Una carriera tinta di blues
Certe notizie i tifosi, e gli amanti del calcio, non vorrebbero mai sentirle ma queste purtroppo fanno parte dello “show”: l’addio di un giocatore. I tifosi del Chelsea, a fine campionato, diranno addio a John Terry che ha deciso domenica di salutare per sempre la squadra londinese. Entrato a Stamford Brigde a quattordici anni, se ne andrà a 36 e mezzo.
Con l’addio del suo storico capitano (prima fascia datata 5 dicembre 2001), il Chelsea perderà un grande giocatore ed un grande professionista, qualche volta di troppo salito alla ribalta delle cronache (dall’arresto del padre per spaccio alla relazione extraconiugale con la ex compagna del suo ex compagno di squadra e testimone di nozze Wayne Bridge, alle accuse di razzismo mossegli contro Anton Ferdinand e che gli costarono la fascia di capitano dell’Inghilterra), ma un uomo che ha tatuato nel cuore (e nella mente) quella maglia che ha indossato dal 1995 a oggi, vincendo il vincibile e rendendo quel Chelsea che a malapena lottava per un posto in Europa una realtà del calcio inglese, europeo e mondiale.
A fine stagione John Terry non si ritirerà dal calcio ma lascerà solo il Chelsea. Un addio con qualche polemica, ma le polemiche nel mondo del calcio piacciono. I tifosi blues danno la colpa del suo addio a coach Antonio Conte, “reo” di averlo finora schierato solo undici volte fra campionato (cinque caps) e coppe nazionali, per un totale a oggi di 786′. Il giocatore ha subito un infortunio ad inizio stagione e il tecnico salentino ha cambiato modulo alla squadra, ma 366′ giocati in Premier sono davvero una miseria per uno che ha dedicato tutta la carriera alla causa dei blues.
Terry è stato la fortuna di molti allenatori (Ranieri, Mourinho, Hiddink, Ancelotti), ma un problema per altri (Grant, Scolari, Conte) ma è stato con l’arrivo dello “Special one” (uno cui Terry deve molto, ma a cui anche Mourinho deve altrettanto) che “JT” si è posto come uno dei migliori difensori centrali del calcio inglese degli anni Duemila. Se in Nazionale i successi non sono mai arrivati (nonostante le 78 presenze, le sei reti segnate e le partecipazioni a due Europei e a due Campionati del Mondo), a Stamford Bridge ha contribuito a vincere quattro Premier League, cinque FA Cup, tre Coppe di Lega, due Community Shield, una Supercoppa UEFA, una Champions League e una Europa League.
La carriera del Terry calciatore ha avuto un momento negativo la sera del 21 maggio 2008, giorno della finale di Champions League. Per la prima volta, il Chelsea raggiunse la finale della coppa più importante e l’avversario era il Manchester United nel primo derby inglese nell’ultimo atto della “coppa dalle grandi orecchie”. Il punteggio era di 1-1 al 90′ e così rimase fino al termine dei tempi supplementari: rigori. La serata era uggiosa ed il campo del “Lužniki” di Mosca non era in perfette condizioni. Terry sbagliò il rigore (praticamente) decisivo dopo l’errore di Cristiano Ronaldo: il numero 26 nel calciare scivolò grossolanamente e la palla andò a schiantarsi sul palo. A sbagliare l’ultimo rigore ci pensò Anelka: coppa allo United, lacrime per il Chelsea, con i compagni ad incoraggiare il loro capitano distrutto per l’errore commesso. Da agli errori si può solo crescere e in Europa Terry vinse la Champions League (non era però in campo contro il Bayern Monaco perché squalificato) e l’Europa League pochi anni dopo (2012 la prima, 2013 la seconda).
Ne ha fatta di strada il ragazzo londinese che debuttò in prima squadra nel 1998 (con una breve parentesi breve al Nottingham Forrest) e che è entrato nel cuore dei tifosi blues che in questi ultimi anni hanno visto gli addii di giocatori simbolo come Petr Cech, Didier Drogba e Frank Lampard.
La prossima tappa della carriera di “JT” è ancora incerta, tra un’avventura in MLS o negli Emirati Arabi. Sicuramente non tornerà sui suoi passi, per la disperazione dei suoi vecchi tifosi e per la gioia dei suoi nuovi supporter che vedranno ancora giocare il forte difensore centrale classe 1980 per qualche altro anno.
Dal 1° luglio per il Chelsea si aprirà un nuovo ciclo ma il calcio, come la canzone dei Queen, “must go on” e il nome “John Terry” rimarrà per sempre nella memoria di tutti.