Vincono anche Napoli e Milan mentre Atalanta ed Inter ammainano bandiera bianca nella corsa per lo scudetto
Il trentaquattresimo turno doveva essere quello decisivo per lo scudetto ed alla fine lo è stato, anche se in maniera totalmente diversa da quanto ci si potesse aspettare prima della brusca e dolorosa interruzione dovuta all’escalation pandemica del Covid 19.
Il clamoroso crollo della Lazio, alla ripresa irriconoscibile rispetto alla splendida formazione pre-pausa, aveva infatti svuotato di contenuti ed importanza la sfida dell’Allianz Stadium, resa ancor meno decisiva dalla mancata vittoria dell’Inter contro la Roma di domenica sera che aveva portato i nerazzurri a -5 dalla squadra di Sarri, cioè ad una distanza considerabile di sicurezza, considerando anche il vantaggio dei Campioni d’Italia nello scontro diretto.
Juve sorniona, Lazio decimata
Così la vittoria dei bianconeri su una Lazio decimata dagli infortuni, determinata da un classico rigore “VARriano” e da un incomprensibile errore di Luiz Felipe che ha lanciato in campo aperto il contropiede letale portato da Dybala e CR7, è servita più al portoghese per agganciare Immobile in testa ai cannonieri (30 reti ciascuno!) che alla Juventus per ribadire una superiorità che la classifica testimoniava ampiamente già alla vigilia. Il nono sigillo consecutivo insomma è cosa fatta e le ultime 4 gare saranno utili più che altro per prepararsi adeguatamente all’ennesimo assalto alla Champions League.
Inter ed Atalanta si consolano con la Champions League
Champions ormai conquistata aritmeticamente dall’Inter e dall’Atalanta, mentre agli uomini di Inzaghi serve ancora un punto per mettersi al riparo dal possibile ritorno dell’altra formazione della Capitale, apparsa in buona forma e forse meritevole di qualcosa di più nel confronto con i nerazzurri meneghini, salvati in extremis dal rigore trasformato dal gigante Lukaku e concesso dalla dabbenaggine di Spinazzola che, novello Penelope, disfa con un grossolano errore quanto di buono precedentemente costruito.
Il vantaggio di De Vrij sembrava poter tenere ancora accesa la fiammella della speranza per l’Inter ma il solito Mkhikitaryan e lo stesso Spinazzola avevano ribaltato l’inerzia della partita ridestando le ambizioni Champions dei giallorossi; il pareggio finale, a ben vedere, serve pochissimo ad entrambe.
Fermata sul pari anche l’Atalanta che ha incontrato sulla sua strada il Verona, una squadra in grado di fronteggiarla ad armi pari sul piano della corsa e del ritmo (non per niente allenata da Juric, allievo del Gasp). E’ l’ex Pessina a frenare gli entusiasmi orobici accesi dal vantaggio targato Zapata.
Napoli e Milan avanzano verso l’Europa League
Il Napoli torna alla vittoria, anche se per strappare i tre punti ad una coriacea Udinese, passata in vantaggio con il solito De Paul, c’è voluto un graffio di Politano ben oltre il 90esimo minuto.
Decisamente meglio il Milan che schianta letteralmente il Bologna sotto un 5-1 che non ammette repliche confermandosi una delle migliori realtà di questa seconda tranche di torneo. In rete cinque marcatori diversi, a testimonianza dell’ottimo lavoro svolto da mister Pioli (che infatti verrà sostituito da una dirigenza evidentemente incapace di giudicare l’operato del proprio tecnico in rapporto all’organico messogli a disposizione).
Sampdoria salva, Genoa quasi, addio Spal
Importantissimo successo in chiave salvezza da parte della Sampdoria che trova in Bonazzoli, forse, l’erede di Quagliarella; contro il Parma, ormai ex rivelazione del campionato, segnano entrambi, ribaltando una situazione che al 45’ sembrava compromessa e trascinando i blucerchiati ad un rassicurante + 12 rispetto al Lecce, spinto nel baratro dall’altra formazione genovese.
I rossoblù vincono lo spareggio con i salentini al termine di una gara tesa e decisa da uno sfortunato infortunio del portiere Gabriel; ora per Liverani l’unica speranza è che Ranieri allunghi ancora la sua straordinaria serie positiva nei derbies battendo il Genoa, sempre che il suo Lecce riesca a superare il Brescia, ancora aritmeticamente non retrocesso, cosa che non si può dire della Spal che dopo tre anni nella massima serie (i primi due davvero ben giocati) torna tra i cadetti al termine di una stagione che solo raramente l’ha vista realmente in competizione per la permanenza in serie A.