La Roma che verrà…

203

Roma

La fiducia nei rapporti di lavoro o personali è elemento fondamentale affinchè essi vadano avanti nel migliore dei modi. Così nel momento di maggiore difficoltà della sua storia romanista, Rudi Garcia incassa la fiducia della società, e dei suoi ragazzi viste le parole di Florenzi, e guarda a Palermo con un pizzico di fiducia in più. È ovvio che, alle parole espresse nei confronti dell’allenatore transalpino, a Trigoria si aspettano i fatti che finora, Juventus, a parte, non ci sono stati. È altresì vero che, nel fortino giallorosso, ci si sta preparando ad un eventuale piano B qualora le cose non dovessero migliorare ma invece andare in direzione opposta.

Ad oggi sono tre i nomi che ballano qualora la situazione precipitasse: vanno escluse, per il momento, le candidature di Walter Mazzarri ed Antonio Conte. Il primo, sebbene sia un prediletto di Walter Sabatini, perché dovrebbe ricucire con l’ambiente dopo il suo no di tre stagioni orsono e perché ha un metodo di gioco, il 3-5-2, che poco si addice all’attuale rosa capitolina. Il secondo perché impegnato con la Nazionale almeno fino a giugno: se la prossima estate la Roma cercherà ancora un tecnico, il Ct della Nazionale diventerebbe il candidato numero uno.

Tre nomi, dicevamo, sono in gioco qualora Garcia dovesse terminare anzitempo la sua avventura sulla panchina capitolina. Tre allenatori tutti legati, in maniera diversa, all’ambiente giallorosso. E tutti e tre con una propria idea di gioco. Proviamo quindi ad analizzare come Florenzi e compagni potrebbero schierarsi in caso di cambio di allenatore.

Vincenzo Montella. L’Aeroplanino, dopo aver vinto lo scudetto con i giallorossi nel 2001, ha già allenato la Roma per sei mesi nel 2011. Non ha poi trovato, in un paio di occasioni, l’accordo per sedere nuovamente sulla panchina romanista ma il suo sogno rimane invariato. Nonostante una grande versatilità tattica, l’ipotesi più accreditata è che Montella schiererebbe la sua Roma con un 4-3-3 non molto distante da quello attuale. Abituato nella Viola a giocare con un attaccante di peso, Gomez, e con due ali veloci, Joaquin e Salah, potrebbe riproporre lo stesso schema dalle parti di Trigoria. Quindi, con uno tra De Sanctis e Szczesny tra i pali, si potrebbero schierare Florenzi, Manolas, Castan e Digne in difesa; in mezzo De Rossi, Nainggolan e Pjanic con Iago Falque, Dzeko e Salah a formare il tridente offensivo. Le variazioni potrebbero nascere dallo spostare Florenzi in avanti con inserimento di Maicon o Torosidis in difesa: questo perché Montella preferisce avere un esterno destro ed uno mancino e quest’anno, alla Roma, gli attaccanti sinistri abbondano.

Luciano Spalletti. L’uomo di Certaldo, colui che ha regalato alla Roma gli ultimi successi ed inventato, in una serata genovese di dicembre, il 4-2-3-1 che tanto ha fatto sognare i tifosi oltre che impressionare in Italia ed in Europa. Fermo da marzo del 2014, dopo il suo esonero da parte dello Zenit, tornerebbe a Roma a distanza di cinque anni trovando una squadra completamente diversa. Il modulo sarebbe lo stesso ma gli interpreti completamente nuovi. La difesa è l’unico punto in comune che, i tre in lizza, potrebbero avere: dunque Florenzi e Digne sulle fasce e Manolas e Castan in mezzo. Però Spalletti ha mostrato di poter giocare con due destri come centrali ed ecco che, allora, salirebbero le quotazioni sia di Rudiger che di De Rossi. Proprio Daniele sarebbe l’angolo della bilancia della nuova Roma Spallettiana. Il numero 16 giallorosso non è più quello di dieci anni fa, che difendeva e si ineriva, ma diciamo che tra i due di centrocampo potrebbe starci benissimo con Keita che insidierebbe non poco Nainggolan per un posto al suo fianco. Chiaramente se De Rossi scalasse in difesa, la coppia sarebbe quella formata del Ninja e dell’ex Barcellona. In avanti, Iago Falque e Salah sulle fasce con Pjanic a fungere da Perrotta in aiuto a Dzeko. Come detto sarebbe un modulo diverso dal primo di Spalletti ma l’efficacia, visti gli interpreti, potrebbe non essere da meno.

Carlo Ancelotti. Il grande sogno, l’uomo che tutti, nella Capitale, desiderano e, viceversa, la panchina a cui lui, dopo aver vinto in Italia, Inghilterra, Francia e Spagna, ambisce più di tutte. Un desiderio espresso più volte in passato, forse l’unica piazza per cui lascerebbe il suo esilio dorato e per la quale abbasserebbe le pretese.  La difesa a 4 è un must del tecnico emiliano, il quale ha una cura particolare per i terzini di spinta: quindi Florenzi o Maicon a destra, con Digne padrona della sinistra in attesa di capire di che pasta sia fatto Emerson Palmieri. In mezzo Manolas e Castan, con Rudiger terzo incomodo, sembrano essere inamovibili. Il centrocampo è però il fulcro del gioco di Carletto Ancelotti, memore anche delle esperienze da calciatore che lo hanno visto, in quella zona del campo, trionfare sia nella Roma che nel Milan. Così De Rossi agirebbe davanti alla difesa con Nainggolan e uno tra Iago Falque o Salah sulle fasce. Pjanic verrebbe portato nel ruolo a lui più congeniale di trequartista a supporto di una coppia che potrebbe essere formata da Dzeko e Iturbe che, in questo 4-3-1-2, potrebbe tornare prepotentemente in corsa. Tutto ciò aspettando ovviamente febbraio quando, facendo i debiti scongiuri, tornerebbe a disposizione, l’unico uomo in grado di cambiare i destini di una squadra, Kevin Strootman. Ancelotti, più di chiunque altro, sa cosa significhi avere una squadra con Pirlo, Verratti, Lampard o Modric ed una senza un giocatore di questo tipo.

Tre nomi, tre modi diversi di impostare la squadra, tre allenatori con un unico obiettivo, riportare la Roma lì dove dovrebbe stare. Tutto ciò ovviamente Garcia permettendo. Perché a Trigoria ancora c’è la speranza che il tecnico francese ritrovi l’amalgama giusta e possa rimettere in piedi la barca sin da domenica a Palermo. In fondo la vetta è distante solo quattro punti…