Cerchiamo di analizzare aspetti e difficoltà della crisi della Roma, che a detta di molti è figlia più della crisi del suo allenatore.
Garcia fu profetico “le serie positive o negative devono sempre finire” riferendosi agli interminabili pareggi. Stavolta l’allenatore francese ha indovinato, ma presumibilmente sperava in una vittoria scaccia-crisi e non una sconfitta che porta alla luce i finora semi-nascosti problemi giallorossi. Già poiché sono poche le attenuanti e molte le domande da fare a Garcia, reo di insistere su idee e calciatori forse sopravvalutati. Un sistema di gioco limitato alle scorribande sulle fasce e le ripartenze in contropiede, affidate alle gambe di Gervinho e Iturbe. L’”ex centometrista” ivoriano è tornato dalla Coppa d’Africa da vincitore, ri-tuffandosi in quel di Trigoria con la solita voglia di correre, ma stavolta senza gol e assist che lo avevano reso un calciatore. A Garcia rimproveriamo la continua e persistente colpa di puntare su Gervinho in scarso stato di forma, quando di certo le alternative in panchina non mancavano. Per quanto riguarda Iturbe, il discorso è diverso, l’ex Hellas non si risparmi di certo in quanto a corsa e grinta, ma pare più un corpo estraneo. Sono numerose le corse con il pallone in solitaria, senza mai vederlo scambiare con i compagni, oppure protagonista di un assist vincente.
Da uomo-mercato pagato profumatamente il suo valore è scemato, anche per colpa del tecnico francese di certo , non un maestro nel farlo crescere e con compiti confusi e limitati a movimenti dettati dalle intuizioni di Totti. Proprio sul capitano bisogna fare un discorso a sé, il numero 10 giallorosso è senza dubbio il più positivo e intraprendente della rosa giallorossa, tutto questo a 38 anni. Tolto il capitano o anche, un calo auspicabile di forma, si esauriscono tutte o quasi le varianti offensive a disposizione. Varianti che vertono sulle invenzioni e le magie di Totti, che è l’unico in grado di pescare con precisione e tempi esatti le due ali pronte a scatenarsi in contropiede. Insomma parliamoci chiaro, si tratta del più semplice e tradizionale contropiede all’italiana, che tanto volte ha pagato e bene. Ma con una rosa come quella della Roma che può vantare il perfetto mix tra freschezza dei giovani e esperienza almeno sulla carta dei “big”, appare alquanto limitativo e retrogrado. Non dimentichiamoci di Florenzi, ormai diventato tappa-buchi e senza più una vera identità, da perfetto attaccante nel tridente a terzino destro e ieri centrocampista a tutto campo. Garcia inspiegabilmente non ha più consentito a Florenzi di esprimersi nel ruolo che lo stesso francese gli aveva cucito addosso nella scorsa stagione.
Capitolo a parte per Doumbia, arrivato per la felicità dello stesso Garcia che dopo la cessione di Destro dichiarava “ne arriverà uno più forte”. Sulla punta ivoriana bisogna chiarire che le qualità non si discutono e lo testimoniano i quasi 14 milioni spesi per portarlo a Trigoria, ma c’è da interrogarsi sulla condizione fisica di un calciatore che non metteva piede in campo da circa 2 mesi. A cui si è sommata la competizione africana dove ha avuto giusto il tempo di calciare il rigore nella finale, quindi altre 3 settimane fatte di allenamenti e esercizi che di certo non hanno rinsaldato una condizione già precaria. Proprio su Doumbia la gestione è stata ancora più scarsa, buttato nella mischia ad appena un giorno dal suo arrivo da cui è sfociata una prestazione alquanto bruttina. Poi diverse settimane di stop, e ieri con la Coppa alle porte forse poteva essere la sua occasione per dimostrare che i gol con il CSKA non sono stati casuali. Infine la situazione di Ibarbo, arrivato dopo un mese di stop mandato in campo e di nuovo infortunato, su cui spendiamo poche parole, perché Garcia deve prendersela più con i medici che con sé stesso.
Insomma l’interrogativo è su un tecnico che in Francia , dopo le superbe stagioni culminate con i successi in campionato, incontrò le stesse difficoltà legate a un gioco scialbo dove ormai gli avversari conoscevano mosse e contromosse. Al primo anno di Roma infatti ha stupito tutti, ma già al secondo si sono palesate le stesse paure, ansie e difficoltà incontrate nella terra madre. La società rappresentata da Pallotta, Baldissoni e il ds Sabatini ha sempre investito energie e risorse per regalare a Garcia tutto ciò di cui aveva bisogno. Lo testimonia anche l’ultimo mercato di riparazione con gli arrivi di Ibarbo e Doumbia, sicuramente non al massimo della forma ma comunque di sicuro affidamento. Le attenuanti non possono essere gli infortuni e nemmeno la sfortuna, ma servirebbe un bell’esame di coscienza magari davanti alle telecamere. I tifosi non sopportano più la sconfinata ricerca dell’aspetto positivo anche in una debacle come quella di ieri sera, perché in un club che punta alla vittoria dello scudetto a detta dello stesso tecnico, si comincia ad averne abbastanza di frasi come “però abbiamo avuto tante occasioni”.
A fine anno si tireranno le somme, ma di sicuro tra la Roma e Garcia si è spezzato qualcosa e crediamo non sia per niente colpa dei tifosi.