L’arte nel pallone – Il Festival di Sanremo e il calcio

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Festival di Sanremo, in diretta dallo stadio Ariston

Il calcio ha un solo concorrente per quanto riguarda il seguito il suo apporto alle masse: il Festival di Sanremo, che da settantacinque anni unisce e incolla allo schermo milioni di italiani. Il tifo degli spalti si sposta a quello verso i cantanti, che spesso impersonificano, esattamente come le squadre di calcio, i valori e gli umori di un intero popolo (basti pensare al caso Geolier della passata edizione). L’unione tra le parti, quella sportiva e quella musicale, è ben consolidata e radicata nella storia della competizione canora più famosa della Penisola. Chi dimentica il siparietto del 2021 con Zlatan Ibrahimović, allora calciatore del Milan, accanto ad Amadeus, noto interista, alla conduzione del Festival (ripetuta anche nel 2024)? Il calcio, tuttavia, è divenuto, nel corso degli anni, anche oggetto di testi e di metafore, il cui utilizzo più o meno contestualizzato. Il nostro sarà un viaggio dentro alcuni spezzoni di canzoni che hanno visto rotolare la palla da calcio dal campo alle celebri scale del Teatro Ariston.

1980 – Stefano Rosso, L’Italiano

Stefano Rosso, cantautore romano, si presenta al Festival 1980 (vinto da Toto Cutugno con Solo noi) con L’Italiano, un brano è vero e proprio spaccato dell’Italia di quegli anni. Tra cenni storici e aspetti politici, il calcio, per il cantante, assume diversi significati, a partire dall’ambizione di un genitore nel vedere il proprio diventare un calciatore.

Cambio governo quasi ogni sei mesiSono cattolico per adozioneE l’hobby invece è la rivoluzioneMio figlio un giorno sarà calciatorePer il momento è in terza dalle suore.

Il rimando successivo è legato al funesta spedizione azzurra al Mondiale 1966. Nel citare le diverse guerre vi è il richiamo alla sconfitta che costò l’eliminazione inattesa in terra britannica, la famosa “disfatta dei Ridolini”. Agli asiatici bastò un gol di Pak Doo Ik, professore di educazione fisica, diplomato da tipografia, passato alla storia con la falsa leggenda di dentista.

Ma cosa guardi, cosa c’è di strano?Chi sono dici? Beh, sono italianoSon stato il solo a perdere la manoAnzi, il pallone con il coreanoSon stato il solo a vincere la guerraSia con la Svizzera che l’InghilterraMa cosa guardi, cosa c’è di strano?Chi sono dici? Beh, sono italiano.

Il calcio assume un valore diverso, unitario, del tifo (e anche al comune gioco del Totocalcio e Totogol) nella strofa successiva.

Da vivo sono un po’ menefreghistaDa morto invece son nazionalistaSpecie se ho nomina da deputatoDa giornalista a volte pensionatoMa la domenica problemi grossiSegna Giordano, segna Paolo Rossi.

1986 – Enrico Ruggeri, Rien Ne Va Plus

Nel 1996 a Sanremo c’è Enrico Ruggeri con la sua Rien Ne Va Plus. Una ballata e il richiamo al mondo del calcio per il cantautore, di nota fede interista, utilizzato come metafora di riscatto e opportunità di rinascita. Nell’ultima strofa scrive:

Qualcuno poi sutura le feriteC’è qualcuno da fuori che ci aspetta alle usciteCome il giocatore sconfitto che si allena per nuove partiteStanno dicendo buongiorno e il girone di andata fa posto al ritornoSta decollando un satellite e gravita attorno.

1996 – Aleandro Baldi e Marco Guerzoni, Soli al Bar

Ottavo posto al Festival di Sanremo per Aleandro Baldi e Marco Guerzoni con Soli al Bar. In un tremendo e reale spaccato di vita quotidiana della città c’è il richiamo alle domeniche e al calcio. Nella monotonia e nella solitudine, in un bar, dove ognuno “pensa per sé” diventa più semplice parlare sul calcio che ricevere una domanda personale.

Sui tavolini davanti a un caffè
Come dei manichini
Tagliatati a metà
C’è un giardino di gente
Che pensa per sé
E a Milano la Juve che fa
La domenica qui soli al bar…

2012, Samuele Bersani, Il Pallone

Nel 2012 sul palco del Festival compare Samuele Bersani, tifoso della Juventus, con Il pallone. Nella narrazione favolistica, tipica del cantautore emiliano, il pallone non siamo altri che noi e la sua vita non è altro che lo specchio della nostra.

Un pallone rubato
E’ dovuto passare
Dalla noia di un prato all’inglese
A un asfalto che Garibaldi a donare,
Dalle scarpe di Messi
Alle scarpe ignoranti,
A una rabbia calciata di che lo
Fa volare più in alto dei santi.

Ci vuole molto coraggio a rotolare giù in un contesto vigliacco che non si muove più
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso
Ci vuole molto coraggio a ricercare la felicità in un miraggio che presto svanirà
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso.

2020, Avincola, Goal!

Nel 2020 a Sanremo Giovani appare Avincola con Goal! Nel testo del cantautore la metafora della partita di calcio rappresenta le possibilità di cambiamento improvvisa nella vita, come un gol che può decidere una partita in qualsiasi momento.

Quando la faremo finita di prenderci a pugni con le parole?Quando la faremo finita di prenderci a calci con le parole?AmoreChe ne sai? Che ne sai? Dimmi che ne saiMagari domani cambiamo vitaChe ne sai? Che ne sai? Dimmi che ne saiMagari faccio goal, vinciamo la partita

2021 – Bugo, E Invece Sì

Dal Messi di Bersani al Ronaldo di Bugo, anch’egli juventino, a rimarcare il dualismo che ha contrassegnato lo scorso ventennio calcistico. Il cantautore torinese al Festival di Sanremo 2021, anno in cui il fenomeno portoghese veste la maglia bianconera per l’ultima stagione, scrive:

Vorrei pensare che Ronaldo non sia perfettoVorrei essere onesto ma non timbro il bigliettoChiamare mio papà per dirgli che sto bene