Quando lo scorso 10 luglio è stato presentato Cristiano Ronaldo, i tifosi della Juventus erano in brodo di giuggiole nel vedere il detentore dell’ultimo Pallone d’oro (e leader di una squadra capace di vincere dopo quarant’anni tre Champions consecutive) vestire i colori della loro squadra. In molti hanno pensato: finalmente arriverà questa benedetta Champions League, lui che da solo ne ha vinte più del doppio della squadra torinese (cinque contro due). E tutti a sognare la coppia CR7-Dybala, con l’aggiunta, nel caso, di Bernardeschi, Douglas Costa e/o Cuadrado.
L’arrivo a Torino di Cristiano Ronaldo avrebbe relegato a ruolo di comprimario uno che, zitto zitto cacchio cacchio, ha sempre fatto il suo in maglia juventina: Mario Mandžukić. Reduce da un Mondiale da urlo (vice-Campione, tre gol di uno in finale), l’attaccante di Slavonski Brod, con l’approdo del portoghese alla corte di mister Allegri, avrebbe avuto molto meno spazio rispetto a prima, nonostante fosse un’icona per i tifosi bianconeri.
Dopo il pareggio in rimonta contro l’Atalanta a Bergamo, e con il titolo di campione d’inverno in tasca già da una settimana, la Juventus si gode il suo numero 7 che da subentrato ha risolto la partita in favore dei suoi (un pareggio che sembrava insperato) ma si coccola colui che da seconda linea è diventato fondamentale come l’acqua: proprio quel Mario Mandzukic detto “Mister No good” che sembra cattivo ma che invece non lo è.
Il numero 17 bianconero a oggi ha giocato quindici partite di campionato, segnando otto reti. In Champions invece l’attaccante croato ha timbrato una volta, ma con il suo gol vittoria contro il Valencia ha permesso alla Juventus di qualificarsi con un turno di anticipo agli ottavi di Champions. Ma quello che stupisce di più di Mandžukić è la pesantezza dei suoi gol: in gol contro la Lazio, doppietta contro il Napoli, gol contro il Milan e gol vittoria contro l’Inter e la Roma. In pratica, in gol contro la seconda, la terza, la quarta, la sesta e la settima forza del campionato. Se dovesse segnare anche sabato nel lunch match contro la Sampdoria, quinta in classifica, stabilirebbe quasi un record.
Ma Mandžukić non lo si scopre ora: è uno che con il gol ha sempre avuto un certo feeling, basta ricordarsi dei gol che ha fatto con Wolfsburg, Bayern Monaco e Atlético Madrid. Un calciatore sempre lontano dai riflettori e dal gossip perché “Super Mario” è uno che si allena a testa bassa, non polemizza mai e centra la porta con molta frequenza. Indipendentemente se il cross arriva da sinistra (Alex Sandro), da destra (Cuadrado, Cancelo o de Sciglio) o da colui che, in principio, doveva relegarlo al ruolo di comprimario (Cristiano Ronaldo), Mario Mandžukić c’è. E fa volare la Juventus.
Nonostante i 32 anni, “Mister No good” sta vivendo una seconda giovinezza: se molti croati non stanno dando il meglio di sé dopo l’epico Mondiale russo, lui è atipico, lui è onnipresente. E con davanti tutto il girone di ritorno da giocare, dovrebbe superare facilmente il suo record di marcature in campionato (dieci la prima stagione a Torino) e la Juventus sa di poter contare su di lui non solo nelle due partite contro l’Atlético Madrid, ma di arrivare fino alla finale del “Wanda Metropolitano” di Madrid il 1° giugno 2019. Quello che tutti i tifosi bianconeri si auspicano.
La fortuna di Allegri sta in due parti: saper leggere le partite, contare in attacco su un giocatore che ha fatto dell’adattamento a diversi ruoli il suo punto di forza. E da quando il tecnico livornese ha spostato l’attaccante croato largo a sinistra invece che punta centrale, sembra che Mandžukić sia diventato ancora più un cecchino di quanto non lo fosse stato in precedenza. Anche perché se ora è in attacco, sul capovolgimento di fronte si trova ad aiutare i difensori in fase di chiusura sugli avversari. Lui che solo dal suo approdo al Wolfsburg ha iniziato a tornare in difesa, ma solo perché gli era stata data una multa perché…non tornava mai indietro. Dopo quella sanzione, le sue squadre hanno sempre giocato alcuni momenti con un difensore in più.
Perché sebbene sia 190×85, il numero 17 bianconero corre, fa sportellate, si sbraccia e si alza in volo con una certa leggiadria. E quando gioca contro le grandi, diventa ancora più letale. Sopratutto in casa, perché degli otto gol segnati in campionato, sei li ha realizzati tra le mura dell’”Allianz Stadium” (compreso anche il gol contro il Valencia in Champions)
Mario Mandžukić è “sopravvissuto” agli attaccanti mainstream della Juventus di questi ultimi anni: da Llorente a Morata, da Zaza ad Higuain e il tridente con Ronaldo e Dybala va a meraviglia (nove volte insieme in campionato).
E la coppia d’attacco ideale per la Juventus sembra quella che nessuno si immaginava quando Ronaldo è stato presentato alla Continassa: CR7 e MM17, con PD10 accanto a loro o dietro di loro.
Tu guarda il caso: quello che doveva essere messo da parte è il migliore, in proporzione più del fenomeno di Funchal. Ma Allegri in cuor suo sapeva che anche quest’anno poteva contare sul fatto di avere in attacco un vero guerriero come “Super Mario”. Uno efficace, pronto al sacrificio, utile, imprescindibile e con la mentalità juventina, ergo vincente
La Juventus si appresta ad incominciare il girone di ritorno dalla vetta della classifica per la trentesima volta nella sua storia e di questo passo l’ottavo scudetto di fila può essere davvero concreto. Merito di una squadra che sembra non avere difetti, una squadra che in campionato fa un…campionato a parte, una squadra che ha molta garra e che non sbaglia un colpo.
Merito anche di un silenzioso ragazzo croato del 1986, vice-Campione del Mondo e che con il gol ha avuto un rapporto particolare. Un ragazzo tecnico, generoso, sempre sul pezzo e meritevole di un rinnovo di contratto e di un adeguamento, perché gente come “Mister No good” serve come il pane.
Si scrive “Mario Mandžukić”, in campo lo si trova ovunque e i tifosi bianconeri sperano possa far rima, a giugno, con “Champions League”.