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Juventus: il capolavoro di Allegri

IL TECNICO BIANCONERO, IN QUESTA STAGIONE SOPRATTUTTO, HA IMPRESSO IL SUO MARCHIO, FIGLIO DELL’EMERGENZA E DEL BUON SENSO

Se si guarda la classifica del campionato e i risultati nelle coppe, facile pensare che il cammino della Juve di questa stagione sia stato caratterizzato da tratti prevalentemente asfaltati di fresco.

Un vantaggio netto sulle inseguitrici, con le loro velleità ancorate ai “se..” e ai “ma…” tipici di chi si aggrappa alla polemica per tentare di nasconderne i demeriti. La Lazio, in forma strepitosa, da battere in una finale di Coppa Italia dai contenuti tecnici importanti, fra le due squadre più complete del nostro calcio.

E poi c’è Cardiff, che rieccheggia palpiti rugbistici, e ci vorrà una Juve con quel marchio per imprimere il suo nome nell’albo d’oro della Coppa dei Campioni, per la terza volta nella sua storia. Di fronte avrà un Real non certo recalcitrante al ruolo di favorito (come sempre…), ricco di qualità ma che ha dimostrato, seppur sul velluto, di saper battagliare alla grande.

Ma spesso, al di là dei gol di Higuaìn, delle geometrie di Pjanic e delle rifiniture di Dybala, non si ha evidenziato il grande apporto dato da Allegri a questa squadra, soprattutto nei momenti di maggior emergenza.

Emergenza dite voi? Ebbene sì, poichè il cammino della Goeuba è stato meno agevole del solito, e spesso le mulattiere polverose hanno tratteggiato il percorso di una Juve che ha saputo trarre il massimo da ogni risorsa. La sconfitta di Marassi contro il Genoa sembrava un campanello d’allarme, mettendo addirittura in dubbio la capacità dei bianconeri di reggere le pressioni del doppio impegno. L’infortunio al perone di Dani Alves, fin lì presenza puramente ornamentale, è stata la classica mazzata supplementare.

Poi è arrivato il ko di Firenze, e da lì Allegri ha cambiato registro. Modulo diverso, difesa a quattro, ma senza scalfirne qualità e incisività. Il Mandzukic esterno offensivo, che in autunno paventava addirittura il desiderio di cambiare aria, è stato un colpo di genio, pari a quel Samuel Eto’o che Mourinho mise sulla destra per non pestare i piedi a Milito. Il camerunese accettò, il croato idem, e sappiamo benissimo come andò sette anni fa dalle parti di Milano…

Dybala, meno ansioso di cercare il gol, sta completando il suo cammino che dovrebbe traghettarlo verso quella dimensione del fuoriclasse che gli calza a pennello. Dietro Higuaìn ha trovato una casella a lui congeniale, e anche in trasferta il suo rendimento è migliorato, perchè gli permette di giocare a tutto campo senza intaccarne il genio e la concretezza.

Poi, ovviamente, ci sono i valori aggiunti di questo finale di stagione. Dani Alves, che prima dell’infortunio sembrava essere venuto a Torino a svernare – per un brasiliano proveniente da Barcellona sinceramente può apparire un paradosso – attualmente è l’uomo in più di Allegri, bravo a toccarne le corde giuste facendo leva su esperienza, classe e orgoglio. Alves può giostrare da esterno offensivo, come se fosse un regista in più ma dirottato alla periferia del campo. Ma anche come mezz’ala garantisce una certa resa, pur non sprigionando i cavalli come un tempo.

Il Real che stasera dovrebbe mettere la ceralacca sulla pratica – Cardiff è l’avversario ideale per entrare nella storia. Rispetto a due anni fa, questa Juve è più forte in attacco ma inferiore a centrocampo, per classe e fisicità. Ma in quanto a consapevolezza, siamo ben tre passi avanti. A Berlino i bianconeri ci sono arrivati senza porsi la finale come obbiettivo primario, quest’anno la cornice del Millennium era già da Agosto nelle menti dei giocatori. E questo sicuramente influirà anche nella preparazione mentale della partita.

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