Lazio: un anno fa il successo in Coppa Italia contro l’Atalanta

L'ESULTANZA DELLA LAZIO CON SERGEJ MILINKOVIC SAVIC ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Il 15 maggio del 2019 la Lazio di Simone Inzaghi ebbe la meglio sull’Atalanta di Gasperini nell’atto finale della Tim Cup giocato allo stadio Olimpico

La bellezza del calcio sta proprio nella sua capacità di rendere imprevedibile ciò sulla carta sembra già segnato. La finale di Coppa Italia del 2019 tra capitolini e bergamaschi è stata una delle pagine più belle da sfogliare dell’immenso libro del “pallone” nostrano.

La compagine romana seppur più abituata a calcare certi palcoscenici non veniva da una stagione esaltante e la vittoria del trofeo era di fatto l’unico modo per evitare il fallimento totale. Per la Dea era una storica occasione per vincere un titolo dopo la Coppa Italia vinta nel 1963 contro il Torino. A differenza dei rivali però, la formazione lombarda poteva vantare l’entusiasmo di un campionato fuori da ogni logica, concluso poi due settimane dopo con un terzo posto che ancora lascia increduli.

Noi di sportpaper.it eravamo lì, nella Tribuna Stampa dello Stadio Olimpico, teatro ormai stabile dell’ultimo atto della coppa nazionale. Una serata unica, per certi versi epica visto che era la prima volta che un match tra queste due formazioni valeva la gloria da consegnare agli almanacchi.

Atlanta-Lazio: il racconto della partita

Notoriamente la visuale dell’impianto romano non spicca per la sua eccellenza, eppure dalla postazione dedicata ai giornalisti si possono scorgere dei particolari di assoluto valore. A sinistra la curva nord laziale, a destra la sud occupata per l’occasione dai bergamaschi. Cori, sfottò, bandiere al vento e pregevoli vessilli a rendere lo snervante pre-partita colorato e roboante. Non saranno i club più titolati della storia, ma le loro tifoserie non hanno nulla da invidiare a nessuno. Un’atmosfera che non si vedeva da tempo nell’ultima partita della tanto bistrattata manifestazione nazionale. Il tutto contornato da pioggia e temperature non proprio consone alla primavera, proprio per non farsi mancare nessun genere di stranezza.

Il fischio d’inizio quasi sembra spezzare quella magia dell’evento, ma bisogna decretare un vincitore, anche se entrambe lo sono già in parte per le idee tattiche innovative messe in campo nei mesi precedenti. Le squadre sembrano risentire della pressione, soprattutto la Lazio che rischia a ridosso della mezzora. Palo clamoroso di De Roon dopo un batti e ribatti in area di rigore e un tocco di mano di Bastos giudicato involontario dall’arbitro Banti di Livorno. Poco dopo spazio anche alle proteste dei romani per un fallo di Masiello su Correa a limite dall’area: il fischietto toscano decide di cacciare fuori dal taschino il giallo e non il rosso.

La ripresa prosegue sulla stessa scia, ormai è chiaro che c’è bisogno di un episodio per sbloccare la partita. La Lazio è scarica e i suoi uomini migliori non sono al meglio, l’Atalanta non sembra avere lo stesso piglio del campionato, ma d’altronde una finale ha altri connotati, serve anche una componente di personalità che a Gasperini manca, ma che Inzaghi custodisce gelosamente in panchina. Ebbene si, l’asso nella manica è Milinkovic Savic, recuperato in extremis dopo l’infortunio nella semifinale contro il Milan.

Il serbo fa il suo ingresso in campo al 77′ al posto di Luis Alberto. Ci impiega appena tre minuti a mettere la sua decisiva firma. Corner di Leiva e colpo di testa sul palo lontano dove il portiere atalantino Gollini proprio non può arrivare. L’urlo di liberazione della parte biancoceleste dello stadio la dice lunga sulla tensione accumulata. D’altronde stava iniziando ad aleggiare lo spettro dei supplementari. A mettere la parola fine ci pensa Correa con una giocata sublime in contropiede. È la settima affermazione nella competizione per gli aquilotti, che si confermano come secondo club più vincente dell’ultima decade.

Il post gara

La fortuna degli addetti ai lavori è quella di poter vivere anche il post partita con le voci e le testimonianze di protagonisti. Alla felicità dei vincitori si contrappone la delusione degli sconfitti, in particolar di mister Gasperini al quale non è andato giù il calcio di rigore non fischiato nel primo tempo. A più riprese rimarca il suo disappunto per la scelta di Banti, a suo parere non corretta. La banda Inzaghi invece fa festa e Parolo e Cataldi corrono verso l’uscita per portarsi a casa la coppa. In fondo è proprio vero, il successo dà sempre un po’ alla testa. Ma d’altronde è giusto così.