L’importanza dei soldi nei risultati dei club di Serie A

Serie A

La massima divisione italiana, la Serie A, era un tempo uno dei maggiori campionati nazionali nel panorama europeo. Diverse le squadre italiane che potevano realmente competere con le maggiori squadre inglesi, tedesche o spagnole.

Certo, da allora il nostro massimo campionato ha subito un leggero calo a livello di popolarità in tutto il mondo. Tuttavia, è comunque riuscita a ottenere una reputazione come uno dei campionati più belli al mondo. Per questo motivo sono ancora molti i giocatori che ambiscono a un posto nelle nostre squadre. Il mito della popolarità, dell’ingaggio stratosferico e la possibilità di misurarsi nelle competizioni europee migliori erano una calamita per i nuovi talenti mondiali. Anche i bookmaker non AAMS sapevano tutto questo e le quote venivano aggiornate parecchio anche in base al calcio mercato.

La situazione attuale

Oggi però molti club hanno problemi finanziari tanto che sono molti i giocatori di caratura internazionale che potrebbero lasciare il nostro campionato. In una sorta di involuzione negativa meno soldi significa meno giocatori. Questi ultimi significano un gioco meno avvincente con il risultati di minori incassi e ancora meno soldi. Si scivola in una spirale negativa.

Noto il caso del presidente dell’Inter, Steven Zhang, che chiese ai giocatori e allo staff se fossero disposti a rinunciare a due mesi di stipendio per aiutare il club a superare il difficile periodo finanziario. Un chiaro segno della crisi in atto. Diversi club italiani presero spunto dalla proposta del presidente dei nerazzurri chiedendo la stessa cosa.

Al momento attuale una delle poche che sembra non avere, o almeno averne meno, problemi finanziari è il Napoli. Questo è in gran parte dovuto alla gestione prudente del presidente De Laurentiis quando si tratta di questioni economiche.

Tuttavia, è chiaro che queste mosse potrebbero cercare di costringere alcune delle più grandi stelle che attualmente giocano in Italia a cercare alternative. Trasferirsi a giocare nella Premier League inglese, La Liga spagnola, Bundesliga tedesca o persino la Ligue 1 francese come possibilità. L’Inter è in una posizione piuttosto precaria, così come i vicini di casa e gli accaniti rivali del Milan, così come la Juventus, a causa del loro coinvolgimento nella famigerata Super League europea.

Le ragioni del declino

I motivi del declino della Serie A sono tanti, ma alcuni sono plateali.

Perdita di fuoriclasse

Dal 2009 in poi e fino oggi l’esodo di giocatori chiave da parte delle maggiori squadre italiane è stato inarrestabile. Da quell’anno si sono registrati le prime grosse perdite come Zlatan Ibrahimovic e Kakà due dei migliori attaccanti del mondo in quegli anni. Entrambi finirono in squadre spagnole, Barcellona e Real Madrid. Fu forse l’inizio del declino per la Serie A e il risorgere dei campionati europei.

Stadi obsoleti

Impianti vecchi, norme di sicurezza precarie, scandali a livello di corruzione. Una storia su tutte? L’oramai leggendario (nel senso che di questo passo rimarrà leggenda) stadio della Roma. Oltre 10 anni di progetti, scandali, cambi di zona e una confusione totale. Una situazione che non fa certo onore al calcio italiano oltre che quello capitolino.

Situazioni finanziarie dei club

Come già accennato, le difficoltà finanziarie della Serie A hanno portato a un altro problema: un allarmante calo del livello di calcio. L’impossibilità di attrarre top player significa che l’Italia non è più il terreno di gioco di grandi come Diego Maradona, Michel Platini, Marco Van Basten o Gabriel Batistuta.

Piuttosto, ora è il rifugio per i giocatori a fine carriera che hanno da tempo passato il loro momento di maggior rendimento sportivo. Con la serie A che diventa un sorta di cimitero degli elefanti il campionato diventa meno attraente e di conseguenza i problemi finanziari si acuiscono.

I club non sono più una minaccia in Europa

Nei dieci anni dal 1989 al 1998, la Serie A ha avuto almeno una rappresentante nella finale di Champions League in nove occasioni su dieci. È stato un periodo glorioso di dominio in cui squadre del calibro di Milan, Juventus e Sampdoria sono arrivate regolarmente alla finale della più importante competizione per club. Oggi c’è ancora qualcosa da dire in merito? Meglio tacere.

Nessun marketing internazionale

Come al solito noi italiani tendiamo ad avere una visione miope, di corto raggio. Il calcio italiano non ha mai fatto lo stesso marketing in altre zone del mondo come nel caso della Premier League.

Oggi le squadre inglesi come Chelsea, Liverpool e Manchester contano su schiere di tifosi asiatici in paesi come Thailandia, Vietnam e Cina. Questo vuol dire vendita di diritti televisivi, oggettistica e relazioni internazionali solide. Lo stesso vale per i maggiori incontri dei campionati tedeschi e spagnoli che vengono trasmessi dalle televisioni asiatiche. Gli incontri italiani? A parte le partite tra Inter, Milan e Juventus le altre sono semplicemente “non pervenute”.

Ora si può solo guardare avanti

Sarebbe ora di non piangersi addosso. Guardare avanti cercando di coltivare dei talenti in casa, sanare i debiti dei club e riportare il calcio italiano a una dimensione normale e godibile per tutti. Il tifoso vuole gioco e spettacolo, non vuole sapere che la squadra ha una bassa prestazione perché i manager non sono in grado di fare il proprio lavoro.

È ora che le squadre italiane tornino a contare qualcosa in Europa, sta facendo bene l’Atalanta che conta su budget minori rispetto a Juve e Milan ma ha risultati migliori. Che gli altri prendano esempio e che si impegnino tutti a riportare in auge il calcio italiano di club come una volta.