L’Italia di Enzo Bearzot…

Tutti ricordano l’esaltante cavalcata tra Barcellona e Madrid dell’Italia campione del Mondo nel 1982. Ma pochi hanno ancora in mente come gli azzurri arrivarono a quel Mundial dove, alla vigilia, dovevamo fare la figura delle comparse e alla fine ci rivelammo come la stella più brillante nel cielo di Spagna.

Dopo l’ottimo Mondiale in Argentina del 1978, Bearzot preparò l’Europeo da giocare in casa nel 1980: un torneo breve, in cui la sterilità offensiva degli azzurri, in particolare nella sfida contro il Belgio di Happel arroccato dietro e maestro nel fuorigioco, venne pagata con un amaro quarto posto finale. Pochi mesi dopo era già tempo di qualificazioni per Spagna 82; l’Italia venne inserita nel gruppo 5 insieme a Jugoslavia, Grecia, Danimarca e Lussemburgo con una sola nazionale qualificata per la fase finale del torneo iridato. L’esordio avvenne proprio nel piccolo stato centroeuropeo: anche in Lussemburgo però, l’anemia offensiva si fa sentire con gli azzurri che segnano solo due reti (Collovati e Bettega), sbagliano un rigore (Antognoni) e si fanno espellere (Causio e sempre Antognoni).

Nel giorno dei Santi Bearzot si gioca, all’Olimpico, una di quelle che saranno le carte vincenti nel 1982: Bruno Conti. L’ala della Roma è in campo dal primo minuto contro la Danimarca di un giovane Elkjaer, ispirando le due reti vincenti di Ciccio Graziani. 15 giorni dopo Conti, a Torino, scavalcherà con un delizioso pallonetto il portiere della Jugoslavia Pantelic regalando agli azzurri il 2-0 contro quella che è ormai individuata come la vera rivale per andare in Spagna (l’altra rete la segna Cabrini su rigore). L’Italia non si ferma più e a dicembre, a pochi giorni dal devastante terremoto nel sud del paese, Antognoni e Scirea impallinano la Grecia: con quattro vittorie su quattro partite gli uomini di Bearzot sono a un passo dal Mundial. E si incartano. Il girone di ritorno è un calvario: a fine campionato 80-81 la Danimarca vince 3-1 a Copenaghen, al Maracanà di Belgrado Bettega ci salva contro un’assatanata Jugoslavia e infine, a Torino, contro la Grecia, arriva un 1-1 che è il minimo sindacale per ottenere la matematica qualificazione. Resta Napoli e, ancora, il Lussemburgo: Bearzot sperimenta il bomber del campionato, Roberto Pruzzo e l’ala della Juventus Marocchino. Finisce con un misero 1-0, frutto della rete del difensore Collovati e con i fischi del San Paolo. Siamo pronti all’ennesimo disastro, tipo Corea o giù di li: ma come sia finita dopo le prime tre partite a Vigo, lo sappiamo tutti. E chi non c’era basta che cerchi sui libri o su internet cosa accadde tra il Sarrià, il Nou Camp e il Bernabeu tra il giugno e il luglio del 1982.