L’Italia si qualifica per gli Europei, ma quanta fatica
Finalmente! Ce l’abbiamo fatta! Ci siamo anche noi! Avanti tutta! Dall’Azzurro tenebra all’azzurro tenue in meno di 12 mesi; da Wembley a Berlino (speriamo…) passando da un altro mondiale saltato e un europeo vinto; dall’abbandono estivo di Mancini alla richiesta d’aiuto della Federazione raccolta da Spalletti, allenatore del momento in quanto fresco tricolore col Napoli.
Ripartenza, rivincita, risalita, rinascita; chi più ne ha più ne metta. Ma, come scriveva qualcuno certamente più bravo di noi, fu vera gloria?
In fondo il tecnico di Certaldo, al quale va dato atto di aver preso al balzo una patata preziosa quanto bollente, nelle sue sei gare da CT ha vinto con Ucraina, Macedonia e Malta, non proprio l’élite del calcio mondiale, perdendo nettamente con l’Inghilterra, unica big incrociata, e pareggiando con le stesse Macedonia e Ucraina. Bene ma non benissimo.
Anche ieri sera la tanto agognata qualificazione è giunta al termine di una partita sofferta, giocata benino per oltre un’ora e poi condotta al minimo sindacale, fino al brivido finale quando sarebbe bastato un fischio. che per fortuna non è arrivato, per mandare tutto all’aria, spedendoci verso un altro ennesimo spareggio, un’altra ennesima sfida di quelle da dentro o fuori che ultimamente non ci hanno affatto sorriso.
Spalletti promosso nonostante qualche battuta a vuoto
Ma in fondo a Spalletti si chiedeva di agganciare l’ultimo vagone europeo senza passare dalle forche caudine dello spareggio e magari iniziare un lavoro di ricostruzione di una rosa uscita malconcia dall’eliminazione mondiale ma ancora infarcita di elementi reduci dalla vittoriosa campagna inglese del 2021, possibilmente attraverso un gioco più coinvolgente e propositivo rispetto alle ultime uscite sbiadite. E lui. In fondo, ha centrato l’”impresa”, senza incantare ne deludere, rivitalizzando l’amor patrio azzurro e riaccendendo un po’ d’entusiasmo attorno ad una rappresentativa sempre più schiacciata dagli interessi dei club, dagli impegni ravvicinati di un calendario spesso assurdo e fuori controllo. Ora inizia però il suo vero lavoro: modellare il gruppo che a giugno dovrà difendere quel titolo strappato ai pronostici avversi tre anni fa, e non sarà semplice, a partire dal girone iniziale che si prospetta complicato, nonostante la nostra buona nona posizione nel ranking mondiale (settima se escludiamo Argentina e Brasile), nonostante siamo i campioni in carica, fino a prova contraria.
Italia a Germania 2024: su chi punterà Spalletti
Il materiale a disposizione di Spalletti è buono ma non eccelso; la perdita di Tonali (e Fagioli) ci priva di un elemento in crescita e di assoluto valore in mezzo al campo, settore nel quale tuttavia Frattesi, Barella, il ripescato Jorginho (purché stia lontano dal dischetto), l’esperto Bonaventura ed il neofita Colpani sembrano poter assicurare solidità e fantasia, in attesa magari di poter ripescare Lorenzo Pellegrini e Locatelli o lanciare Rovella; dietro siamo ben coperti tra i pali dove oltre a Donnarumma ci sono i vari Meret, Vicario e Provedel in caso di necessità. La batteria dei centrali composta dai vari Bastoni, Scalvini, Acerbi, Buongiorno, Gatti e Mancini e dai laterali Di Lorenzo, Dimarco, Biraghi, Spinazzola, Darmian e Lazzari non presenta fuoriclasse assoluti ma tutti elementi di provata solidità e garanzia.
In avanti il dilemma: Immobile o no al centro dell’attacco?
Il vero dilemma è ancora in attacco. Ciro Immobile, per quanto in nazionale trovi più critiche che elogi e difficilmente si sia espresso su livelli almeno simili a quelli dei migliori anni laziali, non ha ancora un surrogato all’altezza. Sugli esterni Berardi, Chiesa, El Shaarawy, lo splendido Politano di questo periodo, gli stessi Zaniolo e Zaccagni, pur con i loro alti e bassi evidenti, potrebbero comunque assicurare strappi importanti e reti determinati se “pescati” nei loro momenti di forma migliore, ma li davanti l’enigma non è ancora risolto, e salvo sorpresissime dell’ultim’ora, per il momento non facilmente ipotizzabili (Colombo?), non si vede luce. Raspadori è un ottima seconda punta ma non può fungere da fulcro centrale, a meno che non si modifichi nettamente l’impostazione del gioco, Scamacca e Kean presentano ancora limiti piuttosto evidenti e peccano anche di continuità d’impiego, sia per scelte tattiche dei loro allenatori nei club sia per ricorrenti infortuni. Retegui che ben impressionò all’esordio e non sta facendo male nel Genoa, potrebbe alla lunga rappresentare la vera alternativa al 17 laziale ma pare comunque difficile rinunciare a cuor leggero al capitano (finora quasi sempre non giocatore) nominato dallo stesso Spalletti all’indomani del suo insediamento, augurandoci che da qui all’inizio degli Europei ritrovi lo smalto in parte perduto.
Per ora insomma non sono tutte rose e fiori, ma il “giardiniere” chiamato a curarne la crescita ci sembra decisamente quello più giusto…