In nome del popolo streaming
In principio era il giornale che informava il tifoso sulle notizie della propria squadra e delle avversarie. Poi arrivò la radiolina, apparecchio in uso sin dagli anni Cinquanta negli stadi italiani di ogni categoria per far sapere al tifoso i risultati degli altri campi. Poi è stato il turno della televisione, prima in bianco e nero e poi a colori, che ha permesso al tifoso di vedere al bar, o dal divano di casa, la propria squadra del cuore.
Poi è stato il turno di internet e del proliferare di siti di informazione che ha permesso al tifoso di informarsi a 360° non solo della propria squadra ma di tutto il mondo del calcio, 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Uno in più è bisestile.
E poi è arrivato lo streaming, croce e delizia di tutto ciò che riguarda il calcio. Creatura di questi primi anni del XXI secolo, lo streaming è l’arma in più del tifoso per vedere le partite.
Streaming fa rima con internet, la fonte di informazione (anche distorta) dell’umanità di questi ultimi decenni. Come funziona? Semplice, basta avere un pc, una connessione Adsl e tanta pazienza nel cercare sul web il link giusto per vedere la partita che si desidera, sperando che il sito non venga chiuso. Perché c’è streaming e streaming, il legale e quello illegale: il primo è a pagamento, il secondo no. O meglio, è “a scrocco” nel senso che la diretta viene presa dai vari canali a pagamento e “gettata in pasto” agli internauti cosi che possano vedere lo spettacolo alla faccia di quelli che hanno pagato il regolare abbonamento alle pay-per-view. Indi per cui durante la partita, in qualunque momento, il sito che trasmette la partita può essere chiuso e l’utente deve ingegnarsi a trovarne un altro. I siti che trasmettono live sono tantissimi, ‘rojadirecta‘ il più conosciuto. Tantissimi chiudono, tantissimi riaprono e avanti così per tanto tempo creando non pochi problemi alle tv proprietarie dei diritti per trasmettere gli eventi.
Ma che senso ha seguire una partita su internet, con una visione magari scadente ed un commento in una lingua di cui neanche si capisce la provenienza? Chiamiamolo masochismo, chiamiamolo brivido del pericolo, chiamiamola pazzia. E la scorsa stagione il sito internet della svizzera RSI 2, che permetteva di vedere le partite di Champions League delle italiane, è stato preso d’assalto dai tifosi italiani in più occasioni tanto da far decidere ai vertici della tv elvetica di togliere la possibilità di far vedere le partite live, adottando la tecnica della diretta testuale.
Ovviamente il discorso streaming non vale solo per il calcio, ma riguarda anche film o serie televisive e oggigiorno dire “lo guardo in streaming” fa molto cool.
Le pay tv, come se non bastasse, da qualche mese hanno un altro nemico, forse peggiore dei precedenti: Facebook. Il più celebre social network terracqueo, con “Facebook Live” (le dirette dove ognuno poteva registrare brevi filmati in diretta), può far trasmettere le partite.
Ma anche Twitter, il social da 160 caratteri, poco tempo fa siglò un accordo con la National Football League per la trasmissione via live di dieci partite di campionato. Risultato: diretta satura di contatti per vedere la partita, come si dice in gergo, “a scrocco”. Nessuno aveva pensato che anche i social avrebbero potuto fare una cosa simile ed ecco presentarsi un vuoto legislativo da colmare. Ed in fretta.
Il nostro Paese purtroppo è indietro legislativamente rispetto al resto d’Europa e sarebbe ora che si trovasse un modo per risolvere questa annosa questione.
Un modo per permettere che lo streaming illegale venga sopraffatto ci sarebbe e lo stanno mettendo in pratica da tempo alcuni fornitori di servizi: musica a pochi cent (massimo 0,99) e pacchetti completi di sport e cinema (i “pacchetti” più venduti) a prezzi molto bassi con un’offerta ampia. Eppure la filosofia (spiccia) è sempre quella: “perché pagare (anche) pochissimo se posso vedere la stessa cosa a costo zero?”.
L’importante è vedere. Vedere gratuitamente partite con una qualità video scadente ed il commento in lingue sconosciute vale più di ogni altra cosa. Alla faccia delle pay-per-view che danno un servizio eccellente ma che per essere usufruito deve far mettere mano al portafoglio del tifoso.