La sinfonia del pianista

MIRALEM PJANIC CONSEGNA ALLA JUVE UNA VITTORIA CHE FUNGE DA ANTIDOTO DOPO I VELENI DI MERCOLEDI’

Dopo gli strali di mercoledì sera, e le conseguenti polemiche sullo sfogo di Buffon su frasi dette o meno in merito al – presunto – timore reverenziale che regna nell’Italia pallonara quando si incrocia la “Goeuba”, ieri la banda di Allegri, seppur soffrendo, è riuscita col suo uomo finora più in ombra, a scacciare tutto quel barnum che si è creato negli ultimi giorni.
La punizione di Pjanic, un tocco degno della sua immensa classe, per consolidare un primato fin qui indiscutibile. Ma quello che conforta è il valore della prestazione del bosniaco, quel perfetto mix di classe e rabbia agonistica, che sono propri del DNA di chi vuole entrare nella storia bianconera. Dai suoi piedi vellutati come le mani di un Liszt, passano le fortune di una squadra che non si accontenta più di primeggiare nel cortile di casa, ma che vuole svoltare l’angolo per insegnare la vita anche ai bulli degli altri quartieri.

Ciò non toglie che, in Italia, chi abbia voglia di molestare la zebra ci sia. A partire dalla Roma, che con il triplo Salah consolida la piazza d’onore, sottrattagli momentaneamente dal Milan corsaro alla Favorita. Una Roma con un Dzeko ormai totalmente funzionale al gioco di Spalletti, mentre per questa volta sul tabellone figurano altri nomi, altrettanto degni. Se riesce a trovare una buona solidità difensiva, il ruolo di anti-Juve non glielo toglie nessuno. Al rientro dalla sosta farà visita alla lanciatissima Atalanta di Gasperini. Ritornerà il prode Manolas, e sarà un recupero importantissimo.

Fra le grandi, il Milan conferma i progressi costanti evidenziati in questa prima parte di campionato. Contro il miglior Palermo visto quest’anno fra le mura amiche, i rossoneri hanno avuto i loro bei problemi, soprattutto dopo il vantaggio di Suso. La crisi di Bacca, ormai a secco da 5 partite, non può non pesare per Montella; che comunque ha avuto il merito di inserire lo scalpitante Lapadula, più propenso del colombiano nel fare legna quando serve. Ormai è chiaro che per entrare nelle grazie del tecnico rossonero, il centravanti deve essere “puntero y peon”, ma il buon Carlos non ci sente da questo orecchio. Lapadula, ben forgiato nelle categorie inferiori, trasuda fame di emergere. E col tacco scaccia i fantasmi e si candida come primattore nel derby fra due settimane.

A proposito di derby, l’Inter, col nuovo tecnico (con Pioli sembra ormai fatta…) deve dare un segnale importante a tutto l’ambiente e l’occasione di giocare un brutto scherzo ai cugini è di quelle ghiotte. Giocherà un ruolo importante l’inevitabile entusiasmo che di solito coinvolge lo spogliatoio quando inizia un nuovo corso. Ma quello che sarà fondamentale è il trasmettere a Zhang e ai suoi collaboratori la vera essenza dello spirito – Inter. Perchè investire su una squadra di calcio è un fatto puramente emozionale. Che alla nuova proprietà ancora pare non essere entrato bene in testa.