La battaglia legale tra la Lazio e Petkovic, dopo il licenziamento per giusta causa inoltrato dal club biancoceleste nei confronti del tecnico bosniaco, è soltanto agli inizi. Della vicenda è tornato a parlare Paco D’Onofrio, avvocato dell’allenatore, che ai microfoni di Tuttomercatoweb ha spiegato: “Tutto è iniziato il 23 dicembre 2013 quando, dopo aver firmato per la prossima stagione un regolare contratto con la Federazione Svizzera, mister Petkovic ha avvertito l’obbligo morale di avvertire il presidente Lotito, che, sorprendentemente, prima lo ha invitato a dimettersi e poi gli ha inviato una lettera di contestazione disciplinare, non in base alle norme sportive, ma ai sensi dello Statuto dei lavoratori, caso unico nel calcio. Credo che le norme sportive siano piuttosto chiare: quando una società non è più soddisfatta dell’operato di un allenatore, se questi non si dimette autonomamente, ha solo la possibilità di esonerarlo, come sempre è avvenuto, naturalmente pagando quando contrattualmente previsto per il periodo restante. In questo caso, invece, la Lazio sostiene che il futuro accordo con la Svizzera avrebbe compromesso la serenità dell’ambiente ed il rendimento dei calciatori, costituendo, pertanto motivo di licenziamento, con conseguente mancato pagamento di quanto contrattualmente dovuto“.
D’Onofrio ha poi aggiunto: “Abbiamo sostenuto l’intenzione di rivolgerci alle autorità competenti, sportive e statali ed a quel punto per tentare una soluzione bonaria è stata la Lazio ad inviarci una proposta economica che abbiamo ritenuto inaccettabile, poiché non aveva, quale presupposto, il riconoscimento di correttezza e lealtà del comportamento osservato dal mister in queste ultime settimane“. Le prossime mosse sono presto spiegate: “Naturalmente impugneremo questo licenziamento che consideriamo ingiusto ed illegittimo, in primis perché attribuisce a Petkovic come colpa comportamenti che nessuna norma effettivamente vieta, in secundis perché chiederemo il risarcimento anche per i danni d’immagine subiti dal mister, che, tuttavia, ha riscosso la solidarietà di molti suoi calciatori, a dimostrazione del fatto che intorno a lui nello spogliatoio non c’era certo un clima di sfiducia. Sul piano istituzionale, sarà certamente nostra cura rappresentare l’accaduto alle autorità sportive internazionali, affinché venga aperta un’inchiesta sull’accaduto, non solo a tutela del mio assistito, ma dell’intera categoria degli allenatori“.