In un Olimpico vestito a festa per il Maglia Day che ha portato sugli spalti quasi 50.000 tifosi colorati di biancoceleste, la Lazio incontra più resistenze del previsto contro un Chievo ben organizzato e come al solito ben disposto in campo. Biancocelesti subito pericolosissimi con la gran botta di Candreva su punizione (a lato di poco), poi per mezz’ora la partita si assesta su ritmi blandi. Il forcing dei ragazzi di Pioli riprende nell’ultimo quarto d’ora di frazione: l’occasione più nitida capita ancora sui piedi del numero 87, ma Bizzarri è prodigioso con un guizzo a tenere la porta inviolata. L’ex della partita, però, nulla può proprio sul finire dei 45′, quando un’inarrestabile progressione di Klose, sugli sviluppi del contropiede innescato da Radu, si tramuta nel vantaggio laziale: 1-0 all’intervallo.
A inizio ripresa i capitolini provano subito a chiudere il match, ma prima Candreva e poi Orazi peccano in lucidità nella più clamorosa delle occasioni di avvio secondo tempo. Comincia la girandola delle sostituzioni da ambo le parti (fuori tra gli altri uno stanchissimo e applauditissimo Klose per far posto a Keita), mentre il Chievo prende coraggio e, con Schelotto prima e Botta poi, insidia due volte la porta di Marchetti senza tuttavia chiamare in causa l’estremo difensore. Sembra solo un fuoco di paglia perché la Lazio torna ad attaccare e sfiora il raddoppio con Keita, su cui ci vuole ancora un decisivo intervento di Bizzarri, migliore in campo dl match. E invece a un quarto d’ora dalla fine, tra l’incredulità generale, il Chievo pareggia con una gran botta al volo di Paloschi che inchioda Marchetti. Il forcing finale non produce gli effetti sperati: finisce 1-1, i biancocelesti riconquistano il secondo posto in solitaria ma è solo la magra consolazione di un pareggio amaro, perdendo l’occasione di allungare sulla Roma e tenere a distanza il Napoli.