MENTRE LA NUOVA RIVOLUZIONE DELLA VAR INIZIA A FOMENTARE LE PRIME POLEMICHE, IL PROSSIMO GENNAIO IL PRESIDENTE DELLA FIFA HA IN MENTE DI CAMBIARE ASSETTO ALLA COPPA DEL MONDO.
Il 9 e 10 Gennaio prossimi potrebbe essere l’alba di un nuovo calcio, e il fautore di questa rivoluzione è il nuovo presidente della Fifa, Gianni Infantino, da sempre in prima linea per apportare cambiamenti funzionali nel mondo del calcio.
Le prime sperimentazioni della VAR hanno lasciato un pochino perplessi, e l’ultimo episodio discusso, durante Nacional – Kashima (semifinale del Mondiale per club), ha scatenato polemiche piuttosto roventi. Non mettere in preventivo alcune incertezze in questo percorso di cambiamento e di evoluzione del gioco, sarebbe stato da folli, anche perchè non esiste cambiamento che non si riveli in principio indolore. Si tratta di accompagnare, con il beneficio della maggiore esperienza sul campo, questo nuovo protagonista del calcio mondiale, la VAR appunto, con tutte le cautele ma anche con il giusto ottimismo. Credere che la figura dell’arbitro rischi di diventare puramente ornamentale, o addirittura strumento della tecnologia, è francamente prematuro.
Lo stesso Infantino poi, in tempi recenti, con lungimiranza, ha pensato di intervenire sullo stesso Mondiale per club, e oggettivamente se ne sentiva il bisogno, dato lo scarso pathos che questa ormai decennale competizione riesce a trasmettere. I network non fanno a botte di certo per accaparrarsene i diritti, e all’appassionato cresce la nostalgia per quelle notti insonni contornate dalle tipiche e fastidiose trombette nipponiche che facevano da sfondo acustico alla vecchia e amata Coppa Intercontinentale. Infantino ha accennato ad una competizione per club di maggior spessore, a cadenza biennale – negli anni dispari – che garantisca ascolti e livello tecnico. La versione attuale, definita anni fa da Mancini la “Coppa dell’amicizia”, è stata tutto sommato un mezzo fallimento.
Ma dopo le sbornie natalizie sarà un’altra battaglia, ben più probante, quella che affronterà Infantino, e avrà contro l’ECA di Rummenigge, ovvero il gotha del calcio europeo, che farà sentire di sicuro la sua voce. Il passaggio a 48 squadre finaliste, probabilmente dal 2026, sarebbe accolto alla grande dalle piccole e medie federazioni, che spesso nelle grandi competizioni sono spettatrici. L’ultimo europeo, caratterizzato dalle performaces di realtà emergenti come Albania e Islanda, può essere un importante punto di partenza. E la selettività, da sempre punto di forza di qualsiasi competizione, non verrebbe intaccata. Tutt’altro. Si mettano il cuore in pace i padroni del vapore, i garretti dei loro pupilli non subirebbero rischi ulteriori.
L’abolizione dei pareggi, al fine di evitare i soliti biscottoni che spesso hanno contraddistinto la fase a gironi, sarebbe un’altra svolta epocale, che potrebbe anche attecchire in altri contesti. Nello sport agonistico, il pareggio va in controtendenza con i suoi princìpi di base, dove ci devono essere dei vincitori e degli sconfitti. E spesso la divisione equa della posta è stata oggetto di controversie e dubbi legittimi. Risolvere tutto, dopo il 90°, ai rigori sarebbe oggettivamente una novità decisamente accattivante.