Il Lipsia ha messo le ali…
Lipsia è una città della Sassonia che fino al 2 ottobre 1990 faceva parte della Germania democratica, legata in passato ai musicisti Bach e Wagner. Nel 1900 lì venne fondata la Federcalcio tedesca e la città ha più o meno masticato calcio durante il corso del Novecento. Da sabato sera, per la prima volta, la squadra cittadina, il RasenBallsport Lipsia, è in vetta alla Bundesliga grazie alla sconfitta per 1 a 0 del Bayern Monaco a Dortmund.
Il Lipsia ha compiuto una doppia impresa in due partite: la prima, il 6 novembre con la vittoria per 3 a 1 contro il Mainz con cui aveva raggiunto in vetta il Bayern e la seconda venerdì sera, sconfiggendo 2 a 3 il Bayer Leverkusen recuperando il 2 a 0 iniziale. I sassoni hanno ora tre punti di vantaggio sui campioni di Germania da quattro stagioni consecutive e tra un mese esatto ci sarà lo scontro diretto all’Allianz Arena: chissà come saranno i rapporti di forza tra la squadra di Ralph Hasenhüttl e quella di Carletto Ancelotti allora, ma intanto a Lipsia si sta facendo festa.
Da quando esiste la Bundesliga “unita”, il RB Lipsia è la quinta squadra della ex RDT a giocare in massima serie dopo Dynamo Dresda, Hansa Rostock, Lokomotive Lipsia ed Energie Cottbus: i primi ora sono in Zweite Liga, i secondi in 3. Liga, il Lokomotiv è fallito nel 2003 e, come l’Energie, milita in Regionalliga, quarta serie. L’Energie Cottbus è retrocesso in Zweite Liga nel 2009 e proprio quell’anno nacque il sodalizio biancorosso.
Dalla parti di Lipsia si può parlare di un vero miracolo sportivo, in quanto il club dei tori è alla prima partecipazione nella massima serie tedesca, ma non è una squadra sprovveduta, visto che alle sue spalle (monetariamente parlando) c’è la Red Bull. Eh si, la nota azienda austriaca di bevande energetiche è il “patron” del club e, grazie ad ingenti investimenti, dalla quinta divisione è arrivata al primo posto in classifica in Bundesliga, sfruttando al meglio la “Red Bull Arena” (ex Stadio Centrale), ristrutturata per il Mondiale di dieci fa e da allora poco utilizzato, se non per la partita di addio di Michael Ballack di tre anni fa.
La Red Bull ha fatto dei ragionamenti (economici) anni fa su come e dove investire in Germania e la scelta cadde nei territori della ex Repubblica Democratica Tedesca. Si decise di investire sul SSV Markranstädt, club allora di quinta divisione, cambiandogli il nome.
La Red Bull da anni ha interessi nello sport, dalla Formula 1 allo sport estremo: dalla Scuderia Red Bull (vincitrice di quattro titoli mondiali costruttori e piloti consecutivi con Sebastian Vettel ) alla Toro Rosso all’impresa del base jumper austriaco Felix Baumgartner al particolare Red Bull Flugtag (un evento dove veri temerari si lanciano con dei trabicoli da un pontile a mo’ di aeroplani) oltre a molte sponsorizzazioni di eventi sportivi.
Il discorso calcistico in casa Red Bull era iniziato già nel 2005 quando prese possesso dell’allora Austria Salisburgo, cambiandogli denominazione (Red Bull Salisburgo), stemma e colori sociali. E da allora il club ha vinto sette titoli (uno con in panchina Giovanni Trapattoni), quattro Coppe nazionali e nella stagione 2013/20014 ha raggiunto gli ottavi di Europa League, suo miglior risultato europeo di sempre (anche se con il vecchio nome e la vecchia dirigenza si spinse fino alla finale di Coppa UEFA nel 1994 perdendo contro l’Inter).
