La Dea dei miracoli
L’Atalanta non vince a Torino contro la Juventus dall’8 ottobre 1989: da allora solo due pareggi ed una vittoria all'”Atleti azzurri d’Italia” datata 4 febbraio 2001. Se dovesse espugnare lo “Stadium” la Dea compirà un vero miracolo, visto che da quando è stato inaugurato lo stadio della Juventus, solo in cinque occasioni la squadra avversaria si è portata a casa l’intera posta in palio. Ma anche un pareggio per i ragazzi di Gasperini potrebbe essere tanto, visto che i nerazzurri sono la squadra più in forma in campionato (sei vittorie di fila) mentre i bianconeri, una corazzata in strada Altessano (sei vittorie su sei in casa finora), stanno attraversando un brutto momento tra la scottantissima sconfitta di Marassi contro il Genoa ed una moltitudine di infortuni che sta mettendo in crisi Allegri.
E proprio il match di sabato sera è quello di cartello della 15a giornata. E nessuno a Bergamo avrebbe pensato di arrivare a Torino contro i campioni d’Italia da cinque anni di fila e giocarsi il terzo posto in classifica. Terzo posto che significherebbe (anche se si è solo a dicembre) il preliminare di Champions League.
Ed in una città passionale come Bergamo, qualcuno inizia a parlare sia di Europa che di scudetto. Gasperini, allenatore saggio e che fa giocare bene le sue squadre (Inter e Palermo a parte in una carriera ultradecennale), butta acqua sul fuoco anche se in cuor suo spera di continuare in grande spolvero questo campionato che sembra davvero incredibile ed inaspettato. Inaspettato senza ombra di dubbio, visto che nelle prime cinque partite Raimondi e compagni avevano racimolato solo tre punti e si parlava di esonerare il tecnico di Grugliasco. Da allora, la Dea ha fatto tantissima strada e ha battuto (tra le altre) Napoli, Inter e Roma in casa e contro Sassuolo e Bologna fuori. L’Atalanta non perde da nove partite e vince da sei, eguagliando il suo precedente record. I record sono fatti per essere battuti, ma se i nerazzurri dovessero essere corsari a Torino, davvero si parlerebbe di vero miracolo sportivo.
Anche perché la Dea non era mai stata così in alto a questo punto del campionato e l’aria europea manca da un quarto di secolo sotto le Alpi orobiche. Dire che l’Atalanta vincerà il campionato come fece il Leicester City la scorsa stagione pare un po’ troppo eccessivo, come qualificarsi per la UEFA Europa League, ma da qua a maggio mai dire mai. Servirà costanza, esperienza, fortuna e continuare su questo trend per poi concretizzare i sogni.
E con questa favola Atalanta, si torna a parlare a gran voce del calcio di provincia che, come in passato, torna a fare la voce grossa: dallo scudetto del Verona alla vittoria della Coppa Italia del Vicenza, dalla favola del Sassuolo al Chievo, anche se i clivensi sono una realtà del nostro calcio da oltre quindici anni. Sono trentuno anni che il tricolore non approda più lontano da una grande: il Verona di Bagnoli fece un vero miracolo forse irripetibile nel panorama del nostro calcio.
Da dove arriva questo miracolo atalantino? I “colpevoli” sono tre: la dirigenza, Gasperini, il parco giovani. Se il primo ed il terzo punto vanno a braccetto, un capitolo a parte merita il tecnico piemontese.
Arrivato in estate dopo le belle stagioni genoane (13°, 6°, 11° posto), è partito molto male in campionato tanto che (come detto) si vociferava di un suo possibile esonero. Dalla sconfitta casalinga contro il Palermo (quinta giornata), la sua Atalanta ha “solo” pareggiato con la Fiorentina, vincendo complessivamente nove partite pareggiandone una e perdendone quattro. E la piazza ora è con lui e spera che l’Atalanta possa tornare (almeno) in Europa dopo tantissimi anni.
Ma se è risaputo che “il Gasp” è un ottimo tecnico, ottimi sono anche gli interpreti, coloro che scendono in campo: le fresche convocazioni in Nazionale e in Under21 di Gagliardini, Caldara, Conti e Petagna oltre all’esplosione di Cissé, il talento di Freuler e Spinazzola, unita all’esperienza di Gomez, Raimondi e Kurtic stanno facendo sognare un’intera piazza. Merito quindi della dirigenza, capace nel coltivare i talenti e di non avere pressioni alle spalle, scommettendo anche su qualche giocatore agè. Come dire: salviamoci il prima possibile, quello che verrà poi sarà tutto di guadagnato. E con il parco giovani che ha la Dea, che si dice stimato in oltre 100 milioni di euro, dalle parti della città di sant’Alessandro si sta cementificando un futuro roseo.
La giovane banda Gasperini (su 29 giocatori in rosa, sedici sono nati negli anni Novanta, il 55%) sta aspettando altro che arrivino le 20:45 di sabato per arrivare nello “Juventus Stadium” con le carte in regola per sognare in grande e, perché no?, giocare ad armi pari.
E sognare, del resto, non ha mai fatto male a nessuno.