Italiani da esportazione

Ancelotti

Cosa succede agli italiani di Premier, Ligue 1 e Bundesliga”

Mettiamo da parte sfoghi di pancia, comprensibili nella sostanza, come quello di Muntari dopo l’ennesimo episodio di razzismo. Censuriamo la reazione spropositata della Gradinata Nord nei confronti di un Genoa bisognoso più che mai di sostegno in un momento così delicato della stagione. Per non parlare di un Orsato – e del giudice di linea ovviamente – a dir poco rivedibile, ancora una volta in un mtach di cartello, pur essendo quotatissimo per la nomenklatura dei fischietti italiani.
Spostiamoci Oltralpe per renderci orgogliosi della nostra cultura pallonara, che esportiamo con protagonisti che ci fanno meno vergognare delle carenze di casa nostra.

Citiamo tre protagonisti dell’ultimo weekend, che stanno scandendo da Settembre i ritmi dei loro rispettivi campionati, ovvero Carlo Ancelotti, Antonio Conte e Mario Balotelli.

Sor Carletto da Reggiolo si è laureato anche in Germania, unico nella storia del Gioco ad aver conseguito il lauro in tutte le principali università pallonare europee, e il successo in Baviera rende consolatorie le ultime settimane, dove il Bayern è uscito malamente sia dalla Coppa dei Campioni che dalla Coppa di Germania. Il tennistico blitz di Wolfsburg rende vane le speranze del Lipsia, votata come la squadra più impopolare del Paese, ma comunque in grado di far venire un po’ di tremoni a Robben e compagni. Ancelotti ha di fatto portato avanti il Verbo, introdotto da Van Gaal, sviluppato da Heynckes e istituzionalizzato da Guardiola. La continuità filosofica intrapresa dai bavaresi simboleggia questa inversione di tendenza, che è anche teutonica oltretutto, dove alla solidità si è unita anche la grande qualità nello sviluppo della manovra.

Se Ancelotti ride, Conte è in estasi. Nella perfida Albione un altro cameriere ha prevalso in Premier, un anno dopo Claudio Ranieri con il Leicester dei miracoli. Il Chelsea, con un Kantè in più – prelevato proprio dalle Foxes – ha scandito l’andatura in campionato da Novembre in poi, ridimensionando l’arrogante City del Pep che era partito in tromba per poi gettare la maschera. E sì che la squadra è in sostanza, negli interpreti, la stessa dell’anno passato, che con Mourinho è stata a dir poco lacunosa. Inserendo il marchio di fabbrica della difesa a tre, ha reso David Luiz addirittura credibile nel ruolo di centrale, se affiancato da due pretoriani di livello che ne permettono gli slanci offensivi. Moses è stato reinventato ala destra, Hazard ha fatto un salto di qualità forse definitivo. Unico neo, la stagione con più ombre che luci di Fabregas, uno dei pochi a non seguirne i ritmi veritiginosi. Perchè Conte è un fiume in piena, e se ne sono accorti Zhang e tutto il suo entourage, che difatti vorrebbero corteggiarlo per poi blandirlo di nerazzurro.

Infine, Supermario, che viaggia in doppia cifra in Ligue 1 pur centellinandone l’impegno. Al netto delle solite baruffe comportamentali e dialettiche, Balotelli ha rivestito un ruolo importante per le fortune del Nizza. Logico che il lavoro di Favre, grande artigiano in panchina, e la qualità di alcuni giocatori come Eysseric e Pléa abbiano fatto la differenza. Se Balo si mette in testa, alla bella età di 27 anni, che può ancora essere un fattore, allora la percentuale dei rimpianti in rapporto alle soddisfazioni che ha saputo regalare tenderebbe a diminuire.