La primavera marocchina che rivoluziona il Milan

Adel Taarabt e Adil Rami, due giovanotti di origine marocchine che stanno rivoluzionando il calcio milanese a suon di testate e tunnel. C’era il periodo in cui la democrazia si esportava, anche e soprattutto, con il pallone; oggi i paesi influenzati dal modo di giocare all’europea restituiscono ai nostri campionati i frutti di anni di insegnamento. Come se non bastasse metteteci pure che a guidare la squadra c’è un tecnico del Suriname, il cui nonno fu uno schiavo liberato da un padrone tedesco da cui prese il cognome. Il Milan di oggi è una squadra fatta da gente nuova, che ha imparato dalla vecchia scuola europea, ma che sente dentro la voglia di riscatto dei paesi di provenienza. Ognuno prova a dimostrare se stesso alla propria maniera: Taarabt sta rivoluzionando il pensiero di chi credeva che un giocatore giocoliere non potesse anche segnare; mentre Rami, di professione meccanico prima che centrale difensivo, sta respingendo a suon di testate e reti chi lo definiva sul viale del tramonto a soli 28 anni. Per Seedorf parla il curriculum da giocatore e tutti zitti ad applaudire.

Le rivoluzioni dei giovani magrebini stanno portando i cittadini di quei paesi a pretendere maggiori diritti mentre la rivoluzione marocchina in casa Milan sta portando al sogno di un posto in Europa, in una stagione che sembrava fallimentare sotto ogni aspetto. 13 i punti in 6 gare da quando è arrivato Seedorf, una marcia di certo non inarrestabile ma sicuramente meglio rispetto al recente passato. Il Milan si è affrancato e vuole rivoluzionarsi, anche l’Atletico dei conquistadores è avvisato.