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Lazio, Sarri in conferenza: “Risalire la classifica prenderà tempo”

Sarri amareggiato per il pari contro il Monza

LA DELUSIONE DI MAURIZIO SARRI CON LA MANO IN TESTA ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Maurizio Sarri al termine del match contro il Monza, risponde così, in conferenza stampa, riguardo la partita ed i fischi a fine gara. La Lazio non riesce ad accendersi, e il tecnico lo sa.

Lazio, le parole di Sarri in conferenza

Negli ultimi 30 metri non riuscite a improvvisare, è questo il problema?

“Il problema è duplice, abbiamo perso anche la solidità difensiva che avevamo, anche se nelle ultime partite qualcosa stiamo facendo. Stiamo crrando poco rispetto alla mole di gioco che facciamo. L’impressione è che abbiamo smesso di attaccare gli spazi e la porta. E’ una delle cose di cui stiamo parlando per risolvere la situazione. Un problema è anche l’aspetto mentale, perché tra i due gol abbiamo concesso troppo agli avversari. Il secondo tempo abbiamo fatto bene, abbiamo avuto le palle gol per vincerla”.

Sembra che la Lazio è tornata al primo anno.

“Per i nuovi è così, per gli altri è più difficile pensarla in questo modo. A livello di applicazione i ragazzi ci sono, altrimenti non giochi discretamente per 70 metri. Ci sta frenando qualcosa di diverso, è difficile capire il perché, anche perché quando vediamo i video notiamo gli errori. Oggi Ciro ci ha dato più profondità”.

Ci confermi che tutti stiano remando nella stessa direzione?

“Posso essere sincero? Mi sembra una domanda senza senso. Questa sensazione non ce l’ho”. 

Lo score non è molto rincuorante, la Lazio ha fatto solo quattro punti. Sei preoccupato?

“Il livello di preoccupazione ci può essere, ma deve esserci consapevolezza. Quando ci si trova in qeste situazioni, bisogna avere la consapevolezza che la risalita sarà lenta, se si va in difficoltà lo è ancora di più. Risalire la classifica prenderà tempo, non ha senso farsi prendere da ansie e fare drammi, penso sia la peggiore strada da prendere. Poi bisogna ritrovare le nostre caratteristiche come la solidità difensiva e allo stesso tempo la capacità di trasformare le azioni in palle gol. Se si ritrovano queste cose si risalirà in maniera naturale. Sono attento a cercare di capire i motivi per cui ci siamo persi”.

Ci sono stati scampoli di partite fatte bene. La squadra è sollecitata contro squadra di livello?

“Secondo me è meno ordinata, rispetto allo scorso anno e questo ci garantiva di dare di più anche in fase difensiva. Questo bisogna ritrovarla, perché sennò nel nostro gioco facciamo molta fatica. Nel primo tempo non siamo riusciti ad alzare la linea difensiva ed eravamo sempre in ritardo negli scivolamenti, questo ci rende meno incisivi negli ultimi 20 metri. Contro avversarie superiore ci sono più motivazioni. Poi c’è l’aspetto tattico: si affrontano squadre che vogliono fare la partita e quindi ci sono più spazi”.

Come si esce da questa situazione?

“Il problema tattico nei nuovi esiste, non sono ancora coinvolti nel modo di giocare e di difendere. Per i vecchi è difficile comprendere quest’involuzione. A meno che la squadra l’anno scorso abbia fatto il 105% delle proprie potenzialità”.

La squadra è priva di entusiasmo?

“Quando ci sono periodi in cui vinci l’entusiasmo cala, succede a tutti. In allenamento non ho l’impressione che la squadra sia spenta, per questo non mi spiego certe cose. Ne martedì, ne oggi nel secondo tempo ho visto una squadra morta, ma una in difficoltà”.

La sua sensazione è che l’attacco dello spazio manca, è momentanea?

“Penso e spero sia così. Se ripenso alle nostre migliori partite vedo molte ricezioni dentro degli esterni. Sono cose che l’anno scorso avevamo acquisite, spero siano momentanee”.

Perché la squadra non pressa molto?

“Oggi eravamo passivi. Pressare così è dura. Poi c’era anche un discorso di distanze. Se parli ai difensori ti dicono che stavano bassi perché la palla era scoperta e gli attaccanti ti dicono che non pressavano perché la squadra era lunga. Ho visto una squadra passiva, come a pensare che il gol era fatto e quindi la partita era vinta”. 

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