Da allora la Red Bull ha messo il naso (anzi, le corna) anche in MLS con i New York Red Bull, nel campionato brasiliano con il Red Bull Brasil (Serie D) e in Africa con l’Accademy Red Bull Ghana, ora in mano al Feyenoord. E da sette anni l’azienda dei due tori rossi che si scornano si è gettata nel calcio tedesco ma è stata molto contestata anche se è un progetto molto interessante. I tradizionalisti sono fermamente contrari perché vedono nel RB Lipsia un progetto di plastica che potrebbe portare ad uno scossone negativo nel calcio tedesco. Ma intanto Kaiser e compagni, almeno per una settimana, vedranno tutte le avversarie dall’alto verso il basso. Da qua a maggio il campionato è ancora lungo, ma i presupposti per fare bene ci sono. Eccome.
La Germania però è severa anche nel calcio e non ammette sponsorizzazioni nel nome delle squadre, a meno che l’azienda sponsorizzatrice non sia tra le fondatrici della squadra, come avvenuto nel 1904 tra l’azienda farmaceutica Bayer ed alcuni suoi dipendenti che volevano istituire una polisportiva aziendale.
Ma visto che “fatta la legge trovato l’inganno”, la Red Bull non appare direttamente nel nome del club, ma indirettamente: la R e la B del nome del club non significano Red Bull ma RasenBallsport, che in tedesco significa “squadra dello sport su prato”. Inoltre è stata creata anche una nuova dirigenza ad hoc.
Eppure non è la prima volta che in Germania ci sono squadre di calcio che possono godere di ingenti fondi da parte di grandi aziende: da SAP con l’Hoffenheim all’Audi con l’Ingolstadt, dalla già citata Bayer con il Leverkusen alla Volkswagen con il Wolfsburg. Ma in questi casi si parla solo di sponsorship, non di proprietà.
Però attenzione, fermiamoci un attimo: in campo scendono i giocatori, giocatori in carne ossa e visto che nel calcio chi vince ha sempre ragione, in casa RB non si è primi per caso, a questo punto. Un conto è essere una delle grandi del calcio tedesco, un conto è essere una matricola con il potenziale economico da top team. Venerdì sera ha rimontato due gol a Leverkusen (la scorsa stagione il Bayer aveva eliminato la Lazio nei play off di Champions, per la classifica avulsa è stato eliminato dalla Roma ed è stato eliminato poi negli ottavi di UEFA Europa League quindi non una squadretta), ha finora vinto otto partite (di cui una contro il Borussia Dortmund), pareggiate tre (ad esempio contro Hoffenheim e Colonia) e alla voce “sconfitte” è ancora a zero, con 23 gol fatti e solo nove subiti. Il Bayern Monaco ha segnato un gol più e subito due reti in meno, ma nel calcio contano le vittorie e i bavaresi sono fermi a sette. Quindi, di cosa stiamo parlando?
La rosa a disposizione di Hasenhüttl è molto giovane ed il settore giovanile si muove bene nella ricerca di nuovi talenti. I top scorer della squadra sono lo svedese Emil Forsberg ed il tedesco Tim Werner con cinque reti, mentre stanno facendo un bel torneo, tra gli altri, il giovane centrocampista guineiano Keita, l’attaccante tedesco Davie Selke e il centrocampista scozzese Oliver Burke arrivato in estate dal Nottingham Forest. E lo stadio, da cattedrale nel deserto, è sempre pieno.
Peccato il grande ostracismo delle avversarie e delle loro tifoserie: inqualificabile il gesto dei supporter della Dinamo Dresda che, in occasione del match agostano di Coppa di Germania, lanciarono una testa di toro mozzata verso il settore dello stadio che ospitava i “colleghi” del RB. Va bene essere contro, ma a tutto c’è un limite.
Nel calcio, come detto, chi vince ha sempre ragione. Per ora dalle parti della Red Bull Arena ci si gode il momento e tocca ora alle avversarie recuperare terreno.
Di sicuro i manager della Red Bull non sono sprovveduti ma soprattutto i tifosi sperano che questo magic moment non finisca mai.