“Squadra che vince non si cambia.” Recita così uno dei detti più conosciuti del gergo calcistico, legge non scritta del variopinto mondo del pallone. Rispetto alla scorsa stagione, la Lazio ha cambiato molto poco, anzi, se non fosse per il grave infortunio di De Vrij a Lotito e Tare andrebbe convenuto il merito di non aver modificato proprio nulla.
LAZIO IN CERCA DI SE STESSA
Circa un anno fa i biancocelesti aprivano una serie di grandi partite che hanno valso, a fine campionato, terzo posto e conseguente qualificazione ai preliminari di Champions. Quella squadra correva, pressava, palleggiava divinamente e andava in gol con estrema facilità, attirando le attenzioni di numerosi appassionati europei.
La quasi totalità di quei ragazzi è ancora lì, a Formello ad allenarsi e a rappresentare la società nata nel 1900 la domenica e negli impegni internazionali. Giovedì c’è l’Europa League, c’è il Galatasaray, e la missione della Lazio dev’essere semplicemente una: ritrovare se stessa.
Nella stagione in corso tutto (o quasi) è andato storto, con la comparsa di limiti preoccupanti che costringono, ora, ad inseguire un misero sesto posto in Serie A. Fragilità difensiva, manovra lenta e bomber poco prolifici sono chiari segni del passo indietro che è stato fatto da tutti, compreso Stefano Pioli, comandante di un equipaggio senza armonia. Il basso livello delle avversarie affrontate nel girone di coppa avrà ingannato molti, generando speranze e sogni smorzati sul nascere, prima ancora di entrare nel vivo.
La fortuna, tuttavia, è che siamo ancora a febbraio e non tutto è perduto. Una piccola scintilla ha mostrato la gara contro il Verona, ultimissima forza del campionato nostrano (a proposito di basso livello delle avversarie), quando ad andare in rete sono stati tutti gli uomini offensivi dei biancocelesti ad eccezione di Miro Klose, ma ciò oramai non fa più notizia. Una piccola scintilla ha mostrato la voglia di fare, di mettersi in gioco, di lasciarsi alle spalle la negatività della seconda parte del 2015.
Un De Vrij in meno può giustificare le insicurezze del reparto arretrato, non la fluidità di gioco dalla metà campo in su. L’assenza di un vice-Biglia intaccherà qualche meccanismo, ma anche senza l’argentino la qualità in mezzo al campo non manca affatto.
Credere in se stessi, tirare fuori l’orgoglio e, magari, rivedersi qualche partita di fine campionato scorso. Forse basterebbe questo. Sarebbe sufficiente, forse, guardarsi allo specchio, ricordarsi le proprie capacità e dare tutto per esprimerle. Questa Lazio vale di più, basta saperlo.