Cristian Brocchi doppio ex di Lazio e Milan, che si sfideranno domani sera alle 20:45 allo stadio Olimpico ha parlato del suo passato a Milano e della sua esperienza alla Lazio in un’intervista di “Il Cuoio”, ecco le sue dichiarazioni.
Lazio, Brocchi: “Il 26 maggio la chiusura del cerchio”
Il momento più bello vissuto al Milan?
“Ripeto: giocare da titolare un quarto di finale di Champions League contro l’Ajax e risultare uno dei migliori in campo, è un qualcosa di straordinario. Così come la doppia semifinale contro l’inter: il primo derby lo giocai titolare, il secondo subentrai”.
Cosa l’ha spinta, l’estate del 2008 a lasciare Milano e trasferirsi a Roma?
“Furono due i motivi principali. Il primo di carattere personale: se tu guardi i tabellini delle gare che ho giocato, ti accorgerai che ho fatto tante gare di livello importante: due semifinali Champions nel 2003, una semifinale nel 2007. Eppure molti facevano fatica a considerarmi parte di quelle vittorie. Sembrava sempre che i meriti fossero tutti di altri. Anche di chi giocava molto meno di me. Mi sono ritrovato in una situazione assurda, dove sembrava sempre che altri vincessero i trofei e io no. Quindi avevo voglia di cambiare, di vincere con una maglia diversa rispetto a quella del Milan. E poi, non so perché, ma la Lazio è una squadra che mi è sempre stata simpatica”.
Alla Lazio ha avuto quattro tecnici.
“Quello con cui mi sono trovato meglio, senza ombra di dubbio, è stato Reja. Mi ha allungato la carriera. Una persona fantastica e un grande tecnico. È stato un gestore perfetto all’interno del gruppo: ha toccato le corde giuste e io credo di avergli dato una bella mano, anche in una situazione difficile. Mi ha gestito benissimo e in quegli anni credo di aver dato un buon contributo”.
Lascia il calcio al termine della stagione 2012-13, con la vittoria della Coppa Italia contro la Roma.
“È stata la chiusura del cerchio. Ringrazierò per sempre la Lazio, che mi diede la possibilità di festeggiare quella vittoria a Piazza di Spagna con migliaia di tifosi. E stato un premio ai cinque anni passati a Roma. Chiaramente quell’anno non sono riuscito a dare tanto in campo, ma ho cercato di aiutare dal punto di vista morale”.