La Juventus ai piedi del suo “pianista”
Trentadue milioni di euro sono una bella cifra, in qualsiasi ambito. Nel calcio, con questa cifra una squadra si può portare a casa un giocatore di buonissima qualità che, se impiegato con dovizia e raziocinio, può farle fare il salto di qualità.
Lo scorso 13 giugno la Juventus ha investito tale somma per portare sotto la Mole uno dei giocatori più tecnici e forti della nostra Serie A, Miralem Pjanić. Dopo cinque stagioni (e trenta reti), il centrocampista bosniaco ha lasciato la Roma per approdare alla corte della Vecchia Signora: un acquisto di spessore che andava ad unirsi a quelli di Dani Alves, Benatia, Pjaca, il prestito di Cuadrado e la “ciliegina” Higuain.
Pjanić non lo si scopre oggi: centrocampista interno come trequartista, un piede destro d’oro da cui partono giocate intelligenti, assist al bacio per il compagno di turno e punizioni di pregevole fattura. E proprio le punizioni sono il suo marchio di fabbrica: chiedere a Donnarumma, ma anche a Buffon che la stagione scorsa non si mosse e vide entrare la palla calciata dall’ex numero 15 giallorosso sotto la “Sud” dell’Olimpico.
Non appena è stato annunciato l’arrivo del bosniaco (cresciuto per “motivi” di guerra civile in Lussemburgo), tutti hanno detto: sesto scudetto di fila, terza Tim Cup e almeno semifinale di Champions League, se non finale, per la Vecchia Signora.
Eppure Pjanić ha impiegato un po’ ad entrare nei meccanismi di questa Juventus. Il motivo? La sua collocazione in campo. Se negli ultimi cinque anni il centrocampo della Juventus è stato uno dei migliori d’Europa, la cessione estiva di Pogba (e alcuni altri giocatori in rosa tecnicamente non come il francese) ha “impoverito” il centrocampo bianconero e Allegri ha avuto sempre vita difficile fra errori, infortuni e…la posizione di Pjanić. Fino a metà dicembre, il numero 5 bianconero è stato poco determinante nonostante le reti e gli assist fatti perché da uno come lui ci si aspettava di più. Tutti a mugugnare nel pensare che la Juve avesse speso male i soldi della clausola di rescissione per un giocatore che si pensava fosse più determinante. Anzi, a cavallo tra Natale e l’inizio dell’anno si vociferava anche di una sua clamorosa cessione all’Arsenal.
Ma non era solo lui ad andare male, ma anche la squadra che non ingranava, gli infortuni erano all’ordine del giorno, il gioco latitava e le avversarie hanno sfruttato i (pochi) passi falsi di Buffon e soci per avvicinarsi al loro primo posto in classifica.
Ma Massimiliano Allegri, si sa, non è uno sprovveduto. Avrà magari alcuni “limiti”, ma quando capisce che le cose non vanno sa che deve cambiare registro. E ha deciso di cambiare: da inizio mese le prestazioni di Miralem Pjanić sono state molto positive grazie anche al nuovo schema usato dall’undici bianconero: dall’iniziale 3-5-2 si è passati a giocare contro Bologna, Atalanta (in Coppa Italia) e Fiorentina con il 4-3-1-2 per poi affrontare le ultime tre partite (contro Lazio e Sassuolo in campionato, Milan in Coppa Italia) con un 4-2-3-1 sfoderando l’artiglieria pesante. E per “artiglieria pesante” si intende dal 1′ contemporaneamente Higuain, Mandzukic, Cuadrado, Dybale e Pjanić.
La domanda è: perché Allegri ha impiegato così tanto a capire che la Juventus migliore è da 4-2-3-1? E soprattutto, ci volevano più di venti partite per capire che quella era la posizione perfetta per Pjanić? Le risposte sono: a) sbagliando si impara b) ricordarsi i primi sei mesi alla Juventus di Platini, Zidane e Nedved e poi vedere i loro risultati. Ecco Pjanić non è nessuno dei tre bianconeri del passato, ma è un giocatore intelligente, forte e che sa il fatto suo.
A oggi il “pianista” ha realizzato cinque gol in campionato (due su punizione), uno in Champions League e due consecutivi in Coppa Italia, con la “pennellata” che ha trafitto Donnarumma. E rispetto alla scorsa stagione, a questo punto della stagione, ha segnato solo un gol in meno.
E con un Higuain che segna con regolarità, un Dybala tornato “joya” (prossimo al rinnovo, ma che si spera non ripeta più il “gesto” di Reggio Emilia), un Cuadrado che fa quello che vuole (anche sul colombiano sarebbe da aprire una grande parentesi per il contributo che sta dando alla causa), un Khedira efficace e già con quattro gol (e due assist) all’attivo, ecco unirsi il (fu) criticato Miralem Pjanić che sembra essere tornato quello determinante delle stagioni sotto al Colosseo.
I tifosi bianconeri possono sognare tra due guanciali e pensare al difficile ed impegnativo match di domenica sera contro l’Inter con più serenità. Oltre al fatto di giocare poi sul velluto contro Crotone (recupero del match rinviato per la Supercoppa italiana), Cagliari al “Sant’Elia” e Palermo in casa per poi tuffarsi nell’atmosfera della Champions League contro il Porto con più serenità di quanta non ne aveva al momento del sorteggio. Anche se queste ultime quattro partite non dovranno minimamente essere prese sotto gamba.
La stagione calcistica sta entrando nel vivo e siamo sicuri che Miralem Pjanić continuerà a suonare il piano. Con il suo piede destro, come sa fare lui.