Lo sport contro la violenza sulle donne. Il pensiero del prefetto Tagliente…

Lo Sport contro la violenza sulle donne

Tagliente: Poniamoci il problema di come intervenire meglio sul maltrattante

“Lo sport, così come l’arte, la musica e altri simboli della lotta alla violenza ha la capacità di creare occasioni di incontri e la voglia di dialogo, di ascoltare e di approfondire. Nello sport, come nella musica e nell’arte, c’è sempre tanta energia positiva con la forza e la potenzialità di esprimere stati emotivi che vengono interpretati nello stesso modo, dalla maggior parte delle persone. Con il suo linguaggio universale, lo sport, ha il potere benefico di comunicare messaggi positivi comprensibili da tutti, a prescindere dall’età, dalla nazionalità e dal livello di istruzione e bagaglio culturale”. Lo ha detto il prefetto Francesco Tagliente intervenuto al convegno “Lo sport contro la violenza sulle donne. Per vincere insieme”, organizzato presso la Regione Lazio dal segretario generale del GS Flames Gold Carmelo Mandalari, nell’ambito delle iniziative per celebrare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

“La presenza di tanti illustri relatori, studiosi o esperti delle scienze comportamentali – ha proseguito Tagliente- mi incoraggia a sottolineare l’importanza di questo tipo di comunicazione e a fare qualche riferimento alla mia esperienza operativa, consapevole che la migliore ricetta per la soluzione di tutti i problemi risiede nel saper coniugare il sapere con il fare”. “La comunicazione e il dialogo – ha detto ancora Tagliente – per me ha avuto una grande importanza per la lotta alla violenza negli stadi. Nel corso degli anni oltre a puntare sul dialogo, ho mirato a parlare di bambini sugli spalti anziché di feriti, cariche e lacrimogeni. Lascio agli altri la verifica di quanto può essere stato utile. Io mi limito a constatare che per anni a Empoli e a Firenze e per due anni a Roma non ci sono stati grandi incidenti, è che ho potuto sperimentare con successo anche la gestione della sicurezza allo stadio con la polizia lontano dall’impianto portando fino a 5000 bambini sugli spalti dell’olimpico in occasione di un derby serale”. Io sono convinto – ha proseguito- che chi si occupa di comunicazione in tema di sicurezza e di violenza alle persone fragili, se non ha piena conoscenza degli insegnamenti degli studiosi della psicologia della comunicazione, rischia di fare danni seri. Cosi come sono convinto che chi è chiamato ad occuparsi delle persone che versano in un momento di grave fragilità come le donne che hanno subito violenza, bambini o anziani, devono avere conoscenza degli elementi della psicologia della Testimonianza”.

“Da questore di Firenze – ha detto ancora- per dare corretta attuazione alla prima legge antiviolenza del 2009 ho selezionato 48 poliziotti laureati, ai quali ho fatto fare un corso di perfezionamento universitario in psicologia della testimonianza e della comunicazione. Dopo quel corso a Firenze abbiamo continuato ad occuparci delle vittima guardando però anche a come gestire al meglio il maltrattante. Nello stesso anno, nel 2009, a Firenze venne istituito il primo “Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti”