Il Giro d’Italia cambia faccia
La “Cima Coppi” e la “Montagna Scarponi”. Lo Stelvio, che trasuda leggenda dall’alto dei suoi oltre 2700 metri, e il Mortirolo che spesso ha ricacciato indietro velleità di vittoria di tanti “peones” delle due ruote.
La tappa alpina di ieri doveva dare più corpo alla classifica generale, con Dumoulin dominatore delle prime due settimane e atteso alla fatidica terza tranche della corsa, quella che separa il buon corridore da uno davvero meritevole di candidatura alla vittoria finale.
Sulle rampe dello Stelvio, scalato da ben due versanti – mai visto al Giro! – finalmente lo “Squalo” ha iniziato a mietere le prime vittime. Con la sua cadenza regolare ma capace di far sgretolare gruppi e gruppetti di pesci pilota pronti a insidiarne il dominio, Vincenzo Nibali ha scoperto le sue carte. Si diceva spesso, quasi a voler mitigare i dubbi dopo Blockhaus e Oropa, che il messinese solitamente riservava il meglio per l’ultima settimana. Beh, le premesse per far saltare il banco ci sono tutte!
Il blitz di Bormio è il primo successo di tappa nostrano in quella che è forse la manifestazione tricolore che meglio ci inorgoglisce. L’ultimo exploit, l’anno passato a Risoul, porta ancora la firma di Nibali, che in quella tappa ribaltò le gerarchie della classifica, preambolo al suo secondo alloro in rosa.
Ma la dinamica della vittoria di ieri rende tranquilli per un epilogo di Giro che tutti noi speriamo ricco di gloria. Ritmo regolare, Zakarin, Quintana e Pozzovivo attaccati ai garretti di Nibali con la forza della disperazione. Solo il colombiano ha provato a reagire, con un orgoglio che sembrava ben mascherato da un espressione facciale sempre uguale, indipendentemente dalla fatica e dalla sofferenza.
I tre battistrada – Hirt, Kruijswijk e Landa – arpionati a uno a uno, fino allo sprinti finale con lo spagnolo che lo ha scortato fino al traguardo. Nibali ha mostrato i fendenti, le armi improprie del suo talento, e Dumoulin inizia a tremare.
La tappa dell’olandese, bello e elegante, molto apprezzato dal gentil sesso, è stata di un epico quasi commovente. Fermato per una…. necessità fisiologica impellente, rischia di vedere tagliare la pellicola del suo film immaginario che lo raffigurava in maglia rosa a Milano. L’anno passato, Steven Kruijswijk, altro talento proveniente dalla terra dei polders, ha perso tutto annegando le sue speranze e frustrazioni nella neve del Colle dell’Agnello. Questa volta è stato lo Stelvio a – forse – condannare il buon Tom, che mantiene la leadership ma che vede il suo vantaggio sempre più esiguo. Inutile dire che l’inerzia del Giro è cambiata notevolmente, e oggi sulle rampe dolomitiche, con Aprica e Tonale per poi costeggiare la Val di Sole che diede i natali a Moser e Simoni, ne vedremo delle belle.