Il cambio in panchina a stagione in corso non è una prerogativa storica della Juventus. La storia del club bianconero, infatti, vanta pochi cambi. L’arrivo di Tudor ai danni di Thiago Motta sarà il nono subentro a campionato attivo.
I due esoneri degli anni ’50
Partiamo dal primo, nel 1957. La zona retrocessione e le grandi difficoltà, derivate da una stagione difficile, costringono la società bianconera a sostituire il tecnico Sandro Puppo e ad affidare la squadra a Teobaldo Deptrini, il quale riesce a concludere il campionato al nono posto di classifica. Passano due stagioni, con uno scudetto al centro, quello della prima stella, e arriva un secondo esonero, quello Milan Jovanović Brocic. Le pesanti critiche arrivate dopo le sconfitte contro il Wiener Sportklub e il Milan, coadiuvate dalle incomprensioni con la stella del club, Omar Sivori, portano la società al cambio, ancora in favore di Teobaldo Deptrini, che chiude il campionato al quarto posto.
Le meteore Amaral e Carniglia
Gli anni ’60 della Juventus sono costellati di successi, ma anche di due esoneri. Amaral porta con sé la fama di innovatore e termina la prima stagione, la 1962/1963, al secondo posto, alle spalle dell’Inter. La mancanza di equilibrio e l’eccessiva svolta difensiva portano a critiche importanti, unite ad un temperamento importante e alle divergenze di vedute, costringono la società al cambiamento nel 1963/1964. Al suo posto Eraldo Monzeglio. La Juventus conclude il campionato al quarto posto, a pari merito con la Fiorentina. Ci spostiamo alla fine degli anni ’60, al 1969. Luis Carniglia, tecnico di fama internazionale – con due Coppe Campioni vinte sulla panchina del Real Madrid – lascia i bianconeri dopo appena sei giornata di campionato. La squadra viene affida a Ercole Rabitti. I bianconeri chiudono la Serie A al terzo posto, dietro a Inter e allo storico Cagliari di Gigi Riva, diventato campione d’Italia.
Lippi e le dimissioni del 1999
Un grande balzo di trent’anni. Stagione 1999/2000. L’epoca di Marcello Lippi in bianconero non ha bisogno di presentazioni: Champions League, con tre finali consecutive, cinque scudetti, quattro Supercoppe Italiane, una Coppa Italia, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea, due panchine d’oro e altri premi individuali. Tuttavia, l’avventura del tecnico viareggino, costellata di successi, non è esente da momenti di difficoltà. Al termine della gara contro il Parma, il 7 febbraio 1999, dichiara: “La Juventus non merita di finire l’annata in questa maniera. Ho fatto di tutto per dare una svolta a questa squadra. Ho cercato di caricarla, di darle un po’ di linfa, di darle tutto quello che era possibile. Però in questo momento è una squadra troppo fragile mentalmente. Non riesce ad esprimersi. Allora se il problema sono io ho deciso di dare le dimissioni. Siccome non merita di finire in questa maniera, mi prendo tutte le responsabilità e vi saluto”. L’allenatore rassegna le dimissioni, subentra Carlo Ancelotti. La Juventus conclude la stagione al settimo posto.
Le difficoltà dei primi anni ’10: gli esoneri di Ranieri e Ferrara
Balzo alla Juventus del ritorno in Serie A post-Calciopoli. Dopo una prima stagione con la qualificazione alla Champions League, il secondo anno di Claudio Ranieri in bianconero non va per il meglio. A sole due giornate dal termine la società decide di sollevare il tecnico dall’incarico e di affidare la panchina a Ciro Ferrara, che chiude al secondo posto il campionato. Confermato nell’anno successivo, l’allenatore napoletano, dopo un buon avvio, raccoglie una serie di risultati deludenti, non riuscendo mai a svoltare la stagione. Al suo posto arriva Alberto Zaccheroni. I bianconeri chiudono settimi.
La fine dell’era Allegri
Finale di Coppa Italia, 15 maggio 2024. Massimiliano Allegri porta la Juventus alla vittoria di un trofeo che mancava da ormai tre anni. Tuttavia, il rendimento della squadra e “taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta”, portano Giuntoli ad affidare l’incarico a Paolo Montero, tecnico della Next Gen.