L’importanza di chiamarsi…Rino!

Rino Gattuso

L’importanza di chiamarsi…Rino Gattuso!

La finale di Coppa Italia in programma mercoledì 17 giugno allo Stadio Olimpico assegnerà il primo titolo sportivo ufficiale dopo la brusca interruzione dovuta alla diffusione pandemica del Covid 19; la Juventus, dominatrice assoluta delle ultime 8 stagioni italiane, incrocerà la “spada” con il Napoli che, assieme alla Lazio e parzialmente al Milan, è risultata una delle poche formazioni a tenerle testa in questi anni a tinte decisamente bianconere.

Le prodezze di Mertens

Un Napoli che arriva a questo risultato importante, comunque vada a finire, grazie alle prodezze di Mertens, certamente, ma soprattutto grazie al suo tecnico, chiamato a ricostruire sulle macerie lasciate nell’ambiente azzurro dal conflitto scatenato dalle discutibili dichiarazioni del suo stesso presidente, Aurelio De Laurentiis, e dal comportamento non proprio professionale e corretto dei calciatori, entrati poi in polemica anche con Carlo Ancelotti, allenatore di indubbie ed indiscutibili qualità ma forse incapace di gestire una polveriera come quella generatasi all’interno dello spogliatoio partenopeo.

Rino Gattuso ha preso di petto la situazione

Gattuso, lungi dall’esserne spaventato, ha preso immediatamente di petto la situazione, come ha sempre fatto nella sua storia personale fuori e dentro il rettangolo di gioco, ci ha messo la faccia e la sua proverbiale grinta, ricostruendo pezzo per pezzo una squadra che non era più tale, ricompattandola e riportandola ai livelli pronosticati ad inizio stagione quando da tutti veniva indicata come la più accreditata rivale della Juventus nella corsa scudetto.

In campionato non è stato possibile rimontare l’enorme distacco accumulato, anche perché i risultati non sono venuti da subito, ma nella coppa nazionale, dove negli scontri diretti ha potuto far risaltare maggiormente le sue doti di stratega e di combattente, è riuscito a far sì che certi valori emergessero, dando o ridando fiducia anche ad elementi che erano stati accantonati o scarsamente valorizzati dalle gestioni tecniche precedenti.

Gattuso comunque ne uscirà vincitore

Comunque vada a finire l’uomo Gattuso ne uscirà vincitore: del resto ciò che più impressiona di Rino, che in realtà si chiama Gennaro ed a Napoli questo vorrà pur dire qualcosa, è la grande capacità di immedesimarsi nelle situazioni, tutte difficili e complicate, nelle quali si è trovato a lavorare da quanto ha scelto d’intraprendere la carriera di allenatore, nonostante i meriti acquisiti da calciatore avrebbero potuto consentirgli una partenza più morbida, come è accaduto a molti dei suoi compagni iridati del 2006.

A Palermo, a Pisa, nel Milan, ha sempre dovuto far fronte a crisi societarie, difficoltà ambientali, altalenanti umori dirigenziali; ma lui, risultati alla mano, ha tirato avanti per la sua strada, riuscendo quasi sempre a trarre dal materiale umano a sua disposizione il massimo possibile.

Sempre lucido ed estremamente razionale nelle dichiarazioni post partita, Gattuso non ha mai accampato inutili e puerili scuse di fronte alle sconfitte, ne ha mai irriso gli avversari dopo una vittoria, abitudini purtroppo molto diffuse tra i suoi colleghi.

Il dolorosissimo addio alla giovane sorella

Conscio delle sue capacità e dei suoi limiti, Rino non ha mai creato intralcio ai suoi datori di lavoro, non si è mai impuntato per un contratto ed anzi ha rinunciato spesso a denari già pattuiti preferendo togliere il disturbo piuttosto che restare a “dispetto dei santi” anche quando ciò ha comportato rinunce pesanti a livello economico ed affettivo (come è stato il suo addio al Milan), tutelando sempre però la situazione retributiva dei suoi collaboratori a scapito della propria, o facendosene personalmente carico.

Il recente, dolorosissimo addio alla giovane sorella, scomparsa all’inizio del mese a soli 37 anni, non fa che accrescere l’affetto, non solo dei napoletani, nei suoi confronti, guerriero dal volto truce ma dal cuore nobile e tra l’altro molto ben preparato anche dal punto di vista tattico, particolare troppo spesso trascurato dalla critica sempre portata a dipingerlo soltanto come un allenatore coriaceo ed indomito.