dopo partita”.

Cosa manca per non contestare anche lei?
“Chi ha studiato la storia lo sa: ‘Nemo profeta in patria’. Purtroppo quando diventi ingombrante, ovvero che sei una persona che ha una visione e fai cose che gli altri non fanno, diventi oggetto di contestazione. Forse perché limiti le aspettative di qualcuno che vorrebbe un’altra considerazione”.

È una sua rivincita?
“Vorrei ricordare a tutti che sono presidente da 20 anni e sono l’unico che l’ha presa in Eccellenza, l’ha fatta ripescare in Serie D pagando un contributo straordinario e l’ha portata in Serie A, vincendo tutti i campionati e vincendo pure Supercoppa Italiana e Coppa Italia. Ho preso la Lazio che aveva 550 milioni di debiti, oggi ha un centro sportivo, dicono, all’avanguardia. Farò pure un documentario specifico, così se ne renderanno conto. Abbiamo vinto 7 trofei, dopo la Juve siamo quelli che hanno vinto più di tutti, qualcosa abbiamo fatto. La critica l’accetto, il giudizio funzionale al miglioramento… Sono il primo, sapete quante cose ho preso dai tifosi, tantissime, ma devono essere cose costruttive. Hanno messo lo striscione agli arabi: ‘Comprate la Lazio’. Non è in vendita, quindi non se la possono comprare, primo problema. Poi se andiamo a vedere quello che succede nel sistema sportivo italiano, dove l’80% delle società sono estere, non mi sembra che stiano brillando di efficienza. Oltre al risultato sportivo, c’è anche quello economico e organizzativo”.

Avete riconquistato anche un primato cittadino.
“Lo abbiamo sempre avuto, da quando sono io presidente, la Roma ha sempre veleggiato su posizioni di classifica inferiori, a parte lo scorso anno. In termini di trofei vinti, parlano i numeri. Non è questo, la mia competizione non è con la Roma, vedo a casa mia, non nelle altre: mi interessa risolvere i problemi nella mia società, renderla più efficiente e credibile, che dia soddisfazione. La nostra è una famiglia, dove io ci metto la faccia, tanto è vero che attaccano tutti me. Ora però da altre parti cominciano a dire: ‘Avessimo noi un presidente come Lotito…’. Il tema non è questo comunque, ma che se assumi la responsabilità di una gestione lo devi fare fino in fondo. Ho in testa un programma tale per portare la Lazio a raggiungere certi obiettivi sportivi e organizzativi, senza sicuramente fare la figura della cicala. Quello non lo farò mai. Io sono un presidente tifoso, non un tifoso presidente, i tifosi presidenti sono tutti forti da un punto di vista imprenditoriale”.

Punterete anche traguardi più importanti?
“Certo, assolutamente sì. Il denaro è importante, ma non è indispensabile, senza il quale non vinci. L’Atalanta ha vinto l’Europa League, ma c’erano squadre più attrezzate”.

Lo stadio è un elemento fondamentale.
“Stiamo lavorando anche per quello, guardate quanti fronti abbiamo aperti: abbiamo finito il centro sportivo, inizieremo i lavori per l’Academy la prossima settimana… Che cos’è l’Academy? Perché poi la gente dice l’Academy e sembra un fatto teorico, invece è pratico. Faremo una scuola, uno studentato, la foresteria per i ragazzi… Coltiveremo i bambini dalla scuola calcio al settore giovanile e farò erigire anche la chiesa, che per me è fondamentale perché educare i giovani ai valori cristiani è fondamentale. I valori del calcio sono il rispetto dell’essero umano, l’umiltà, il merito, la dedizione. Il calcio deve stare al servizio della gente e non di Claudio Lotito. Io sono il proprietario, ma io coltivo chiaramente un coacervo di passioni che sono nate nel 1900 quando è nata la società e che sono state coltivate. Ho l’obbligo di preservarle, mantenerle e tramandarle. Io dissi: ‘Il calcio è didascalico e moralizzatore’. Deve insegnare qualcosa, insegnare le persone meno fortunate, portare loro un sorriso. Immaginate quante persone ci sono che non hanno condizioni fisiche ottimali o disponibilità economiche di un certo tipo, ma attraverso la vittoria della squadra del cuore o la prestazione fatta con il cuore superano le difficoltà della vita quotidiana e diventa uno stimolo. Questo dobbiamo fare, sennò finisce. Ho fatto una fondazione che sta lavorando nelle carceri, negli ospedali perché ritengo che il calcio per il potere mediatico che ha abbia questo obbligo di ricaduta sociale, altrimenti non serve. Al tempo delle Olimpiadi si fermavano le guerre, lo sport era il bene supremo e noi dobbiamo fare questo, essere utili alla società e riportare il sorriso a chi soffre. Tifoso significa appassionato, non ci sono differenze culturali, è la cosa più bella che deve fare il calcio”.

