Caso Strootman, complotto o…
Gerardo Mastandrea, neo Giudice Sportivo subentrato a Gianpaolo Tosel, era atteso alla prima prova del fuoco da quando è salito sullo scranno più alto della giustizia pallonara nostrana. Che il derby di Roma poi potesse produrre i soliti, inesauribili, strascichi polemici a bocce ferme, era lecito prevederlo; come era lecito aspettarsi una coda rovente dopo l’episodio che ha visto protagonisti in negativo l’olandese Kevin Strootman e l’enfant prodige laziale Danilo Cataldi.
Che il centrocampista di Inzaghi fosse destinato ad una domenica fermo ai box, dopo l’espulsione rifilatagli da Banti, era ovviamente scontato; ma l’interpretazione dell’ormai noto articolo 35 del Codice di Giustizia Sportiva in merito alle motivazioni che hanno portato alla squalifica dell’olandese, lasciano parecchio perplessi. Anzi, proprio la natura stessa di tale articolo convince ben poco.
Cataldi, dalla panchina, ha reagito con una plateale trattenuta ad una chiara provocazione di Strootman, con i minimi alti dopo la rete del vantaggio giallorosso appena messa a segno; l’intervento del gioiellino di Formello era sicuramente sanzionabile, ma il rosso appare oggettivamente come un provvedimento troppo severo.
D’altro canto, fare un processo alle intenzioni per il suo avversario non sembra un metodo razionale per la risoluzione del problema; dalla prova tv, i soloni della giustizia sportiva hanno trovato una sorta di liaison fra la trattenuta di Cataldi e la reazione spropositata di Strootman. Francamente dargli torto appare difficile. Ma non pare una motivazione esauriente.
Quello che purtroppo sta passando in secondo piano, è stato il peccato originale che ha scaturito il tutto, ovvero il gestaccio provocatorio della bottiglietta da cui poi è nata la reazione di pancia di Cataldi. Quello che inquieta, nel famigerato articolo 35, è che tale comportamento non viene etichettato come attinente ad una condotta provocatoria e antisportiva. Chapeau. Le due giornate che Mastandrea ha rifilato alla “lavatrice” del centrocampo della Roma a questo punto sono legittime, in un modo o nell’altro. Della serie, “ho caduto o son caduto, sempre a terra ho arrivato”.
Come è umano supporre, è logico che Strootman abbia una coscienza, sapendo benissimo di essere tutt’altro che esente da responsabilità. Che poi tutto coincida con i prossimi impegni della Roma, contro Milan e Juve, oggettivamente c’entra ben poco, e il ritenere tale sanzione quasi figlia delle solite camarille di palazzo lo escludiamo a priori.
Quindi Baldissoni, dg giallorosso, si metta l’animo in pace, mettendo da parte sospetti e ipotesi di complotto. Piuttosto tiri le orecchie al suo giocatore, che col suo comportamento ha privato la sua squadra di un elemento di sicuro affidamento, costringendo peraltro Spalletti a reimpostare una Roma che aveva trovato una sua precisa identità, proprio alla vigilia dei due impegni più delicati della sua stagione.