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L’Atalanta baila a ritmo del Papu

Atalanta-Juventus

L’Atalanta baila che è un piacere

Che settimana per l’Atalanta: prima il pareggio di giovedì sera di Lione in Europa League con i padroni di casa in vantaggio, poi quello di domenica (ancora una volta in rimonta) in casa contro la Juventus, dopo essere stata in svantaggio per 0-2 nei primi ventiquattro minuti. L’Atalanta di oggi ha gli stessi punti di quella dello scorso anno dopo sette giornate (9 punti), ma si è portata a casa lo scalpo europeo dell’Everton ed il punto d’oro del Parc Olympique Lyonnais che rendono la piccola (e di quarta fascia) Atalanta prima del suo girone. Prima dopo due giornate europee e con quattro punti conquistati contro le due favorite, chi lo avrebbe detto?

Nona in campionato dopo aver ceduto cinque giocatori di spessore nel mercato estivo (Conti, d’Alessandro, Grassi, Kessié e Paloschi), uno che è tornato in Patria (Pinilla) e due che si sono ritirati (Migliaccio e Raimondi) dopo sette giornate, chi lo avrebbe detto?

E domenica all'”Atleti azzurri d’Italia”, i nerazzurri di mister Gasperini hanno ancora bloccato la Juventus, come lo scorso anno in rimonta. Allora però Dybala non sbagliò nessun rigore, ma Dani Alves in compenso fece un regalo a Freuler al minuto 89 e finì’ anche lì 2-2. A fine anno la Dea conquistò il suo miglior risultato in campionato della sua storia (questo posto) e dopo 26 anni tornò in Europa. Ora la squadra, apparentemente indebolitasi in estate, tiene ancora botta. Per carità, le assenze di Kessié, Gagliardini (già via a gennaio) e Conti pesano, ma Spinazzola, Cristante, de Roon, Ilicic, Palomino, Cornelius e il “papu” Gomez non li stanno facendo rimpiangere.

La partita contro la Juventus, nettamente più esperta e ricca di talento della giovane Atalanta, è stata sintomatica: solo le grandi squadre sono riuscite a rimontare i campionati d’Italia. E la Dea sta piano piano salendo le gerarchie del nostro calcio e in questa stagione, su nove partite giocate, nonostante sia stati quasi sempre in svantaggio, è riuscita a raddrizzare la situazione in cinque occasioni e quando non l’ha fatto non ha poi sfigurato (contro Roma e Napoli al “San Paolo”).

Alla fine ha avuto ragione ancora una volta Gasperini: esonerato dall’Inter nella stagione 2011/2012 dopo quattro partite e al Palermo dopo 21 partite in due tranche, la sua prima stagione in nerazzurro (la scorsa) era iniziata in maniera molto negativa. Il bravo tecnico di Grugliasco ha trovato a Berghem la sua realtà: piazza tranquilla (ma pretenziosa), un settore giovanile che vive di luce propria da decenni, un società sana e risultati che potrebbero aprire un ciclo come fu tra tra la fine degli anni Ottanta e i primissimi anni Novanta con Mondonico, Strömberg, Evair, Bonacina e Caniggia. E pensare che si parlava di un suo esonero.

Questa Atalanta, la regina delle nostre squadra di provincia, sta impressionando tutti anche se sarà difficile ripetere i fasti di Hellas Verona e Vicenza che vinsero scudetto e Coppa Italia. Sono trentadue anni che il tricolore non approda più lontano da una grande e si pensa che mancherà per tanti altri.

Da dove arriva questo miracolo atalantino? I “colpevoli” sono tre: la dirigenza, Giampiero Gasperini, il parco giovani. Se il primo ed il terzo punto vanno a braccetto, un capitolo a parte merita il tecnico piemontese.

Arrivato la scorsa stagione dopo le positive stagioni genoane (13°, 6°, 11° posto), è partito molto male in campionato tanto che (come detto) si vociferava di un suo possibile esonero per poi chiudere alla 38a giornata con il miglior piazzamento della storia del club. Un risultato difficilmente eguagliabile, ma dalle parti della città di Mille si sta lavorando in prospettiva.

Atalanta che convince e dopo la sosta per le Nazionali ci sarà una partita molto importante contro una delle sorpresa di questo inizio di stagione che si vorrà scrollare di dosso la batosta del “Friuli”, la Sampdoria.

Ma a chi è dovuto questo miracolo lombardo? Oltre al tecnico, da anni sulla breccia dell’onda, il merito è della dirigenza che, nonostante le cessioni (danarose), è riuscita ad allestire una rosa competitiva che vuole creare un ciclo. La squadra orobica è un mix letale di giocatori di esperienza e di giocatori dal futuro roseo: da Andrea Masiello ad Andrea Petagna, da Alejandro Gomez a Mattia Caldara, da Romo Freuler a Leonardo Spinazzola al “cavallo di ritorno” Marten de Roon fino ai nuovi acquisti, Palomino e Cornelius in testa.

La pausa della Serie A per le partite delle Nazionali toglierà a Gasparini molti giocatori, ma questo significa che dalle parti della città di sant’Alessandro si sta facendo molto, ma molto bene.

Ma tutti questi giovani che ha a disposizione Gasperini sono la linfa del nuovo calcio italiano. Beh a guardare la rosa dell’Atalanta, si nota che in rosa tredici elementi sono nati dal 1994 in poi, rendendo i nerazzurri come una delle squadre più giovani di tutto il nostro massimo campionato.

Il motorino di questa Atalanta ha la maglia numero 10, è il capitano della squadra ed è social addicted: Alejandro Gomez. Il fantasista di Buenos Aires è l’uomo di esperienza di questa Atalanta e le sue giocate le stanno servendo per fare il salto di qualità definitivo. Il gol su punizione di Lione è stato un concentrato di abilità, tecnica e bravura. L’argentino non è ultimo a queste giocate e i tifosi, che lo adorano, vorrebbero che non smettesse mai.

Ma un spot se lo merita anche Bryan Cristante: uscito dalla Primavera del Milan con le stimmate di predestinato, dopo qualche stagione troppo negativa, il numero 4 classe 1995 si sta togliendo grandi soddisfazioni. In dieci mesi a Bergamo, Cristante, debuttante a 18 anni in Serie A con il Milan, ha fatto più delle due stagioni e mezzo passate con Benfica, Palermo e Pescara. Ed il suo gol del 2-2 contro la Juve è stato la ciliegia sulla torta di una stagione che si sta rilevando interessante, tanto che Ventura ha deciso di convocarlo per le partite di qualificazione mondiale contro Macedonia e Albania. Cristante è l’ultima riscoperta di un’Atalanta che sta dando spettacolo in Patria come fuori dai confini nazionali.

E pazienza se la Dea non batte la Juventus in casa dal 4 febbraio 2001. Dalle parti di Zingonia si “balla como el Papu” e Gasperini si gode i frutti del suo lavoro. Come del resto il presidente Percassi.

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