Ha già pensato al rinnovo di Baroni?
“Ancora? Baroni se l’ho scelto l’ho fatto con una funzione e penso lo abbia capito, oltre a interpretarlo nel migliore dei modi perché si sente parte integrante di una famiglia. Noi la abbiamo creata, tutti sono figli e Baroni è colui che la coordina dal punto di vista tecnico. Fino ad ora lo sta facendo con maestria, correttezza e rispetto dei singoli perché non sta privilegiando nessuno. Questa situazione sta pagando, per loro deve essere un maestro di vita, diventa un punto di riferimento di un giocatore. Ho in testa la filosofia di Maestrelli, l’ho preso con quello scopo. Ho azzerato tutti, non ho ridimensionato. Non voglio più i nomi, voglio la sostanza, le persone che combattono, combattenti e mai reduci, che entrano in campo con la voglia di dare il 100% per le persone che li sostengono. Io gliel’ho detto: ‘Esistete perché esistono persone che vi sostengono e dovete rendere ciò che vi danno alle persone meno fortunate perché quando combattete la gente si appaga. Se vi danno affetto voi dovete renderglielo'”.

Pedro sembrava essere uno scarto e invece…
“Ma chi lo ha detto che era uno scarto? Non è stato ceduto, è stato inserito nella lista UEFA, significa che ci abbiamo puntato perché è un campione esemplare, si allena sacrificandosi e questo sta dando i suoi frutti. Lui è di esempio. La capacità di un allenatore è impiegare i giocatori in base alle loro potenzialità. Se uno ha 40 anni, e non è il caso di Pedro, non può correre sulla fascia 90 minuti. Pedro è intelligentissimo, sta sempre al posto giusto al momento giusto e dà i risultati”.

Per il Flaminio tutto sta procedendo nel verso giusto?
“Certo, io non parlo e quando lo faccio significa che le cose le sto facendo. Ho mai parlato del Flaminio? Ho preso l’impegno con l’amministrazione comunale che a metà novembre avrei portato uno studio di pre-fattibilità, cosa che avverrà matematicamente perché ho voluto fare un progetto che sia funzionale all’efficienza dell’impianto alla luce delle norme attuali e non di 40 anni fa. È come se ci fosse Nervi oggi e rimodellasse il Flaminio all’esigenza di 50mila spettatori. Guardate che lavoro certosino abbiamo fatto: abbiamo il direttore del dipartimento all’università dove era all’epoca ordinario Nervi. Ho ripreso il capo attuale perché lui non c’è più, il suo erede. Ho preso un rappresentante della famiglia, altre che sono le più titolate per organizzare le cose dal punto di vista gestionale. Quando ho presentato il progetto tutti sono rimasti entusiasti, ho coniugato le caratteristiche architettoniche con l’esigenza che necessita il calcio attuale. Ora tocca metterle a terra, non vanno solo proclamate e non è semplice. Quando dico che abbiamo l’Academy non è che una mattina mi sveglio e uso la bacchetta magica. C’è tutto un iter procedurale, è passato del tempo e così è adesso. Sono fiducioso che piano, piano, salvo complicazioni, cercheremo di dare la casa ai laziali, dopodiché un presidente che ha reso il centro sportivo tra i primi in Italia, ha fatto l’Academy, uno stadio… Che deve fare? Non ho fatto debiti e a farli ci vuole poco. Se faccio l’Academy e poi un buco da 100 milioni, sono tutti buoni a farlo… Adesso venite tutti a chiedere i giocatori, io sorrido: ‘Chi è quello, chi è questo?’. La Lazio ha fatto una sala scouting dove ci sono 8 persone che lavorano 24 ore al giorno e vedono i giocatori in tutto il mondo e noi sappiamo quali sono i più funzionali. Una volta selezionati dal punto di vista visivo, li andiamo a visionare dal vivo”.

Lo Scudetto lo può promettere?
“Io non prometto niente, non l’ho mai fatto e non sono in grado. Posso dire solo lavorerò alacremente come sto facendo da 20 anni per cercare di riportare la Lazio agli albori del calcio non solo nazionale, ma anche internazionale”.