Il racconto dell’intervista shock rilasciata a Le Iene dal calciatore doriano
Fabio Quagliarella ha gli occhi lucidi mentre racconta a Giulio Golia de Le Iene della storia che lo ha tormentato in questi ultimi 5 anni. La storia di come uno stalker abbia potuto rovinare la vita e probabilmente la carriera di un calciatore.
Fabio nel 2010 sembra aver coronato il sogno che ogni bambino con la passione per il calcio ha nel cassetto: giocare per la propria squadra del cuore, in questo caso il Napoli. Sogno che però diventerà un incubo, proprio perchè durante quella stagione l’attaccante stabiese inizia a ricevere delle lettere minatorie ad opera di sconosciuti. Foto di bambini, accuse di pedofilia e di connivenza con la camorra, minacce di morte. La mente e la vita di Fabio si oscurano nelle tenebre di un incubo improvviso e inspiegabile.
Il calciatore si affida così alle indagini di un amico di famiglia, un poliziotto della postale conosciuto a seguito di un problema con una password del computer, non sapendo che dietro quella figura, risiedeva il suo stesso carnefice. Raffaele Piccolo, ufficiale della postale, aveva guadagnato con quell’episodio la fiducia di casa Quagliarella, così Fabio ritenendolo un onesto tutore della legge, gli affida le indagini del caso.Passano i giorni, i mesi, ed il clima di costante minaccia e tensione avvertito distrugge il quotidiano familiare e calcistico del ragazzo. E’ totalmente ignaro che in realtà il burattinaio di questo macabro gioco è quello stesso Raffaele Piccolo al quale ha affidato le indagini. L’amico di famiglia al quale consegna denunce e confida i contenuti delle lettere.
La trama ordita dallo stalker è così ben congegnata che Fabio ed i suoi familiari giungono a sospettare di chiunque tranne che di lui. Persino Giulio, il migliore amico di Fabio, rimane coinvolto nella vicenda, colpevole del solo rapporto stretto che ha con il calciatore, costretto a difendersi dinanzi l’accusa da parte della DDA di affiliazione alla camorra, il tutto sempre orchestrato da Piccolo geloso di tutto ciò.
Come se non bastasse, durante una trasferta con la Nazionale in Svezia, dove Fabio avrebbe dovuto giocare titolare, arriva una telefonata: “Meglio che non giochi, sei appena stato ceduto alla Juventus”. L’incubo si fa completo: il tifo napoletano, legato fortemente ad un figlio della loro stessa terra, vedono l’accaduto come un alto tradimento. Quelle stesse lettere che perseguitano Fabio, sono state recapitate anche alla sede del Napoli che lo ha venduto al più grande degli avversari. Il “Quaglia” si trasferisce a Torino con la nomina di infame e traditore, perseguitato da uno stalker che per lui non ha né un nome né un viso. Passano gli anni e la persecuzione continua, Fabio è un uomo travolto dalle minacce di uno sconosciuto e un calciatore tacciato di infamia dalla sua città e dal suo popolo.
Dopo ben 5 anni di inferno, papà Vittorio ha un sospetto: un particolare tradisce Raffaele Piccolo, un sms di minacce ricevuto e inspiegabilmente cancellato dallo stesso poliziotto. In questura i sospetti diventano certezze: le centinaia di denunce consegnate a Raffaele Piccolo non sono mai state consegnate.
La polizia dunque inizia le indagini, ed in poco tempo si giunge all’incriminazione dello stalker, condannato pochi giorni fa a 4 anni e 8 mesi di carcere. Fabio è finalmente libero dall’incubo che lo ha perseguitato per 5 anni, costringendolo ad un doloroso divorzio dalla sua terra che per troppo tempo lo ha reputato ingiustamente un traditore. Una storia a lieto fine? Non del tutto: il processo a carico di Raffaele Piccolo probabilmente andrà in appello e successiva prescrizione facendo decadere il tutto. Ma soprattutto chi ridarà a Fabio gli anni di carriera irrimediabilmente compromessa e il suo sogno di vestire e vincere con la maglia della propria città?